Missionario thailandese in Cambogia: “motivi economici e politici alimentano la guerra al confine; preghiamo per la pace”

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Bangkok – Gli scontri al confine fra Thailandia e Cambogia sono proseguiti per il secondo giorno consecutivo ieri, con colpi d’artiglieria esplosi dalle forze armate dei due Paesi. Scontri si registrano nelle province di Ubon Ratchathani e Surin, mentre sono circa 140 mila gli sfollati interni, fuggiti dalle aree di confine,  sul lato  thailandese e 40mila da parte cambogiana. Resta alta la  tensione tra le due nazioni , che hanno chiuso le frontiere  e declassato le loro relazioni diplomatiche.

“In questa vicenda, al di là delle rivendicazioni territoriali, sembra proprio che nello scontro fra Thailandia  e Cambogia pesino ragioni politiche, ragioni legate al potere. Oggi vediamo anche che i social media sono un fattore e un ambiente che sta rinfocolando odio, ostilità e nazionalismo, influenzando l’opinione pubblica, in entrambi i paesi. Noi, come comunità cattolica non prendiamo le parti di nessuno ma siamo solo da parte della pace”: è quanto dice all’Agenzia vaticana Fides padre Paul Chatsirey Roeung, missionario thailandese che vive e lavora in Cambogia, nel Vicariato apostolico di Phnom Penh.  

Il religioso, che appartiene alla Thai Mission Society ed è Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie in Cambogia,  fa parte del  gruppo di circa 12 missionari thailandesi, tra  religiosi e suore , che svolgono servizio pastorale al di là del confine. “Come missionari thailandesi, siamo impegnati nelle parrocchie, in scuole e opere sociali, svolgiamo nostra  missione, dunque la gente ci conosce e non abbiamo rilevato alcun episodio di ostilità. Ma devo dire che siamo  preoccupati per come si sta evolvendo la situazione, con l’escalation di scontri  militari e il flusso di sfollati che si ingrossa”, dice.

Il missionario espone all’Agenzia Fides la sua analisi: “la questione generale appare abbastanza complessa, vi si intrecciano diverse ragioni. Da un lato c’è la antica rivendicazione  territoriale: le due nazioni  seguono, per i confini, mappe differenti per i confini, lo status era  congelata con la creazione della ‘free zone’, area interdetta alla presenza militare. La  sovranità del noto tempio di Preah Vihear, conteso per decenni,  è stata assegnata dal 1962 alla Cambogia e  confermata  da una sentenza della Corte internazionale di giustizia dell’Aja”.

Prosegue p.  Paul Chatsirey: “vanno considerati, poi, gli interessi economici, come lo  sfruttamento di giacimenti di petrolio e di gas presenti nel golfo del Siam, ma anche la questione legata alla nascita e gestione delle cosiddette ‘città della truffa’ e dei casinò lungo la frontiera. In tali questioni si giocano i rapporti politici e affaristici  tra due famiglie storicamente alleate, in Cambogia quella degli Hun  e in Thailandia gli  Shinawatra  che hanno espresso la leadership dei due paesi. Tutti questi elementi vanno considerati nel quadro delle ragioni che alimentano il conflitto”.

Conclude il missionario: “auspichiamo  la fine delle ostilità e l’intervento di una mediazione internazionale. Come cattolici preghiamo per la pace: in Cambogia abbiamo sensibilizzato le comunità parrocchiali e i nostri giovani. Vogliamo ricordare le parole di Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo II: la pace è l’unica strada e l’unico bene che desideriamo e per cui ci impegniamo fortemente”.

[Fonte: Fides; Foto: Pagine Esteri]