L’Arcidiocesi di Lublino, “i droni russi? La guerra è vicina non solo alla Polonia, ma a tutto l’Occidente”

Sullo sconfinamento di droni russi nello spazio aereo polacco, che ieri ha interessato in particolare il voivodato di Lublino, nella parte orientale del Paese, Tra Cielo e Terra ha potuto sentire e porre alcune domande a Don Adam Jaszcz, cancelliere della Curia Metropolitana di Lublino e portavoce dell’Arcidiocesi. “Se non ci sarà una risposta proporzionata, gli atti di aggressione colpiranno altri Paesi”, avverte il sacerdote: “la situazione è grave, ma occorre agire con responsabilità, calma e solidarietà”.
Di Antonella Palermo
“Nella regione di Lublino non ho notato segni di panico né di paura irrazionale. La gente mantiene la calma. Dopo l’attacco di ieri, ad avere motivi di preoccupazione non sono soltanto gli abitanti della Polonia orientale, ma tutto l’Occidente”, ha risposto il sacerdote.
“Qui, molti vivevano con la convinzione che la guerra fosse lontana – ha spiegato -. L’Ucraina, dopotutto, combatte e non cede il proprio territorio. L’attacco con i droni ha mostrato che la guerra è vicina a Lublino e a Varsavia, ma non molto meno a Roma o a Parigi”.
“In Polonia sappiamo da tempo che il vero nemico di Putin è l’intero mondo occidentale, che per decenni ha vissuto in un’illusoria sensazione di sicurezza”, ha sottolineato don Adam: “Se non ci sarà una risposta proporzionata, gli atti di aggressione colpiranno altri Paesi – anche quelli a ovest e a sud del nostro”.
“Questo dimostra la gravità della situazione, ma anche la necessità di agire con responsabilità, calma e solidarietà”, ha aggiunto.
“La nostra vita quotidiana prosegue normalmente – ha detto ancora don Jaszcz -. Compito delle autorità statali è preparare la società e ricordare le regole di sicurezza, come evitare il contatto con oggetti sospetti o con droni”.
Secondo il cancelliere e portavoce dell’Arcidiocesi, “anche la Chiesa ha i suoi compiti. Nei momenti di tensione e inquietudine la nostra vocazione è quella di rafforzare lo spirito – infondere coraggio, risvegliare la speranza, ricordare la dignità della persona e il fatto che Dio non abbandona il suo popolo”.
“La nostra missione è anche la preghiera per la pace, per la saggezza dei governanti, per il coraggio dei soldati che difendono i confini e rappresentano diverse nazioni, e per il senso di comunità tra i polacchi e gli europei”, ha osservato.
“I sacerdoti e le persone consacrate devono essere presenti accanto alla gente, ascoltare le loro paure, offrire sostegno spirituale, ma anche – in accordo con le autorità – trasmettere informazioni utili alla sicurezza. In questo modo, fede e responsabilità civica camminano insieme, costruendo una società forte, solidale e pronta alle sfide”, ha concluso don Adam.
[Foto: Gość Niedzielny-Gość Lubelski]