Il segretario di Stato Usa Marco Rubio in tv con una croce nera sulla fronte

Il segretario di Stato Usa ha parlato della guerra in Ucraina a Fox News. Ma a stupire i telespettatori (e i social) è stato soprattutto il suo look.
Perché Marco Rubio si è presentato in tv con una croce sulla fronte? Il segretario di Stato americano ha rilasciato un’intervista a Fox News, l’emittente Usa più vicina ai conservatori, in cui ha parlato dei negoziati di pace per l’Ucraina, la situazione in Medio Oriente e il recente discorso di Donald Trump al Congresso.
Più che ascoltare le sue parole, però, gli spettatori erano concentrati sul suo volto. Sulla fronte del segretario di Stato c’era una grossa croce di colore nero. Il motivo? Tutto religioso. Ieri era infatti il Mercoledì delle Ceneri, che per i cristiani cattolici segna l’inizio della Quaresima. In questo giorno i credenti più devoti ricevono una croce di cenere sulla fronte, che viene realizzata con le palme benedette della precedente Domenica delle palme.
La reazione dei social
La croce sulla fronte di Marco Rubio non è passata inosservata sui social, dove hanno iniziato a fioccare centinaia di reazioni. Gli utenti più religiosi hanno apprezzato la dimostrazione di fede di Rubio, ma a prevalere sono soprattutto le critiche, riporta Open. «Marco Rubio indossa la croce del Mercoledì delle Ceneri mentre parla del massacro di esseri umani a Gaza. Inquietante e grottesco», scrive un utente. «Quelli che fanno parte della squadra mafiosa di Trump non sono cristiani», commenta un altro.
Tra le migliaia di post pubblicati su X c’è anche chi invita a prendere in considerazione non solo l’aspetto fisico di Rubio, ma anche le sue dichiarazioni. Parlando a Fox News, il segretario di Stato americano ha definito il conflitto in Ucraina una «guerra per procura tra potenze nucleari». Una frase molto ripresa (e criticata) sui social: «Il segretario di Stato sta diffondendo propaganda russa con una croce gigante dipinta sulla fronte?», scrive un utente.
Il rapporto tra fede e politica negli Usa
Anche se l’obiettivo dell’intervista era discutere temi di politica internazionale, come la guerra in Ucraina e il conflitto a Gaza, l’attenzione pubblica si è rapidamente spostata sulla simbologia religiosa di Rubio, riaccendendo il dibattito sulla visibilità della fede nella sfera politica americana.
Rubio, di ascendenza cubana e cattolico praticante – anche se nella vita con più di un andirivieni tra le fedi -, ha spiegato il motivo del segno sulla fronte quando è stato interrogato dal conduttore. “Oggi è Mercoledì delle Ceneri, un giorno di riflessione e umiltà”, ha affermato. “Per milioni di cattolici negli Stati Uniti e nel mondo, è una giornata di fede che ci ricorda la nostra fragilità e la necessità di fare il bene”, ha aggiunto.
Tuttavia, gruppi che difendono la separazione tra Chiesa e Stato hanno espresso preoccupazione per la fusione della religione con il ruolo istituzionale dei funzionari pubblici. Organizzazioni laiciste hanno ricordato che la fede è un affare personale e che l’esibizione di simboli religiosi da parte di figure governative può essere interpretata come una strategia politica per attirare il voto dei cristiani devoti.
La discussione sull’espressione pubblica della fede non è nuova negli Stati Uniti e ha suscitato polemiche in diverse occasioni. D’altra parte, non è la prima volta che un politico appare in televisione con la croce di cenere.
In passato, figure come il presidente Joe Biden e l’ex governatore della Florida Jeb Bush hanno indossato questo simbolo religioso durante interviste. Nel 2023, l’attore Mark Wahlberg è stato visto con la croce di cenere in un programma televisivo, suscitando reazioni simili.
Per il momento, il Dipartimento di Stato non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali riguardo all’impatto mediatico del gesto di Rubio, sebbene fonti vicine affermino che il segretario di Stato “non considera che esprimere la propria fede sia incompatibile con le sue funzioni diplomatiche”.
Le molte conversioni di Marco Rubio
Già quand’era stato uno dei candidati repubblicani alla presidenza degli Usa nel 2016, Marco Rubio aveva fatto parlare per essersi convertito molte volte e alla fine essere sempre tornato cattolico. Ha compiuto escursioni nel mormonismo e nel protestantesimo battista, per tornare poi nella Chiesa di Roma, come ricordava all’epoca La Bussola quotidiana.
