“Netanyahu ha deciso, occuperà Gaza. Con l’ok di Trump”

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“Libererà gli ostaggi”. Il governo silura la procuratrice generale. Il servizio di Silvana Logozzo per l’ANSA.

TEL AVIV, 04 AGO – All’ora del telegiornale, le otto di sera in Israele, il notiziario più seguito del Paese annuncia che una ‘fonte importante’ dell’ufficio del premier ha rivelato: “La decisione è stata presa. Occuperemo la Striscia di Gaza. Hamas non rilascerà altri ostaggi senza una resa totale, e noi non ci arrenderemo. Se non agiamo ora, i rapiti moriranno di fame, la Striscia resterà sotto il controllo dei terroristi. Ci saranno operazioni anche nelle aree dove si trovano ostaggi”.

Nulla di ufficiale per il momento, ma la fuga di notizie evidentemente è stata approvata ai più alti livelli. Ynet aggiunge che Benyamin Netanyahu ha avuto il via libera da Donald Trump per lanciare “un’operazione contro Hamas”. Dopo la visita dell’inviato speciale Steve Witkoff nel fine settimana, “Washington e Gerusalemme hanno convenuto che l’organizzazione terroristica non vuole un accordo”.

Dura la risposta preventiva dell’entourage del premier alla posizione del capo di stato maggiore Eyal Zamir, che ha informato nei giorni scorsi il gabinetto delle difficoltà di un’operazione di conquista dell’enclave: “Ci vorrebbero anni”, ha detto. “Se al capo di stato maggiore non va bene, che si dimetta”, ha fatto sapere la fonte del leak. Ai commentatori tuttavia non sfugge che l’ultimo atto di questa vicenda possa essere una tattica negoziale per aumentare la pressione su Hamas. Che da parte sua, dicono gli analisti, “non ha più nulla da perdere”.

Ora il premier, che intanto ha sentito telefonicamente Vladimir Putin per la seconda volta in una settimana, dovrebbe portare una proposta formale al gabinetto di sicurezza, ordinando all’Idf di conquistare la Striscia, sconfiggere Hamas e liberare gli ostaggi, poiché appare chiaro dopo la stallo dei colloqui che dura da settimane e le ultime dichiarazioni rilasciate dal gruppo fondamentalista che i negoziati non portano da nessuna parte. L’azione militare deve essere sembrata al governo israeliano quanto alla Casa Bianca l’unica opzione rimasta.

Lo scontro tra i vertici politici e quelli militari su come procedere nella Striscia è uno scoglio per l’esecutivo: mentre i ministri dell’ultradestra messianica spingono per conquistare l’enclave e reinsediarsi come due secoli fa, quando a Gaza c’era una delle più prestigiose scuole talmudiche, Tsahal sa che sul terreno le cose vanno diversamente. I soldati non affrontano audaci miliziani disposti a tutto, operazioni di guerriglia, esplosivi nascosti ovunque. Il nemico questa volta è addirittura più motivato di Israele: o il potere o il martirio.

Non solo: i soldati israeliani combattono da quasi due anni, con l’intermezzo in Libano, arrivando fino a 10-12 richiami consecutivi. Per i generali la vittoria non è a un passo. Netanyahu poi ha garantito agli Usa che consentirà il passaggio di aiuti umanitari in misura crescente per i civili.

Mettere insieme operazioni militari e tir di prodotti alimentari non sarà impresa facile. Mentre cresce il tumulto in Israele dopo i video dei due ostaggi ventenni, Evyatar David e Rom Breslavski, ridotti pelle e ossa, “con metà del loro peso corporeo rispetto al momento del rapimento”, hanno detto gli esperti.

Croce Rossa internazionale e Oms hanno lanciato un forte appello: “Siamo sconvolti dai filmati, gli ostaggi sono in condizioni degradanti. Chiediamo il loro rilascio immediato e incondizionato, evitate tutte le forme di esposizione che li umiliano”, ha dichiarato la Cri. “Gli ostaggi devono avere accesso a cibo e cure mediche”, ha aggiunto il direttore generale dell’Oms Tedros Ghebreyesus. Il ministro degli Esteri Gideon Sa’ar è partito per New York dove martedì l’Onu terrà una sessione speciale sui rapiti.

Il governo israeliano, intanto, ha votato all’unanimità il siluramento della procuratrice generale Gali Baharav-Miara dopo un lungo braccio di ferro con il primo ministro, anche legato al caso delle tangenti dal Qatar che ha coinvolto l’entourage di Bibi. Ma la decisione è stata immediatamente sospesa dalla Corte Suprema in attesa dell’iter dei ricorsi presentati dal partito di opposizione Yesh Atid e alcune Ong.

Decine di ex capi del Mossad, dello Shin Bet e dell’Idf – tanti di loro hanno fatto la storia di Israele – hanno chiesto in un video la fine della guerra mentre la Bbc rilancia una lettera che 600 ex funzionari israeliani della sicurezza hanno scritto a Trump chiedendo un sostegno per la “fine della guerra”.

L’amministrazione americana, intanto, ha annunciato che negherà gli aiuti federali per le catastrofi naturali agli stati e alle città Usa che – riporta la Reuters citando la Federal Emergency Management Agency – boicottano le aziende israeliane.

[Questo articolo è stato pubblicato ieri dall’ANSA; Foto: Alanews]