Ucraina: sottomarini, sanzioni e diplomazia last minute

Continua la guerra dei droni tra Russia e Ucraina. Per il Cremlino “sul nucleare bisogna parlare con cautela” ma Trump replica: “Sanzioni se Putin non rispetta l’ultimatum”. Questo il focus dell’ISPI.
A pochi giorni dalla scadenza dell’ultimatum di Trump per un cessate il fuoco tra Russia e Ucraina, la tensione resta alta. Mosca ha invitato alla “cautela” sulle questioni nucleari e ritiene che “tutti debbano essere prudenti su questo tema”. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha usato toni concilianti dopo che il presidente Donald Trump aveva deciso, nel fine settimana, di inviare due sottomarini nucleari in aree “più vicine” alla Russia. La decisione era seguita in risposta a quelle che la Casa Bianca ha definito “dichiarazioni altamente provocatorie” dell’ex presidente russo Dmitry Medvedev che aveva affermato che gli Stati Uniti dovrebbero ricordare che Mosca dispone di capacità di attacco nucleare. La sua dichiarazione è arrivata dopo che Trump, la scorsa settimana, aveva minacciato nuove sanzioni economiche contro la Russia e aveva invitato Medvedev a “misurare le parole”. Eppure, mentre gli Stati Uniti mostrano una posizione sempre più dura contro la condotta bellica russa, sia Mosca che Kiev continuano a intensificare le operazioni militari sul campo: l’esercito russo ha attaccato la regione di Khmelnytskyi, nell’Ucraina occidentale, con missili ipersonici Kinzhal: lo riporta Ukrainska Pravda secondo cui l’allarme era scattato su tutto il territorio in seguito al decollo in Russia di un caccia MiG-31K e successivamente l’Aeronautica militare di Kiev aveva segnalato la presenza di missili ipersonici nello spazio aereo del Paese. In territorio russo invece le difese aeree hanno respinto un massiccio attacco di droni nella regione meridionale russa di Volgograd. La caduta di detriti ha causato un incendio nella stazione ferroviaria di Archeda, nella città di Frolovo oltre a ritardi e cancellazioni dei treni nella regione. La direzione regionale delle Ferrovie Russe fanno sapere che si sta facendo tutto il possibile per ripristinare il traffico ferroviario il prima possibile.
Diplomazia al lavoro?
Segnali di possibile apertura arrivano dai contatti in corso tra la leadership russa e l’inviato speciale americano Steve Witkoff, nominato da Donald Trump per cercare una via negoziale al conflitto. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha definito questi colloqui “importanti, significativi e molto utili”, sottolineando che Mosca è pronta ad ascoltare le proposte americane. Secondo quanto riferito dal presidente Trump ai giornalisti, Witkoff sarà a Mosca mercoledì o giovedì per sondare la disponibilità del governo russo ad accettare una proposta di cessate il fuoco entro la scadenza fissata per venerdì. “Se la Russia non accetterà, scatteranno nuove sanzioni”, ha dichiarato Trump prima di lasciare il suo resort di Bedminster per fare ritorno alla Casa Bianca. Il presidente ha poi aggiunto: “Ma sembrano piuttosto bravi a evitarle. Sapete, sono tipi astuti, sanno come aggirare le sanzioni, quindi vedremo cosa succederà”. L’invio dell’inviato speciale è l’ultima mossa di una strategia americana che alterna pressioni militari, minacce economiche e aperture diplomatiche nel tentativo di indurre Mosca al tavolo delle trattative.
Scontro sul petrolio?
Mentre sul terreno prosegue l’escalation militare, gli Stati Uniti cercano di stringere la morsa attorno alla Russia anche sul piano economico, colpendo i suoi principali partner commerciali. Il consigliere di Trump, Stephen Miller, ha dichiarato che “non è accettabile” che l’India continui a finanziare la guerra russa acquistandone il petrolio. La Casa Bianca ha minacciato sanzioni contro gli importatori di greggio russo e ha giustificato l’imposizione di un dazio del 25% sulle importazioni indiane — superiore a quella prevista per altri partner commerciali — proprio con il continuo commercio tra Nuova Delhi e Mosca. Nonostante le speranze espresse da funzionari indiani di negoziare un abbassamento dei dazi, nel fine settimana l’India non ha mostrato alcuna intenzione di interrompere gli acquisti. Anche la Cina, altro grande acquirente, ha fatto sapere che non sospenderà le importazioni. Secondo fonti riportate da Reuters, Nuova Delhi intende continuare a comprare petrolio russo, mentre l’ambasciata indiana a Washington non ha rilasciato commenti. Le parole di Miller rappresentano una delle critiche più dure mosse dall’amministrazione Trump contro un alleato chiave nell’Indo-Pacifico. Il presidente ha anche minacciato dazi fino al 100% sulle importazioni da quei Paesi che continueranno a fare affari energetici con Mosca, a meno che la Russia non accetti un’intesa di pace con l’Ucraina.
Corsa contro il tempo?
Nel frattempo, l’Ucraina alza il livello della pressione diplomatica sugli alleati. Il presidente Volodymyr Zelensky ha pubblicato un video che documenta gli attacchi russi con droni contro le squadre di soccorso e il personale medico accorso per assistere i feriti nei raid precedenti. “È lo schema ormai abituale in ogni città o villaggio colpito: l’esercito russo attacca chiunque, anche chi prova a salvare vite. Uccidono tutto ciò che è vivo”, ha denunciato Zelensky. Il presidente ha rivolto un appello urgente alla comunità internazionale, chiedendo un’immediata intensificazione delle pressioni economiche su Mosca: “Il mondo ha abbastanza potere per fermare tutto questo e proteggere le persone. Ma servono decisioni forti, ora”. Zelensky ha invocato sanzioni secondarie più estese sul commercio energetico russo, un blocco deciso delle operazioni finanziarie delle banche russe e una piena attuazione degli accordi di cooperazione militare già firmati con i partner occidentali. “Ogni giorno di ritardo si traduce nella perdita del nostro popolo”, ha concluso. Un messaggio chiaro e accorato, rivolto soprattutto a Washington e Bruxelles, mentre la guerra dei droni continua ad alimentare il bilancio delle vittime.
Il commento di Eleonora Tafuro Ambrosetti, Osservatorio Russia, Caucaso e Asia Centrale ISPI
“Putin reagisce all’ultimatum di Trump e all’imminente visita di Witkoff con ostentata calma e una chiara indisponibilità al compromesso. È proprio questo atteggiamento, già causa dell’irritazione americana, ad aver spinto Trump a ridurre drasticamente la durata dell’ultimatum: da Mosca, toni cortesi ma nessuna apertura concreta per fermare il conflitto. Se ormai gli Stati Uniti prendono sempre meno sul serio il “commitment” russo, è altrettanto evidente che Putin e l’establishment del Cremlino non considerano realmente credibili le minacce americane. A giudicare dalle dichiarazioni ufficiali e dalla retorica dei media statali, Trump incute ancora troppo poca paura perché il Cremlino senta il bisogno di cambiare rotta in Ucraina”.
[Fonte e Foto: ISPI]