Israele: bloccato ed espulso a Tel Aviv don Nandino Capovilla, di Pax Christi

Il sacerdote veneziano è stato respinto per ragioni di “sicurezza nazionale”. Con altri esponenti del movimento, guidati dal vescovo Ricchiuti, doveva partecipare a iniziative per la pace e il dialogo.
È stato bloccato ieri in aeroporto a Tel Aviv, ricevendo un “decreto di espulsione”, don Nandino Capovilla – sacerdote di Venezia – che insieme ad un gruppo di Pax Christi era da poco atterrato in Israele come membro di un pellegrinaggio di una quindicina di persone.
A riferire la notizia all’ANSA il presidente di Pax Christi, mons. Giovanni Ricchiuti, anche lui in aeroporto. “Non sappiamo quale sia la motivazione – ha spiegato – ma pensiamo che sia a causa del fatto che ha scritto il libro ‘Sotto il cielo di Gaza’. Noi siamo qui, da Roma e da Venezia per un pellegrinaggio nell’ambito della nostra campagna di giustizia e di pace, ‘ponti e non muri'”
“Don Capovilla, esponente di Pax Christi, dovrà passare la notte in una struttura delle autorità israeliane e verrà rimpatriato domani con il primo volo disponibile”, ha scritto ieri Nello Scavo su Avvenire.it.
Il sacerdote veneziano, parroco a Mestre, è noto per le sue iniziative in favore dei diritti umani e dei più deboli, sempre improntate alla nonviolenza.
“Nei 22 mesi di guerra a Gaza non ha mancato di esprimere la sua preoccupazione denunciando gli attacchi sui civili inermi e condannando le operazioni militari che hanno prodotto una catastrofe umanitaria”, ha ricordato il giornale dei vescovi.
Don Capovilla faceva parte di una delegazione giunta in Israele con due voli dall’Italia, guidata dal presidente di Pax Christi, il vescovo Ricchiuti che poi ha seguito da vicino il caso. Nel documento di espulsione delle autorità israeliane, che Avvenire ha potuto visionare, è precisato che il sacerdote verrà allontanato «il prima possibile» si legge, «e fino ad allora sarà trattenuto in un luogo designato».
Il provvedimento è stato preso in forza di non meglio precisate «ragioni di sicurezza nazionale», che dunque il sacerdote avrebbe messo a rischio, secondo le autorità israeliane, partecipando a iniziative di sensibilizzazione contro la guerra e per il dialogo e la pace tra i due popoli. La decisione potrà essere impugnata davanti alla Corte d’appello israeliana. Intanto don Capovilla se in futuro vorrà tornare in Terra Santa «dovrà presentare una richiesta in anticipo, che verrà presa in considerazione in base alle circostanze del momento».
Nella notte, dopo sette ore di fermo, don Capovilla ha fatto sapere via Facebook: “SONO LIBERO! Mi hanno fatto uscire ora. Restituito cellulare e valigia. Tutto bene. aspetto che se ne vadano le ultime mie due guardie per scrivervi queste righe. Volo per la Grecia stanotte”.
“Questi alcuni dei miei numerosissimi di guardia in queste 7 ore (ha annotato il sacerdote a proposito della foto allegata al post, ndr). MA PER PIACERE: DITE A CHIUNQUE SCRIVA CHE BASTA UNA RIGA PER DIRE CHE STO BENE MENTRE LE ALTRE VANNO USATE PER CHIEDERE SANZIONI ALLO STATO CHE tra i suoi “errori” bombarda moschee e chiese mentre i suoi ORRORI si continua a fingere che siano solo esagerazioni. NON AUTORIZZO NESSUN GIORNALISTA A INTERVISTARMI SULLE MIE SETTE ORE DI DETENZIONE SE NON SCRIVONO DEL POPOLO CHE DA SETTANT’ANNI È PRIGIONIERO SULLA SUA TERRA”.
[Foto: Facebook/Nandino Capovilla]