Missionario Usa in Asia, “troppo tardi perché i vescovi americani si ribellino contro le politiche disumane di Trump”

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E’ un durissimo atto d’accusa quello che un missionario americano in Asia, padre William Grimm, lancia contro le politiche dell’amministrazione Usa e in particolare contro l’atteggiamento di sostegno, o quanto meno condiscendente, dei vescovi Usa verso Donald Trump. In un editoriale per l’agenzia cattolica asiatica Uca News dal titolo “Too late” (Troppo tardi), padre Grimm, sacerdote e missionario di Maryknoll, originario di New York e dal 1973 in servizio in Giappone, a Hong Kong e in Cambogia, spara a zero contro “la malvagia disfunzionalità del regime”, che non esita a definire “fascista”, le iniziative di impronta “razzista” e “dittatoriale” di Trump, la sostanziale “crudeltà” e “disumanità” delle attuali politiche di governo. E non manca di prendere di mira “i vescovi e almeno un cardinale che in passato hanno adulato Trump” e “sono comprensibilmente reticenti oggi”. Una voce, insomma, non frequente nell’odierno panorama del cattolicesimo a stelle e strisce, e non solo.

“Il presidente Donald Trump e i suoi sostenitori hanno trasformato il governo degli Stati Uniti in un colosso dai tratti mostruosi che usa mezzi crudeli, spesso immorali e illegali, per accumulare potere e proteggere e accrescere la ricchezza di pochi eletti, in particolare Trump stesso”, denuncia senza mezzi termini padre William.

“Programmi sanitari vitali che proteggono milioni di americani poveri sono a rischio – elenca -. Ricercatori che si occupano di malattie, cambiamenti climatici e altre crisi sono stati licenziati. Gli aiuti in caso di calamità naturali, incendi, tempeste e inondazioni sono di per sé un disastro, con tagli al budget e al personale. Gli aiuti alle aree povere del mondo sono stati interrotti senza preavviso, spiegazioni o piani alternativi”.

“Il sistema commerciale mondiale è in subbuglio a causa di dazi applicati in modo capriccioso. Le amicizie e le alleanze internazionali sono minate da cambiamenti politici imprevedibili e da rivendicazioni imperialistiche verso Canada, Groenlandia e Panama”, ricorda padre Grimm, secondo cui “i dipartimenti governativi sono guidati da uomini e donne la cui unica qualifica è una lealtà incrollabile all’ultima svolta del loro leader”.

“La lealtà al leader a discapito della giustizia, dell’attitudine e del buon senso ha sovvertito il Partito Repubblicano – sottolinea -, trasformandolo in una parodia delle dittature europee come la Russia stalinista, dove la lealtà al partito e la sua lealtà al leader prevalgono sulla lealtà alla nazione, per non parlare delle esigenze di giustizia”.

“La malvagia disfunzionalità del regime è più evidente nel modo maldestro e razzista in cui viene gestito il problema dei migranti irregolari”, evidenzia quindi il missionario.

“Anche le nazioni in Europa e altrove affrontano flussi di persone in fuga da violenza, povertà e disastri naturali”, ammette, ma “un approccio razionale e umano alla situazione richiede uno sforzo concertato da parte dei paesi attrattori per migliorare le situazioni che spingono le persone ad abbandonare le proprie case e ad affrontare pericoli, morte e sfruttamento durante i loro viaggi”.

Al contrario, “negli Stati Uniti, questi migranti e rifugiati vengono ora denigrati e radunati con modalità che ricordano quelle della polizia di stato nazista e comunista. Uno dei criteri principali per il sequestro, la detenzione e l’espulsione di persone è di natura razziale, e colpisce principalmente i latinoamericani. I commentatori sottolineano l’ironia del fatto che l’ultima moglie di Trump abbia violato le leggi sull’immigrazione al suo primo arrivo negli Stati Uniti”.

