Il Papa, “strumentalizzare la religione per giustificare la violenza e la guerra è blasfemia, oscura il nome di Dio”

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CITTA’ DEL VATICANO – “L’orizzonte del credente non è quello dei muri e dei fili spinati, ma dell’accoglienza reciproca. Ecco, allora, che il patrimonio di spiritualità delle grandi tradizioni religiose nate nel Mediterraneo può continuare a essere fermento vivo in quest’area e oltre, fonte di pace, di apertura all’altro, di cura per il creato, di fraternità”. Lo h detto papa Leone XIV ricevendo ieri mattina in udienza nella Sala del Concistoro il Consiglio dei Giovani del Mediterraneo.

“Quelle stesse religioni sono state e talvolta sono ancora strumentalizzate per giustificare la violenza e la lotta armata: noi dobbiamo smentire con la vita queste forme di blasfemia, che oscurano il Nome Santo di Dio – ha affermato -. Per questo, insieme all’azione, coltivate la preghiera e la spiritualità come fonti di pace e linguaggi dell’incontro fra tradizioni e culture”.

“Cari giovani, continuate a essere segni di speranza, quella che non delude, radicata nell’amore di Cristo – ha esortato il Pontefice -. Essere segni di Cristo significa essere suoi testimoni, annunciatori del Vangelo, proprio intorno a quel Mare dalle cui rive partirono i primi discepoli”.

Secondo papa Leone, “la pace è sul tavolo dei leader delle nazioni, è oggetto di discussioni globali ed è purtroppo spesso ridotta a slogan. Abbiamo bisogno invece di coltivare la pace nei nostri cuori e nelle nostre relazioni, di farla sbocciare nei gesti quotidiani, di essere motori di riconciliazione nelle nostre case, nelle comunità, negli ambienti di studio e di lavoro, nella Chiesa e tra le Chiese”. «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,9), ha aggiunto: “Non è una scelta comoda: ci fa uscire dalle aree di comfort della distrazione e dell’indifferenza e può trovare l’opposizione di chi ha interesse nel perpetuarsi dei conflitti”.

Il Pontefice ha ricordato che Il Consiglio dei Giovani del Mediterraneo – accompagnato nell’udienza da mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei – “è uno dei frutti del percorso di riflessione e spiritualità promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana che ha avuto a Bari, nel 2020, e a Firenze, nel 2022, due momenti chiave”. Questi appuntamenti “hanno riunito i Vescovi di alcuni Paesi dell’area mediterranea, nella consapevolezza che il mare nostrum può e deve essere luogo di incontro, crocevia di fraternità, culla di vita e non tomba per i morti. Auguro che queste esperienze, promosse dalle Chiese in Italia, possano continuare come segni di speranza”.

“Giorgio La Pira, il Sindaco di santa memoria il cui pensiero ha ispirato le iniziative di Bari e Firenze – ha ricordato ancora papa Prevost -, era convinto che la pace nella regione del Mediterraneo sarebbe stata l’inizio e quasi la base della pace fra tutte le nazioni del mondo”. “Questa visione mantiene oggi tutta la sua forza e la sua carica profetica, in un tempo dilaniato dai conflitti e dalla violenza, dove la corsa agli armamenti e la logica della sopraffazione hanno la meglio sul diritto internazionale e sul bene comune”, ha sottolineato. “Ma non dobbiamo scoraggiarci, non dobbiamo rassegnarci! E voi giovani, con i vostri sogni e la vostra creatività, potete dare un contributo fondamentale. Ora, e non domani! Perché voi siete il presente della speranza!”, ha soggiunto papa Leone.

“So che venite da vari Paesi, avete lingue e culture diverse, ma siete accomunati da un unico grande desiderio: la convivenza pacifica dei popoli, specialmente di quelli che abitano attorno al Mediterraneo”, ha osservato. “A questo desiderio state dando corpo e anima, con il vostro impegno e con numerosi progetti, sia nei territori – nelle vostre comunità – sia a livello europeo, in dialogo con le Istituzioni ecclesiali e politiche”. “Vi ringrazio per quello che fate – ha detto ancora il Pontefice -: siete una dimostrazione che il dialogo è possibile, che le differenze sono fonte di ricchezza e non motivo di contrapposizione, che l’altro è sempre un fratello e mai un estraneo o, peggio, un nemico”.

[Foto: Vatican Media]