Siria: la testimonianza Avsi, cosa sta succedendo ad Aleppo

Condividi l'articolo sui canali social

Da Damasco, la responsabile di AVSI in Siria - Valeria Orsolano - fa il punto su quello che sta succedendo nella città sotto l'avanzata dei ribelli anti-Assad.

"Per arrivare a Homs da Aleppo ci vorrebbero due ore e mezza, in teoria: un nostro operatore che era riuscito a partire ieri all'una del pomeriggio è arrivato alle sette di mattina". A raccontare un viaggio in tempi di guerra sulla via di Damasco e cosa sta succedendo ad Aleppo in queste ore è Valeria Orsolano, torinese, responsabile di AVSI in Siria.

Sono trascorsi ormai tre giorni dall'offensiva dei ribelli di Hay'at Tahrir al-Sham (Hts), che attraverso il loro Comando militare unificato annunciavano venerdì 29 novembre l'ingresso ad Aleppo, la seconda città del Paese.

Orsolano, giunta in Siria un anno e mezzo fa per coordinare gli aiuti dopo il terremoto del 2023, parla da Damasco. A circa 350 chilometri di distanza, è in contatto costante con una decina di operatori di cooperazione al lavoro ad Aleppo con AVSI; costretti, come tutti da venerdì, a restare in casa.

"Aggiornamenti ricevuti stamane", riferisce Orsolano, "indicano che se l'autostrada M5 che collega le due città resta controllata dai ribelli, l'altra via, quella più lunga, che passa a est da Khanaser, non è più nelle loro mani ma è contesa".

Chi sono i ribelli di Hay'at Tahrir al-Sham

Hay'at Tahrir al-Sham, che in arabo vuol dire "organizzazione per la liberazione del Levante", è un gruppo nato nel 2017 a partire dall'esperienza di Jabhat al-Nusra, una rete di matrice islamista e affiliazione qaedista. L'avanzata ad Aleppo è stata letta anche alla luce di buoni rapporti che avrebbe con la Turchia, potenza regionale subito al di là dei distretti nord-occidentali della Siria mai ripresi dal presidente Bashar Al-Assad dopo l'inizio della guerra civile nel 2011.

Le forze di Hay'at Tahrir al-Sham, nel fine-settimana obiettivo di alcuni bombardamenti dell'esercito di Damasco e anche di caccia russi che lo supportano, ha già spinto alla fuga oltre 20mila persone. "Ieri Khanaser era congestionata da un esodo di massa" conferma Orsolano, tornando a condividere testimonianze.

Cosa sta succedendo ad Aleppo

"Seguiamo con attenzione ciò che sta succedendo ad Aleppo: lì abbiamo 11 membri dello staff, tutti di nazionalità siriana: in un primo momento avevamo aperto il nostro ufficio come rifugio ma poi con l'avanzata dei ribelli tutti sono stati costretti a rientrare in casa, dove restano chiusi da tre giorni". Avere notizie non è facile. "C'è molta incertezza" sottolinea Orsolano. "Le scuole, le università e gli uffici pubblici sono chiusi, mentre i bancomat sono stati svuotati del contante: ci riferiscono di strade deserte e di altre dove invece si sentono colpi di armi da fuoco".

A preoccupare sono poi i bombardamenti. Ieri un raid attribuito all'aviazione russa, che non avrebbe provocato né vittime né feriti, ha provocato un incendio nel cortile del Collegio francescano Terra Sancta. I ribelli potrebbero poi prendere posizione nei pressi o all'interno di abitazioni civili. "Il timore", spiega la responsabile di AVSI, "è che così si finisca nel mirino".

A Damasco, a oggi, la situazione sarebbe invece meno tesa. "Il fronte sembra essersi stabilizzato nelle campagne di Homs" conferma Orsolano. "Come le altre organizzazioni della società civile internazionale siamo pronti e attenti, ma non prevediamo di lasciare la Siria".  Anche se, nell'immediato, le attività di cooperazione e supporto sociale risentono della crisi.

Le attività di AVSI in Siria

"In Siria siamo presenti da tanti anni, già prima del sisma del 2023 che ha colpito proprio le regioni del nord-ovest, quelle di Aleppo e di Idlib" riferisce Orsolano. "Le priorità sono state la distribuzione di cibo e beni essenziali, il supporto economico e la formazione professionale, con la prospettiva però di poter passare presto a una fase differente, dall'emergenza allo sviluppo".  I fatti degli ultimi giorni hanno cambiato la prospettiva. "Sappiamo", dice la responsabile di AVSI, "che a livello di ong ad Aleppo resta attiva solo la Mezzaluna rossa siriana".

"In questi giorni stiamo monitorando l’evolversi della situazione in Siria di ora in ora - commenta Giampaolo Silvestri, segretario generale di AVSI - "per verificare se e come continuare le nostre attività di terreno, come previsto dai nostri progetti, ma garantendo in primis la sicurezza del nostro personale e dei beneficiari. Al momento i nostri interventi sono sospesi solo ad Aleppo, a Damasco e Latakia le nostre attività continuano con tutte le misure di prudenza necessarie. La nostra presenza nei diversi Paesi mediorientali, investiti in questi mesi dall’acuirsi di vecchi conflitti, ci permette uno sguardo di insieme sulla regione, ci rende particolarmente attenti agli equilibri complessi dell’area e solleciti nel rispondere ai bisogni della popolazione, dove e come possibile".

Cosa succederà in Siria?

Lo scenario è in rapida evoluzione. Secondo alcune fonti di stampa, ufficiali delle forze armate di Damasco hanno confermato che forze iraniane alleate di Assad sarebbero entrate in Siria. Lo stesso presidente ha ringraziato Mosca e Teheran dell'aiuto offerto. Orsolano non commenta su alleanze o schieramenti, si tratti di Turchia, Russia o Iran, che attraverso il presidente del parlamento Mohammad Bagher Qalibaf ha attribuito l'offensiva dei ribelli a "una trama degli Stati Uniti e del regime illegittimo sionista", vale a dire Israele. Orsolano torna alle persone, ricordando le dichiarazioni rilasciate dai portavoce di Hay'at Tahrir al-Sham: "Sostengono che nessun civile dovrebbe temere per la propria sicurezza; bisognerà vedere se si tratta di propaganda di guerra o meno".

[Fonte e Foto: Fondazione AVSI]