Da Gaza a Doha: Accordi di Abramo in bilico?

Rubio a Gerusalemme e poi a Doha. Ma dal Qatar i leader arabi e islamici avvertono: Accordi di Abramo a rischio, e chiedono la fine dell’impunità per Israele. Il punto di Alessia de Luca per l’ISPI.
“Mai così forti”: così il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha descritto le relazioni tra Stati Uniti e Israele, in occasione della visita del segretario di Stato americano Marco Rubio nel paese. E mentre lui e Rubio visitavano il luogo sacro nella Città Vecchia di Gerusalemme, ha ribadito che il rapporto tra le due potenze è “forte e solido come le pietre del Muro Occidentale”. Nel mentre, il Segretario di Stato, con la kippah sul capo, scriveva un biglietto e lo inseriva in una delle fessure del muro. Entrambi hanno ignorato le domande dei giornalisti sull’attacco israeliano in Qatar contro gli esponenti della delegazione di Hamas ai negoziati, che Doha ha definito “terrorismo di Stato” e in seguito al quale ha convocato oggi un vertice di emergenza dei paesi arabi e islamici. Il gruppo armato palestinese ha dichiarato che nel raid sono stati uccisi cinque dei suoi membri e un funzionario della sicurezza qatariota. Ma le accuse, ormai sempre più diffuse dentro e fuori Israele, non fermano i piani del gabinetto di guerra: secondo il sito Axios, oltre che dei piani militari per la conquista di Gaza City, Rubio e Netanyahu potrebbero discutere anche della possibile annessione della Cisgiordania occupata e che potrebbe essere annunciata la prossima settimana nel corso dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, durante la quale diversi paesi tra cui Regno Unito, Francia, Canada, Australia e Belgio, riconosceranno lo Stato di Palestina.
Gaza: invasione imminente?
Intanto, a Gaza l’invasione di terra appare imminente. Nonostante la contrarietà manifestata inizialmente dai vertici dell’esercito, centinaia di tank e bulldozer sono stati schierati a ridosso dell’enclave. Nel fine settimana, l’aviazione israeliana ha proseguito con la demolizione di edifici residenziali e, secondo i media, l’esercito è ora pronto a dare il via alle operazioni di terra nei quartieri occidentali della città. I video circolati in rete mostrano esplosioni che sbriciolano torri alte 13 o 14 piani, e funzionari locali hanno riferito a Reuters che almeno 30 edifici residenziali sono stati distrutti tra cui l’università islamica della Striscia. Israele ha dichiarato di aver completato cinque ondate di attacchi aerei sulla città, prendendo di mira oltre 500 siti, tra cui quelli che ha definito senza fornire prove “postazioni di ricognizione e cecchini di Hamas, edifici contenenti aperture di tunnel e depositi di armi”. L’esercito israeliano ha intimato agli abitanti di Gaza City di andarsene e di dirigersi a sud, verso l’area centrale della Striscia. Si stima che circa 300mila palestinesi siano fuggiti, ma centinaia di migliaia di persone sono tuttora nella zona perché non possono permettersi di andare altrove, mentre molti comunque obiettano che nemmeno la parte meridionale di Gaza è sicura, poiché anche lì Israele ha effettuato diversi raid aerei. Intanto, secondo il Ministero della Salute, almeno 422 persone, tra cui 145 bambini, sono morte a causa della crisi alimentare e della carestia ufficialmente dichiarata dall’Onu in diverse parti della Striscia.
Trump non controlla Netanyahu?
Prima di imbarcarsi sull’aereo che lo portava in Israele, Rubio ha spiegato che l’obiettivo della sua visita era “capire meglio” cosa vogliono fare gli israeliani a Gaza, lasciando intendere che nemmeno Washington sia al corrente delle intenzioni di Netanyahu e del suo governo. In pubblico, Donald Trump ripete che l’obiettivo del governo israeliano è liberare tutti gli ostaggi ancora in mano a Hamas e distruggere il gruppo armato palestinese. Se non bastasse l’attacco contro la delegazione di negoziatori di Hamas la scorsa settimana in Qatar a provare la mancata volontà di arrivare a un accordo, ci sono le remore dei comandi militari che hanno più volte ribadito che l’occupazione di Gaza City non porterà alla resa e alla distruzione di Hamas mentre metterà in grave rischio la vita degli ostaggi. Una situazione evidente al punto che oggi i famigliari dei rapiti hanno affermato che il primo ministro Netanyahu è “l’unico ostacolo” che impedisce il loro ritorno e il raggiungimento di un accordo di pace.
Gli Accordi di Abramo scricchiolano?
A complicare le sorti del viaggio di Rubio, che dopo Israele si recherà in Qatar, c’è il fatto che avviene mentre tra Stati Uniti e potenze del Golfo si consuma uno strappo che mai come in queste ore rischia di diventare evidente. Il raid contro Doha, che il premier israeliano ha voluto nonostante il parere contrario dei vertici della sicurezza, rischia infatti di mandare in tilt i rapporti tra gli stati Uniti e le potenze del Golfo perché di fatto indebolisce la credibilità di Washington agli occhi dei partner arabi. In una riunione d’emergenza convocata proprio oggi in Qatar, in seguito al raid i vertici dei Paesi arabi e islamici tra cui i principi e gli emiri del golfo ma anche i presidenti di Turchia e Iran hanno accusato Israele di una “guerra di sterminio”, sottolineando che “è giunto il momento che la comunità internazionale smetta di usare doppi standard e punisca Israele per tutti i crimini commessi”. Nel comunicato finale, i paesi presenti a Doha hanno ribadito inoltre che “il proseguimento delle pratiche aggressive di Israele, in particolare i crimini di genocidio, la pulizia etnica, l’assedio che provoca carestia, così come le attività di colonizzazione ed espansione, mina le prospettive di pace e coesistenza pacifica nella regione”. Il sottotesto è chiaro: per la prima volta dall’inizio della guerra fra Israele e Hamas, i paesi del Golfo avvertono che con le sue azioni, il governo israeliano sta minando gli Accordi di Abramo e con essi la strategia – coordinata dagli Usa – di una normalizzazione dei rapporti nella regione.
Il commento di Eleonora Ardemagni, ISPI Senior Associate Research Fellow
“Insieme, ma senza un piano: è questo il senso del summit arabo-islamico svoltosi oggi a Doha, mentre il Segretario di Stato americano Rubio ribadisce da Gerusalemme “incrollabile sostegno” a Israele. L’emiro del Qatar raccoglie la solidarietà di tutti, anche del presidente dell’Iran, paese che tre mesi fa attaccò la base americana proprio nell’emirato. Sul piano bilaterale, gli Accordi di Abramo già firmati sono ora a rischio. Domani Rubio sarà in Qatar: una visita che pare, soltanto, un atto dovuto. Doha e le monarchie hanno già compreso, con i fatti, di essere sole di fronte alle scelte di Israele: gli Stati Uniti non sono più un garante di sicurezza per il Golfo e nessuno può, e vuole, sostituirli, mentre le monarchie non sono ancora in grado di difendersi in autonomia. Tra il Golfo e Washington la crisi è profonda, perché tocca i fondamentali dell’alleanza”.
[Fonte: ISPI; Foto: Progetto Radici]