I due governi in competizione rischiano di prolungare la guerra civile sudanese

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Khartoum – Ricostruzione postbellica, ripresa economica, miglioramento della sicurezza e sostegno al ritorno volontario dei cittadini sfollati nelle rispettive aree di provenienza. Sono queste le tematiche discusse dalla prima riunione del governo di transizione sudanese tenutasi nella capitale Khartoum, a due mesi dalla sua riconquista da parte dell’esercito sudanese (Sudan Armed Forces, SAF) comandato dal generale Abdel Fattah al-Burhan.

La capitale sudanese – ricorda l’agenzia vaticana Fides – è stata a lungo terreno di scontro tra le truppe delle SAF e i miliziani delle Forze di Supporto Rapido (Rapid Support Forces, RSF) agli ordini del generale Mohamed Hamdan Dagalo detto Hemedti. La città deve ancora riprendersi dalle distruzioni e dai movimenti della sua popolazione causati dai combattimenti. La prima riunione del gabinetto di governo, che risiede al momento a Port Sudan, intende inviare un segnale in vista del pieno ritorno delle istituzioni statali nella capitale previsto per ottobre.

Altro segnale importante è il rimaneggiamento degli alti comandi delle SAF operato il 18 agosto dal generale al-Burhan con l’allontanamento di diversi alti ufficiali legati a movimenti islamisti e in particolare al partito dell’ex dittatore Omar al Bashir il National Congress Party (NCP). Secondo gli osservatori internazionali questo provvedimento va messo in relazione agli sforzi di al-Burhan di rafforzare i legami con l’Egitto e gli Stati Uniti, come dimostrato dall’incontro avvenuto a Ginevra l’11 agosto tra il generale sudanese e l’inviato speciale americano Massad Boulos, senior advisor per l’Africa del Presidente Trump.

Sul fronte opposto fervono i preparativi per il giuramento del “governo parallelo” promosso da Dagalo. La cerimonia per l’intronizzazione del Presidente e dei membri del Consiglio presidenziale è prevista entro il 30 agosto. Il governo parallelo è espressione della Sudan Founding Alliance (TASIS), una coalizione di organismi politici e gruppi armati sudanesi, alleati con le RSF, che ha annunciato nel luglio 2025 la formazione di un esecutivo in opposizione a quello legato alle SAF.

Con la creazione di due governi in opposizione che si negano reciprocamente la legittimazione il conflitto sudanese sembra ben lontano dalla sua conclusione. L’epicentro dei combattimenti è El Fasher, la capitale del Nord Darfur, l’ultimo ridotto delle SAF nella regione, controllata quasi interamente dalle RSF. Secondo l’UNICEF, El Fasher è diventata “l’epicentro della sofferenza dei bambini” con 260.000 civili, tra cui 130.000 bambini, intrappolati all’interno della città, tagliati fuori dagli aiuti umanitari da oltre 16 mesi.. Per impedire la fuga degli abitanti, le SAF stanno costruendo un muro di sabbia o “Berm” che isola completamente la città.

[Fonte e Foto: Fides]