Usa 2024: Harris all'attacco, Trump in difesa
Kamala Harris e Donald Trump hanno dibattuto di economia, immigrazione, aborto, democrazia e cambiamenti climatici. E alla fine arriva anche l'endorsement per Kamala di Taylor Swift. I punti salienti della serata nel focus di Alessia De Luca per l'ISPI.
Se non è stata la serata di Kamala Harris, poco ci è mancato. Nel primo e forse unico dibattito contro Donald Trump la vicepresidente non ha commesso passi falsi, si è mostrata serena e determinata e ha lanciato una serie di esche che Trump ha prontamente colto al volo. La vicepresidente – è opinione condivisa di numerosi commentatori – ha dominato gran parte della serata, tenendolo sulla difensiva, distraendolo dai temi in cui avrebbe potuto segnare dei punti ed evitando che si concentrasse troppo sulle sue vulnerabilità. Come quando, parlando di immigrazione, Harris ha concluso invitando gli elettori “ad andare ai comizi di Trump” per vedere quanta gente se ne andasse prima della fine dell’evento perché stanchi e annoiati. Una dichiarazione che ha punto nel vivo la vanità dell’ex presidente, che ha passato i due minuti successivi a magnificare i suoi appuntamenti elettorali anziché attaccare l’avversaria sul merito di un argomento potenzialmente problematico per i democratici. Il contrasto tra i due era evidente anche quando erano in silenzio: lei sorridente, lui torvo, lei con il sopracciglio inarcato, lui torvo, lei che scuoteva la testa, lui torvo. E anche se lui ha parlato più a lungo, lei ha dettato il ritmo della serata.
Tra i momenti più improbabili e commentati, c’è stato poi quello in cui Trump ha rilanciato una teoria complottista secondo cui immigrati di origine haitiana avrebbero mangiato cani e gatti dei vicini di casa a Springfield, una cittadina in Ohio. “È questo il tipo di persone che stanno facendo entrare nel nostro paese” ha detto l’ex presidente, costringendo i moderatori a intervenire, sottolineando che le stesse autorità locali smentiscono l’intera vicenda. Nel frattempo, Harris ha colto l’occasione per lanciare un appassionato appello alle famiglie che hanno dovuto affrontare gravi complicazioni durante la gravidanza e non sono state in grado di ricevere assistenza a causa dei “divieti di aborto di Trump”, come li ha chiamati. Quello che accade negli stati che restringono l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza “è un insulto alle donne americane” ha insistito. Ecco i 5 punti salienti della serata:
Harris -Biden: tra continuità e rottura
Nonostante Harris abbia preso il testimone da Biden nella corsa alla Casa Bianca, Trump ha mantenuto per gran parte del dibattito il focus sul presidente in carica e le sue politiche, ritenute il bersaglio più facile da attaccare. L’ex-presidente continua, infatti, a cercare di sfruttare l’insoddisfazione popolare verso l’attuale presidenza per rafforzare il proprio consenso, presentando l’amministrazione Biden, e quindi Harris, come il simbolo del declino del paese. Durante il dibattito la vicepresidente ha faticato a mantenere questo equilibrio complesso: ha evitato di discostarsi troppo da Biden, ma allo stesso tempo ha arrancato nel proporre una ‘linea Harris’ dai contorni ben definiti.
Aborto: un colpo ben assestato
Harris ha assestato un colpo all’avversario grazie a uno dei cavalli di battaglia della sua campagna: l’aborto. La vicepresidente è riuscita a metterlo in difficoltà e far emergere la sua posizione contradditoria. Quello che fino a qualche mese fa era un vanto, ovvero il ribaltamento della sentenza Roe v. Wade, nel dibattito si è trasformato per Trump in una maldestra arrampicata sugli specchi: il tycoon ha tentato di accontentare da un lato l’ala più estremista del GOP e dall’altro di non schierarsi apertamente contro l’aborto. Harris ha intercettato l’ambiguità dell’avversario sentenziando: “Il governo e Donald Trump non hanno il diritto di dire a una donna cosa fare del proprio corpo”.
Immigrazione: un boomerang per Trump
L’immigrazione è sempre stata una questione centrale per Trump, che l’ha spesso usata per consolidare la sua base elettorale. Tuttavia, nel dibattito con Harris, il suo approccio non ha avuto lo stesso impatto che ebbe nella campagna del 2016. Il momento in cui Trump ha rilanciato la teoria del complotto secondo cui i migranti haitiani in Ohio si ciberebbero di cani e gatti si è rivelato un boomerang per l’ex presidente che non è riuscito a danneggiare Harris, ma che al contrario è stato ridicolizzato sul web. Harris, pur vulnerabile sul tema immigrazione, è riuscita a uscirne a testa alta forse per la prima volta dalla nomination.
Poco o nulla di politica estera
Sulla politica estera Harris e Trump hanno detto tutto e niente. Entrambi a suon di slogan riaffermano le loro posizioni: supportano Israele ma Harris resta più critica esponendosi solo quando si dichiara a favore di una soluzione a due stati per porre fine al conflitto. La guerra in Ucraina rievoca la solita vecchia storia. Trump non vuole condannare l’amico Putin, Harris riafferma il suo sostegno alla causa di Kiev. Nessuno dei candidati vuole rischiare con dichiarazioni eccessivamente fuori dal coro, la politica estera non è una delle priorità degli elettori, Harris e Trump lo sanno e aggirano l’ostacolo.
Il ruolo del fact-checking
Sul segno delle “lies” Harris ha provato, seppur goffamente e spesso senza argomentazioni a supporto, a smentire il suo avversario nel tentativo di indebolire le sue tesi soprattutto su migrazione e aborto. Le esagerazioni di Trump hanno ridotto la sua credibilità agli occhi dell’elettorato più attento alla veridicità delle informazioni, grazie anche al fact-checking dei moderatori che in più di un’occasione hanno messo alle strette l’ex-presidente.
In conclusione
Se i dibattiti si vincono o si perdono sulla capacità di sfruttare i temi in cui si è più forti e fare leva sui punti deboli dell’avversario, la serata di ieri è sembrata pendere decisamente a favore della vicepresidente. Secondo un rapido sondaggio condotto dalla CNN tra gli spettatori, Harris ha ottenuto risultati migliori e lo stesso rivelano i siti di scommesse. A fine serata, ciliegina sulla torta, è arrivato per Harris l’endorsement di Taylor Swift, che in un post sui social ha spiegato perché voterà per la candidata democratica e il suo vice: “Io ho fatto le mie ricerche e io ho fatto la mia scelta – ha scritto – e credo che possiamo ottenere molto di più in questo paese se siamo guidati dalla calma e non dal caos”. Il suo supporto è un bonus che può fare la differenza alle urne. La pop star, che solo su Instagram ha 283 milioni di follower, è l’idolo di un’intera generazione e può contribuire a mobilitare l’elettorato più giovane.
[Questo articolo di Alessia De Luca è stato pubblicato sul sito dell'ISPI, al quale rimandiamo; Photo Credits: ISPI]