A 50 giorni dall'arrivo del Papa, alluvione sulla capitale mongola. Ventimila sfollati
A meno di due mesi dall'arrivo in visita di papa Francesco (31 agosto-4 settembre), a causa delle forti piogge che dal 3 luglio continuano a investire la capitale della Mongolia, Ulaanbaatar, l’innalzamento del livello dell'acqua dei fiumi Selbe e Tuul hanno provocato una estesa alluvione che ha colpito la popolazione cittadina: secondo stime del governo, 128.000 persone appartenenti a 31.600 famiglie, sono state interessate e danneggiate dall'arrivo delle acque, mentre oltre 20mila persone sono sfollate e trasferite in rifugi sicuri, dove hanno bisogno immediato di indumenti caldi e generi alimentari. Ne riferisce l'agenzia vaticana Fides.
Soldati dell'esercito mongolo e personale della protezione civile sono stati dispiegati per le attività di salvataggio e soccorso come creazione di centri per gli sfollati, la distribuzione di cibo e medicinali. Sono stati attivati servizi umanitari: l'Unicef ha fornito medicinali essenziali e attrezzature mediche, oltre ad aver avviato attività di sostegno psicosociale con le famiglie colpite, mentre la Croce Rossa mongola ha fornito coperte, materassi, set da cucina, mascherine usa e getta, guanti, e prodotti per la sanificazione.
Le forti piogge, registratesi dall'inizio della settimana scorsa, hanno provocato il danneggiamento di una diga sul fiume Selbe, con il conseguente sfollamento di centinaia di persone e danni a numerose infrastrutture: oltre 100 edifici residenziali, centinaia di yurte e veicoli tradizionali sono stati allagati in città, mentre oltre 700 tra strade, ponti, scuole, dighe e linee di trasmissione dell'energia elettrica sono danneggiate. Il governo ha dichiarato "massima allerta" a Ulaanbaatar, poiché sono previste ulteriori piogge che gli esperti definiscono "le piogge più intense degli ultimi 50 anni". Diciotto distretti di Ulaanbaatar, città dove risiedono circa 1,5 milioni di abitanti, hanno subito disagi e danni e, secondo le previsioni, la situazione potrebbe peggiorare.
Le Nazioni Unite, tramite l'ufficio UN-Habitat Mongolia, avevano già avviato nel paese un progetto che comprende un'ampia gamma di iniziative e. grazie alla prevenzione, ha migliorato la resilienza delle comunità locali, soprattutto per gli impatti climatici sulle aree urbane. La Mongolia, infatti, sperimenta pericoli legati ai cambiamenti climatici come precipitazioni estreme, forti venti e tempeste di neve, intensificatesi negli ultimi anni.
I più vulnerabili a questi cambiamenti sono gli insediamenti tradizionali, noti come "distretti ger", spesso stabiliti su terreni bassi e pendii montuosi, suscettibili a inondazioni e slavine di fango. Sette “distretti ger” a Ulaanbaatar sono stati scelti per il "Progetto di adattamento" già dal 2019 e i tecnici di UN-Habitat hanno avviato opere per migliorare l’adattamento delle comunità alle inondazioni. Il progetto ha attuato una serie di passi: costruire infrastrutture fisiche contro le inondazioni e migliori servizi igienico-sanitari; migliorare le conoscenze sulla pericolosità delle inondazioni e sui rischi.
Il progetto ha riunito gruppi di azione e formazione, da 10 a 20 famiglie alla volta, dove i membri della sono incoraggiati alla reciproca sensibilizzazione, comunicazione, solidarietà e aiuto. Sono stati formati 89 gruppi a Ulaanbaatar, metà dei quali guidati da donne, che stanno attuando piani di azione locale. Sono stati inoltre costruiti cinque impianti di protezione dalle inondazioni e di drenaggio. In tal modo oltre 27.000 persone hanno beneficiato, della protezione dalle inondazioni e 6.000 persone hanno migliori infrastrutture igienico-sanitarie, mentre un altro milione di persone in tutta la capitale ne sta beneficiando indirettamente.
Oltre a fungere da modello per tutta la città, le attività mostrano l'importanza di prendersi cura e migliorare l'ambiente urbano, dato che i canali di drenaggio costruiti stanno riducendo i danni dell'alluvione.
"Il cambiamento climatico - osserva UN-Habitat Mongolia - ha un impatto sempre maggiore sulle città, gli insediamenti informali e altre aree urbane in tutto il mondo. Vi è dunque una crescente necessità di investire in azioni di adattamento urbano e costruzione della resilienza, che giova in caso di emergenze. Le iniziative si prevenzione rafforzano le capacità di rispondere in modo efficace, nelle comunità e nelle regioni più vulnerabili".
(Fonte: Fides; Foto: Ariel Javellana)