Pakistan: cristiani e musulmani per una società senza discriminazioni. Un "manifesto" in vista delle elezioni
Promuovere e costruire una società in cui vegano eliminate le discriminazioni di natura culturale, etnica e religiosa sia dalla mentalità comune, sia - come ancora avviene - dalla legislazione e dalla prassi della istituzioni statali, al fine di garantire uguaglianza di diritti e pari opportunità per tutti: è la richiesta espressa dai cittadini pakistani, perlopiù appartenenti a minoranze religiose, etniche e culturali, in vista delle elezioni generali che in Pakistan si terranno il prossimo 8 febbraio. Nella nazione dell’Asia meridionale è in corso la campagna elettorale per il voto che vedrà 127 milioni di elettori recarsi alle urne.
Nelle scorse settimane la Commissione nazionale "Giustizia e pace" dei vescovi pakistani (NCJP) ha auspicato che “tutti i partiti politici inseriscano nel loro programma politico il tema della tutela dei diritti delle minoranze e del loro benessere. I cittadini non-musulmani, a partire dalla nascita del Pakistan, nel 1947, hanno svolto un ruolo chiave nello sviluppo, nella prosperità e nella fioritura economica, sociale e culturale del Pakistan”.
L’obiettivo, condiviso anche da organizzazioni della società civile, così come da persone e comunità musulmane, è espresso ora in un “manifesto” diffuso e inviato all’Agenzia Fides dallo scrittore e giornalista cristiano pakistano Aftab Alexander Mughal, direttore della pubblicazione “Minority Concern”, che mira a sensibilizzare i partiti politici e il futuro governo della nazione perché il Pakistan sia “un vero stato democratico”.
“Assicurare il rispetto dei diritti di tutti i cittadini, senza alcuna distinzione di provenienza, etnia, credo, è un passo importante per il bene della nazione: tutti i cittadini, senza alcuna discriminazione, dovrebbero avere uno spazio significativo nel processo politico e il sistema di governo del Pakistan”, si afferma. “Ciò significa i partiti politici sono chiamati ad adottare misure concrete per rendere il Pakistan pluralista e realmente democratico, rifacendosi all’approccio e alle intenzioni pubblicamente espresse da Muhammad Ali Jinnah, il fondatore della patria”, spiega Mughal.
A tal fine si ricorda la sentenza (SMC n. 1/2014) emessa dal presidente della Corte Suprema del Pakistan Tasaduq Hussain Jilani il 19 giugno 2014 che invitava espressamente il governo e le altre istituzioni a riconoscere e tutelare i diritti delle minoranze, a partire dalla legislazione e dalla prassi statuale. “Anche in Parlamento dovrebbero esserci dei seggi riservati a cittadini non musulmani. Il processo di nomina di questi seggi dovrebbe essere rappresentativo, meritocratico e trasparente”, auspica il direttore.
Uno dei problemi da affrontare a monte, nota Mughal, è “quello di contrastare l’incitamento all’odio contro i non musulmani nella società, che inizia già tra i banchi di scuola. Quest’opera culturale è cruciale, perché crea una cultura e una mentalità di pace, rispetto e armonia – invece che di odio e ostilità – tra i ragazzi e i giovani”.
A tal fine i cittadini pakistani cristiani, indù, ahmadi e di altre comunità chiedono il ripristino del “Ministero per i diritti delle minoranze”, istituzione con la relativa figura del ministro - in passato incarnata dal ministro cattolico Shahbaz Bhatti - che possa coordinare una apposita “Commissione nazionale per le minoranze”, incaricata di portare nell’agenda politica del Parlamento e del governo le questioni più urgenti come: leggi e pratiche discriminatorie, contrarie alle convenzioni internazionali sui diritti umani; problemi nell’istruzione e nell’ambito dello sviluppo; casi di rapimento e matrimoni forzati di ragazze non musulmane. Il tutto per promuovere una reale tutela della minoranze nella società.
Una richiesta speciale, infine, parte dalle comunità religiose che chiedono allo stato appezzamenti di terra per costruire i propri templi ed edifici di culto, come viene regolarmente concesso per l’edificazione di strutture, scuole e moschee per i credenti di religione islamica. D’altro canto si rinnova la richiesta allo stato per la restituzione delle proprietà nazionalizzate in passato: in particolare centinaia di istituti educativi nelle regioni del Sindh e del Punjab, comprese scuole e università cristiane, furono incluse nel "Regolamento 118" della Legge marziale promulgata da Zulfiqar Ali Bhutto nel 1972 che li sottrasse a enti e organizzazioni private (come le Chiese ) e li nazionalizzò, ponendo in primo piano l'esigenza dello stato di promuovere e organizzare l'istruzione pubblica.
(Fonte e Foto: Fides)