L’INTERVENTO / Le tante promesse del presidente Trump

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È iniziata l’era d’oro del nuovo presidente Usa, ma i suoi ordini si scontreranno con la realtà

Di p. Francesco Occhetta, sj, da Vita Pastorale

Il 20 gennaio scorso Donald Trump ha prestato giuramento di fedeltà alla Costituzione degli Stati Uniti, diventando il 47° presidente della nazione più ricca e influente del mondo. Nei posti d’onore, in prima fila, sedevano il proprietario di Tesla e SpaceX Elon Musk, il Ceo di Meta Mark Zuckerberg, il Ceo di Alphabet Inc Sundar Pichai e il fondatore di Amazon Jeff Bezos. La loro presenza ha cambiato una tradizione antica, che assegnava i migliori posti ai familiari e agli ex presidenti. Ora, invece, la scelta che si è fatta è stata quella di far apparire vicini i nuovi protagonisti della politica americana, per evidenziare che la democrazia Usa si è trasformata in una tecno-plutocrazia.

L’era d’oro di Trump è iniziata con una serie di ordini esecutivi; tra le prime azioni ha stupito la concessione della grazia o la riduzione della pena per oltre 1.500 condannati per l’assalto al Campidoglio del gennaio 2021. Ha, inoltre, annunciato il ritiro degli Usa dall’Organizzazione mondiale della sanità e dall’accordo di Parigi sul clima, minacciato l’introduzione di dazi del 25% al Messico e al Canada e abolito il diritto di cittadinanza per nascita. Infine, nasceranno un Dipartimento per l’efficienza amministrativa e di un’Agenzia per le entrate dedicata alla gestione dei dazi.

Ma davvero le promesse di Trump potranno essere mantenute? L’immagine dell’espulsione sui voli di Stato di immigrati clandestini ammanettati ha improvvisamente cambiato l’immagine degli Usa, terra di libertà e diritti, senza però avere un programma di gestione dell’immigrazione e della sua integrazione. Anche l’obiettivo di aumentare le spese militari dei partner europei Nato fino al 5% del Pil si potrebbe rivelare un miraggio per i vincoli di bilancio che gravano sugli Stati membri dell’Ue nel breve periodo.

La sua promessa di riportare negli Usa l’industria manifatturiera dovrà fare i conti con l’interdipendenza economica, gli accordi commerciali e la delocalizzazione di numerose filiere produttive legate alla Cina. E questo aspetto richiederà una valutazione attenta dei costi-benefici e di una visione di lungo termine. Anche l’obiettivo di conquistare Marte entro quattro anni si scontra con la complessità e i costi proibitivi delle missioni spaziali interplanetarie. Sebbene la tecnologia spaziale abbia fatto progressi significativi, l’invio di una missione con equipaggio su Marte richiede anni di preparazione, risorse ingenti e la soluzione di numerose sfide tecniche. Ma c’è di più, la “riconquista” del canale di Panama si scontra con la realtà geopolitica attuale, non solamente per la piena sovranità di Panama, ma anche per la presenza economica della Cina nella regione, che ha fatto investimenti infrastrutturali e commerciali.

Infine, la volontà di “svuotare” la burocrazia federale si scontra con la complessità dell’apparato amministrativo statunitense. Un taglio di 2 trilioni di dollari al bilancio federale avrebbe conseguenze sui servizi pubblici e sulla spesa sociale. La “riconquista del controllo democratico” sull’apparato burocratico richiederebbe, invece, una riforma organica delle istituzioni e dei processi decisionali, non solo una riduzione del bilancio.

A tutte queste promesse, risuona come un contrappunto il telegramma che papa Francesco gli ha scritto di pugno: «Ispirato dagli ideali della Nazione, terra di opportunità e di accoglienza per tutti, spero che sotto la sua guida il popolo americano prosperi e si impegni sempre nella costruzione di una società più giusta, in cui non ci sia spazio per l’odio, la discriminazione o l’esclusione».

[Fonte: Vita Pastorale; Foto: The Watcher Post/rawpixel.com/U.S. Department of State/CC0 1.0 Deed]