Kenya: la radicalizzazione religiosa del culto di Shakahola
Centinaia di corpi sono stati trovati in una fossa comune nell’omonima foresta, dove è presente la comunità del pastore Mackenzie, che avrebbe predicato storie apocalittiche riguardo la "fine dei tempi". Questa analisi, pubblicata su La Svolta, è di Maria Angela Maina, giurista che vive a Nairobi, collabora con un noto studio legale italiano, attivista per i diritti umani, svolge attività di ricerca nel campo della giustizia sociale, dell’innovazione tecnologia e dello sviluppo.
All’inizio di aprile, i kenyoti hanno appreso la notizia del ritrovamento di centinaia di corpi sepolti a pochi metri sotto la superficie nella foresta di Shakahola, situata nell’entroterra di Malindi. I titoli dei giornali hanno catturato la nostra attenzione, ma non ci saremmo mai aspettati che la situazione peggiorasse ancora di più, come accaduto nelle settimane successive.
Almeno 110 corpi sono stati riesumati da una fossa comune all’interno della foresta, dove è presente la Good News International Ministries Church, guidata dal pastore Paul Nthenge Mackenzie. Africa News riferisce che l’autopsia effettuata su circa 40 di questi corpi ha rivelato cause di morte che vanno "dall’inedia allo strangolamento", atti ai quali le vittime venivano indotte con la promessa di fare loro "incontrare Gesù". Alla data dell’11 maggio 2023, Citizen TV Kenya rivela che sono stati riesumati un totale di 145 corpi dalla foresta Shakahola, mentre la polizia dichiara che 579 persone risultano disperse. I numeri continuano drammaticamente ad aumentare ogni giorno.
Quello che all’inizio era solo un titolo minore di giornale, ora si è trasformata in una versa e propria indagine nei confronti del pastore Paul Nthenge Mackenzie, il quale, quando è stato scoperto il culto della fame di Shakahola, è stato arrestato il 15 aprile 2023, ma rilasciato poco dopo. Il 2 maggio 2023 è stato nuovamente arrestato e accusato di radicalizzazione dei seguaci della sua Good News International Church e di terrorismo. Ma come è stato possibile arrivare fino a questo punto?
I casi controversi in cui è coinvolto il pastore Paul Nthenge Mackenzie
Il pastore Paul Nthenge Mackenzie era una figura relativamente sconosciuta alla maggior parte dei kenyoti. Oggi il suo nome è balzato agli onori delle cronache internazionali a causa del collegamento tra la sua chiesa e la riesumazione di tutti quei corpi nella foresta di Shakahola. È emerso che il pastore si trova nel mirino della magistratura kenyota già dal 2017. La cronologia dei casi controversi in cui è coinvolto è stata ricostruita da Citizen TV Kenya, che ha riportato alla luce anche un episodio del 17 ottobre 2017, in cui il pastore si è dichiarato non colpevole di quattro capi d’accusa, tra cui la radicalizzazione, e alla quale è seguita la sua assoluzione il 29 ottobre 2021.
Tuttavia, questo non è l’unico caso isolato di radicalizzazione religiosa in Kenya, e persino in Africa. Prendiamo a esempio l’Uganda. Centinaia di ugandesi appartenenti alla Chiesa dei Discepoli di Cristo sono fuggiti in Etiopia nel marzo 2023 per "sfuggire alla fine del mondo che, secondo loro, avrà inizio nella loro regione". L’Agenzia Anadolu racconta che nel marzo 2000, Joseph Kibwetere (leader del culto) ha convinto i suoi seguaci a vendere tutte le loro proprietà affermando che il mondo sarebbe presto finito. Li ha poi chiusi all’interno della chiesa e, una volta raccolto i soldi che i suoi fedeli gli avevano consegnato, l’ha incendiata.
Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), l’estremismo religioso è fonte di grande preoccupazione nell’Africa subsahariana. Il documento dell’Unhcr del 2002 relativo a questo tema descrive nel dettaglio i diversi casi di radicalizzazione religiosa che hanno provocato morti per omicidio e suicidio. In particolare, il testo evidenzia il dilemma che l’Africa si trova ad affrontare. Si legge infatti che: "(…) secondo alcuni scrittori africani, la questione dei ‘culti’ non è così semplice, infatti, un discorso è concedere la libertà religiosa alle chiese legittime, un altro è permettere alle sette di dedicarsi a pratiche come la circoncisione femminile. Pertanto, in tutta l’Africa subsahariana esiste un vivace dibattito su cosa significhi vivere in uno Stato laico e fino a che punto i gruppi religiosi debbano essere tollerati".
Queste affermazioni sono vere e riflettono il caso del pastore Paul Nthenge Mackenzie in Kenya. Sebbene la sua chiesa sia ampiamente definita una "setta", non bisogna ignorare che prima di questo incidente era considerata un "nuovo movimento religioso". In effetti, sotto questo punto di vista, è evidente che che oggi in Kenya nascono facilmente molti nuovi movimenti religiosi che "spesso mescolano credenze e pratiche di altre culture e tradizioni religiose per creare un mix proprio" (Irving Hexham and Karla Poewe, 1997).
Il pastore Paul Nthenge Mackanzie avrebbe predicato "narrazioni apocalittiche incentrate sulla fine dei tempi, finalizzate a combattere lo stile di vita moderno e occidentale, la ricerca di servizi medici, l’istruzione e la musica". Citizen TV Kenya aggiunge che le sue teorie cospirative additavano la Chiesa cattolica, gli Stati uniti e le Nazioni Unite come "agenti di Satana".
Considerazioni conclusive
Cosa può fare il Governo kenyano per fermare questi movimenti? Dovrebbe forse indagare su ogni singola chiesa e predicatore del Paese? Ciò è impossibile. Oppure no? Il Kenya ha un’industria religiosa multimiliardaria. I kenyoti spesso scherzano dicendo che se dovessero avere bisogno di denaro aprirebbero semplicemente una chiesa per ottenerlo, e questo perché i pastori sono spesso visti vivere in modo sfarzoso.
Cosa spinge le persone a seguire questi radicali insegnamenti? Uno studio del 2018 conclude che la radicalizzazione non è causata dai disagi politici o macro economici, ma è fortemente associata a traumi psicologici a livello individuale. La dottoressa Susan Gitau ritiene che la maggior parte delle persone abbia seguito il pastore Paul Nthenge Mackenzie per cercare conforto, speranza, forza e sostegno (molte delle vittime ritrovate infatti erano laureate, uno di loro era un ufficiale di polizia). Ad essere onesti, è molto difficile trovare un’unica soluzione applicabile per razionalizzare queste azioni o trovare una chiara via d’uscita. In questi casi, può avere ragione Karl Marx dicendo che "la religione è l’oppio dei popoli".
(Fonte: La Svolta - Maria Angela Maina; Foto: KBC Channel 1/Youtube)