“Oltre 62 milioni di americani si identificano come cattolici e molti di loro hanno sostenuto il trumpismo – afferma padre Grimm -. Tra coloro che hanno promosso questo regime, tacitamente o esplicitamente, ci sono i vescovi. Ora che potrebbero avere dei ripensamenti, potremmo aspettarci che mobilitino i milioni di cattolici americani per imporre la fine di questa disumanità?”.

In effetti, osserva, “ciò che alcuni vescovi e le loro conferenze hanno fatto è stato assumere avvocati per difendere in giudizio individui, famiglie e organizzazioni vittime di quello che è sempre più un culto della personalità e di una crudeltà che, senza esagerazione, è stato definito fascista”.

“Perché hanno fatto ricorso alle cause legali come risposta? – chiede dunque il missionario – Perché non hanno mobilitato i cattolici americani? Perché ai cattolici tra i sostenitori e gli autori della dittatura non è stata negata l’Eucaristia o non sono stati pubblicamente criticati dai loro vescovi, come è accaduto in passato ai politici che non hanno sostenuto incondizionatamente la posizione dei vescovi sull’aborto? Perché i vescovi che un tempo si erano espressi a favore dell’aborto ora sono silenziosi? Perché la loro Conferenza Episcopale non ha sostenuto pubblicamente e con tutto il cuore quei pochi vescovi che hanno protestato?”.

“Un motivo potrebbe essere l’imbarazzo – avverte -. I vescovi e almeno un cardinale che in passato hanno adulato Trump sono comprensibilmente reticenti oggi. Alcuni potrebbero persino continuare a sostenerlo”.

Ma secondo padre William, “la triste verità è che i vescovi devono affidarsi agli avvocati perché non sono più in grado di guidare i cattolici americani. Non possono guidare perché non hanno più seguaci. Non vengono più ascoltati, figuriamoci seguiti”.

Sempre secondo il padre missionario, “la principale causa di alienazione tra cattolici e vescovi è senza dubbio lo scandalo degli abusi sessuali. I vescovi hanno spostato i predatori da un luogo all’altro senza riguardo per la sicurezza dei bambini e di altre persone vulnerabili. Sono state messe in atto diverse ‘garanzie’, ma i vescovi non si sono ancora assunti la responsabilità delle proprie azioni, omissioni e comportamenti personali”.

Inoltre, “mentre il resto della Chiesa cattolica, sotto la guida di Papa Francesco, si muoveva verso la sinodalità, la cura del creato e un approccio pastorale alle questioni della vita familiare, del genere e simili, i vescovi americani si sono fissati sulla teologia pelvica, con un’attenzione ossessiva alla regione tra l’ombelico e le ginocchia. Hanno inveito contro aborto, genere e sessualità, escludendo l’insegnamento più ampio della Chiesa, e il loro monotono e negativo sfogo ha alienato un numero enorme di cattolici, allontanandone molti del tutto dalla Chiesa”.

“I vescovi statunitensi si sono opposti a Francesco sulla sinodalità, sulle questioni sessuali, ecc. e lo hanno ignorato sugli immigrati – stigmatizza padre Grimm -. Ora si stanno affannando per deodorare il tanfo della loro politicizzazione”.

“Ma avendo perso la capacità di guidare, i vescovi sono ora ridotti a ricorrere a cause legali e dichiarazioni che pochi ascolteranno o leggeranno nel tentativo di risvegliare il popolo cattolico – lamenta -. Stanno cercando di rimediare ad anni di negligenza, ormai è troppo tardi”.

“A parte una ricostituzione radicale della gerarchia americana, è improbabile che la Chiesa negli Stati Uniti diventi una presenza profetica in un momento in cui i profeti sono più necessari che mai – si duole padre William, che auspica: “i laici devono farsi carico della loro Chiesa senza guida”.

Scioccante e colorita, oltre che particolarmente provocatoria, la sua conclusione: “i giapponesi hanno un detto che riassume le cause e le dichiarazioni dei vescovi: ‘stringersi le natiche dopo una scoreggia’. Chi si trova tra i vescovi americani farebbe bene a indossare una maschera antigas”.

[Fonte: Uca News; Foto: YouTube/Union of Catholic Asian News]