La storia la raccontava Michael Kruse sull’influente Politico ed era una storia da manuale del giornalismo d’inchiesta, corposa, ben scritta, ampiamente documentata e rispettosissima senza essere lecchina. Parlava del tormentato viaggio di Rubio alla ricerca della verità, dal cattolicesimo al mormonismo poi ancora al cattolicesimo poi al protestantesimo dei battisti del Sud e finalmente ancora una volta al cattolicesimo, nonché del suo singolare tenere i piedi in due scarpe: dottrina cattolica e scappatelle tra gli evangelical.
Rubio è nato nel 1971 a Miami, da genitori immigrati da Cuba prima della rivoluzione comunista. Battezzato e cresciuto cattolico, nel 1979, a 8 anni, si trasferisce con i suoi a Las Vegas, nel Nevada, dove, per influenza di una zia, prendono tutti a frequentare i mormoni. Per la sua famiglia è una cosa social, per lui invece è seria. Un Natale gli regalano una enciclopedia per ragazzi e lui va leggersi del cattolicesimo. In tivù vede la Messa di Pasqua celebrata dal Pontefice romano e decide di tornare alla fede di Roma. Portandosi dietro i suoi, anzi “strappandoli” al mormonismo. Aveva 13 anni; accadde dopo la Prima Comunione ricevuta forse per mera pratica sociale da “ispano-cattolici”.
Cresciuto, muove i primi passi in politica. Il 17 ottobre 1998 sposa la fidanzatina del liceo, Jeanette Dousdebes. Della politica fa una professione e la professione si mangia la sua fede. Diviso tra “occupazioni” e “pigrizia”, si raffredda. Lui lavora a Tallahassee, lontano da casa, nella Camera dei deputati della Florida dov’è stato eletto nel 1999, e più giù, a Miami, Jeanette frequenta i battisti del Sud con i figli. Ora del 2003 è uno di loro anche lui. Ma non era finita. Nel 2005 la politica lo porta alla presidenza della Camera della Florida e dal 2004 la questione religiosa torna ad arrovellarlo.
Ha “nostalgia” delle “radici”, del cattolicesimo e del suo fervore. Va a Messa ogni mattina, si (ri)forma sulla stampa cattolica. Nell’autobiografia del 2012, An American Son: A Memoir, scrive: «Bramavo, letteralmente, il Santissimo Sacramento, la Santa Comunione, il punto sacramentale di contatto tra l’essere cattolico e la liturgia del Cielo». Ama l’immediatezza dell’approccio biblico evangelical, ma ha fisicamente bisogno «del vero corpo e del vero sangue di Cristo». Ritorna cattolico. Nel maggio 2008 tiene l’ultimo discorso da presidente della Camera della Florida senza immaginare che nel 2009 sarebbe poi stato eletto al Senato di Washington sull’onda dei “Tea Party”.
Su Politico Kruse riporta la scena così: «“Lasciatemi concludere con un ultimo pensiero, e si tratta della verità, e spero che nessuno si senta offeso perché nessuno deve sentirsi offeso”, disse Rubio. “Ed è questo”. Sorseggiò dell’acqua fresca da un bicchiere di polistirolo, come per prepararsi a una cosa grande. Oggi Rubio corre per la Casa Bianca ed è bizzarro pensare che questa potrebbe anche essere la sua ultima affermazione da politico. L’unica cosa che allora sapeva era che, scaduto il mandato, se ne sarebbe tornato a Miami a fare l’avvocato.
Personaggio pubblico, Rubio voleva dirlo in pubblico. “Dio è reale!”, disse. La voce gli tremava per l’emozione. Con l’indice destro puntò i colleghi parlamentari. “Dio è reale”, ripeté. “Non m’importa quello che dicono i tribunali del Paese”. Stava per commuoversi? “Non m’importano le leggi che approviamo. Dio è reale! Non si può approvare una sentenza che esclude Dio da questo edificio. Non si può”». Il 2 novembre 2010 divenne senatore degli Stati Uniti. Aprì la giornata con la Messa e chiuse la serata con il discorso di vittoria: «Permettetemi di cominciare stasera riconoscendo una verità semplice ma profonda: siamo tutti figli di un Dio potente e grande». Per tutti Rubio è il cattolico che non si vergogna mai di esserlo.
Negli Stati Uniti, in ogni caso, gli andirivieni religiosi sono comuni tanto quanto le conversioni. E molto è dovuto alla grande mobilità degli americani e ai diffusissimi matrimoni interconfessionali.
[Foto: Fox News]