Repubblica Democratica del Congo: vescovi Ue, ‘il Paese è nel caos, si agisca per la fine delle ostilità’

Appello di mons. Crociata (Comece), “e per il rispetto della dignità umana”. Intanto l’M23 avanza nel Sud Kivu.
ROMA, 12 FEB – “Chiedo all’Unione Europea e alla comunità internazionale di agire immediatamente per garantire la cessazione delle ostilità e il rispetto assoluto della dignità umana e del diritto internazionale”. E’ l’accorato appello di mons. Mariano Crociata, presidente della Commissione delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea (Comece), in una Dichiarazione pubblicata oggi, alla vigilia del voto del Parlamento europeo di una risoluzione sulla Repubblica Democratica del Congo (Rdc). Mons. Crociata esprime “profondo dolore e preoccupazione per il deterioramento della situazione umanitaria a Goma e nella Rdc orientale”.
Nella dichiarazione, riportata dal Sir, mons. Crociata fa riferimento alla commovente testimonianza di mons. Willy Ngumbi Ngengele vescovo di Goma, che ha recentemente visitato la Comece per condividere di persona la crisi in corso nel suo Paese.
Anche i vescovi dell’Ue esprimono profonda preoccupazione per l’emergenza umanitaria in atto e il caos in cui i ribelli dell’M23 e i loro alleati hanno gettato la città di Goma, provocando quasi 3.000 morti e lo sfollamento di oltre un milione di persone nelle ultime settimane, secondo i dati delle Nazioni Unite.
“I civili, compresi i neonati – si legge nella nota della Comece – uccisi nei bombardamenti degli ospedali, sono diventati vittime di una violenza diffusa, mentre migliaia di persone cercano rifugio in chiese, scuole e campi di fortuna in mezzo a gravi carenze di cibo, acqua e forniture mediche”. Pur accogliendo con favore il recente pacchetto di aiuti umanitari da 60 milioni di euro dell’Ue e la tabella di marcia per la pace regionale proposta dalle Chiese cattolica e protestante, mons. Crociata chiede maggiori sforzi per “garantire la protezione dei civili e il loro accesso agli aiuti umanitari” ed esorta inoltre le autorità locali e la comunità internazionale “a fare tutto il possibile per risolvere il conflitto con mezzi pacifici”.
In vista del voto del Parlamento europeo su una risoluzione su “L’escalation di violenza nella Repubblica Democratica del Congo orientale”, prevista per domani giovedì 13 febbraio, mons. Crociata invita i deputati ad adottare sanzioni mirate e a rivalutare la cooperazione economica – incluso il “Memorandum d’intesa sulle catene del valore delle materie prime sostenibili”.
Pur condannando il saccheggio delle risorse naturali, i vescovi Ue chiedono in particolare “una maggiore trasparenza nelle pratiche minerarie che alimentano i conflitti, inclusa l’applicazione di quadri di due diligence sulle catene di fornitura legate ai minerali congolesi (ad esempio cobalto, coltan e oro)”. “Gli interessi economici – afferma Crociata – non devono compromettere l’impegno dell’UE per la dignità umana, il diritto internazionale e la giustizia”.
Riguardo infine al quadro regionale, i vescovi Ue esprimono preoccupazione anche per “il coinvolgimento di eserciti e milizie straniere, in particolare il presunto sostegno del Ruanda all’M23”. Si tratta – scrive Crociata – di “una grave violazione del diritto internazionale”. E aggiunge: “L’Ue e la comunità internazionale devono fare pressione su questi attori affinché cessino il loro sostegno all’M23, negozino in buona fede, rispettino l’integrità territoriale e la sovranità della RDC, fermando lo sfruttamento delle sue risorse naturali”.
L’appello si conclude assicurando “le continue preghiere e il sostegno” dei vescovi Ue per “una pace giusta e duratura”.
L’M23 avanza nel Sud Kivu; nel mirino l’aeroporto che serve Bukavu
“La tregua proclamata nei giorni scorsi è saltata. In realtà è servita all’M23 e all’esercito ruandese di far riposare le proprie truppe e di rifornirle in armi, munizioni e vettovaglie per poi proseguire la loro avanzata verso sud”, dice all’Agenzia vaticana Fides una fonte della Chiesa locale da Bukavu, capoluogo del Sud Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo (RDC).
Il 3 febbraio, l’M23, il movimento di guerriglia che a fine gennaio ha catturato Goma, il capoluogo del Nord Kivu, aveva proclamato una tregua “per motivi umanitari”, entrata in vigore il 4 febbraio.“L’M23 ha ripreso ad avanzare nel sud Kivu attaccando il villaggio di Ihusi”, dice la fonte di Fides.
“Attualmente ruandesi e guerriglieri dell’M23 si trovano a circa 60 km dal centro di Bukavu. Probabilmente il loro obiettivo è molto più vicino; si tratta dell’aeroporto di Kavumu che si trova a circa una trentina di km dalla città e che è strategico per alimentare in uomini e mezzi le truppe dell’esercito congolese (FARDC)”, sottolineano le fonti locali, che riferiscono che “comunque la situazione i città è calma. Gli operatori stranieri che lavoravano per le diverse ONG e agenzie internazionali se ne sono andati. Rimangono al loro posto missionari e missionarie oltre al clero locale”.
Rimane quindi incertezza se l’avanzata dell’M23 si fermerà all’aeroporto di Kavumu oppure proseguirà fino a investire il capoluogo del Sud Kivu. “Bukavu è difesa oltre che da soldati e miliziani congolesi, dai militari dell’esercito del Burundi che ha dispiegato nell’area 16 battaglioni pari a circa 12.000 uomini. Si tratto di soldati che appaiono meglio equipaggiati dei loro omologhi congolesi, che spesso affermano che non hanno neppure cibo sufficiente” commenta nostra fonte.
Sul piano diplomatico la crisi nell’est della RDC sarà discussa al vertice dell’Unione Africana che si tiene questo fine settimana ad Addis Abeba (Etiopia). “Molte promesse molte parole ma di concreto non c’è niente. Si minacciano sanzioni contro il Ruanda ma non sembrano che al momento si sia fatto qualcosa di concreto per metterle in pratica”, commenta la fonte di Fides.
Nel frattempo a Goma continua il dramma di centinaia di migliaia di sfollati che sono stati costretti a lasciare i campi di accoglienza perché secondo l’M23 “sono state ristabilite le condizioni di sicurezza”.
“Si tratta di una mossa politica per dimostrare che i ‘nuovi padroni’ della zona controllano la situazione”, dice la fonte locale. Ma migliaia di persone si trovano a dovere ritornare in villaggi che in diversi casi si trovano a 30-40 km da Goma, senza la garanzia di potere ritrovare la loro casa e le condizioni minime per vivere in modo decente. Molti di loro restano in città in alloggi di fortuna o accolti da amici e parenti”.
[Fonti: Sir, Fides; Foto: ANS-Agenzia Info Salesiana]