Il Documento di Abu Dhabi, road map per l'islam indonesiano
Di Paolo Affatato - da Fides
"I tentativi di imporre in Indonesia una teocrazia sono falliti. E 'avvenuto almeno in due occasioni, alla metà del '900 e poi negli anni '90. Questo intento non ha avuto alcun supporto dai musulmani indonesiani. Nè lo avrebbe oggi": lo dice in un colloquio con l'Agenzia Fides Ulil Abshar-Abdalla, in Indonesia noto con l'appellativo di "Gus Ulil", studioso e religioso musulmano, esponente della associazione islamica "Nahdlatul Ulama" (NU), in cui è presidente del Lakpesdam, l'Istituto per gli studi e lo sviluppo delle risorse umane. Ulil è impegnato nella Conferenza indonesiana sulla religione e Pace (ICRP).
Lo studioso parla dell'Islam indonesiano alla vigilia dell'arrivo di Papa Francesco che sarà in Indonesia dal 3 al 6 settembre, prima tappa del suo viaggio in Oriente. "Il nostro è un islam che ha stretti rapporti con la Chiesa cattolica: ci prepariamo ad accogliere il Papa con rispetto, stima e amicizia, nella condivisione di ideali e di una visione, quella della fraternità e della pace fra popoli e religioni", osserva.
Per spiegare l’islam indonesiano oggi, Ulil ritorna alla storia dell'Islam in questa terra, nella terra di 'Nusantara', ovvero 'l'arcipelago', storico nome per l'area che abbraccia l'Indonesia più una parte della regione Sudest asiatico come Malesia, Singapore.
"In quest'area, dopo i primi contatti con l'islam nell'VIII-IX secolo, il processo di islamizzazione iniziò dal XIII secolo in poi. L'Islam, portato dai mercanti arabi, venne accolto da una popolazione ampia in questa terra ed è diventato popolare e poi maggioritario. L'Islam in questa regione ha assunto alcune influenze da culture, usanze e tradizioni di questa terra. C'è stato un processo di adattamento nel contesto culturale locale che, nel suo sviluppo storico, ha creato un certo tipo di Islam. Diciamo oggi 'Islam Nusantara' per descrivere e intendere l'Islam come lo vediamo e lo pratichiamo in questa particolare parte del mondo”. "Tra le e caratteristiche - riferisce - “citerei la profonda tolleranza verso sistemi di pensiero, sistemi religiosi e culture diversi; la coesistenza pacifica con un gruppi di persone di fede diversa; la capacità di adattarsi alla situazione e al contesto socio-politico-culturale; la moderazione, l’equilibrio".
Nell'islam indonesiano, inoltre - continua Ulil Abshar-Abdalla - “il ruolo della donna è piuttosto importante nella vita pubblica e in quella privata. E' stato così per molti secoli che le donne erano fortemente rappresentate nella partecipazione alla vita pubblica".
A livello storico, soprattutto nel rapporto con la politica, "è importante notare che qui non abbiamo nessuna esperienza storica di Califfato come lo si intende in Medio Oriente o Nord Africa. Ovvero non c'è stata, storicamente, una dinastia che deteneva il potere politico e anche il potere religioso. Per questo in Indonesia la nostra transizione dallo Stato tradizionale allo stato moderno è risultata piuttosto agevole, un processo senza conflittualità, a quel livello (il conflitto vi è stato con le potenze colonizzatrici, ndr)".
“I musulmani sono stati profondamente coinvolti nel movimento di indipendenza e nella resistenza contro il potere coloniale olandese. I leader e i movimenti islamici hanno avuto un ruolo-chiave nella resistenza, accanto al movimento nazionalista laico. Se qualcuno crede che solo il movimento laico nazionalista sia stato determinante per l'indipendenza, questa è una percezione sbagliata: il movimento indipendentista coinvolgeva diversi tipi di persone, laici, musulmani comunisti, uomini di ogni ispirazione. I musulmani e le loro organizzazioni hanno lottato per costruire lo stato nazionale”.
Gus Ulil non parla di "Stato laico", ma "con una terminologia più appropriata - afferma - si può dire che si lottava per uno Stato nazionale. Che non fu basato sulla religione, ma nemmeno ebbe una fondazione del tutto laica Quindi è come una via di mezzo". Si trovò l'accordo sulla Pancasila, la "Carta dei cinque principi", fondamento del nuovo stato. Questa include il principio della fede in Dio ma ha trovato o comune, un punto di incontro unificante tra diversi blocchi religiosi e politici e culturali, tutti coinvolti nella costruzione di un nuovo stato. Responsabile, nel formulare la Pancasila, fu Sukarno, del blocco nazionalista, ma vorrei fa notare che anch'egli era un devoto musulmano, appartenente al movimento della Muhammadhya. E così, fin dall'inizio, si riconobbe il ruolo pubblico della religione - non di una sola religione - per la comunità civile".
Il leader ricorda che “dopo la proclamazione della nostra indipendenza, emerse e di un gruppo che sosteneva la creazione di uno stato islamico, il "Darul Islam". Il leader Soekarmadji Kartosuwiryo era un compagno di scuola di Sukarno e sviluppò negli anni '40 e '50 l'idea di creare uno Stato islamico. Ma non ebbe sostegno a livello politico né popolare. Fu poi giustiziato negli anni '60".
"In tempi recenti - prosegue - un altro tentativo venne portato dalla Jamaah Islamiyah a Indonesia, creata negli anni '90 da Abu Bakar Bashir. Anche questo tentativo è fallito. E poco tempo fa, alla fine di giugno scorso, alti esponenti della Jemaah Islamiyah hanno dichiarato lo scioglimento del gruppo. I leader hanno promesso di non ricorrere più alla violenza e di abbandonare il terrorismo. Usando il linguaggio religioso, si sono pentiti e hanno dichiarato di riabbracciare l'idea dello Stato nazionale dell'Indonesia".
L'Indonesia di oggi, conclude, "sta affrontando questo tipo di sfide. La visione politica cerca di trovare un equilibrio tra il fenomeno della eccessiva secolarizzazione, per cui la società e la cultura possono perdere ogni riferimento a Dio; e l'islamizzazione. Questa via di mezzo è la via che trova supporto oggi. E si manifesta in un piano lanciato dal governo chiamato 'Moderasi beragama', cioè 'Moderazione religiosa', curato dal Ministero per Affari religiosi". "E' un progetto sostenuto dalle organizzazioni come Muammhaduya e NU. Un programma che gode di ampio consenso e che va avanti nelle scuole”.
"La nostra visione, intrisa di comunione spirituale e fratellanza, si esprime in frequenti incontri religiosi. A sancire questa visione c'è la visita in Indonesia di due personaggi che ad Abu Dhabi hanno firmato il 'Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune'. Lo Sceicco di Al-Azhar è giunto qui a luglio, il Papa viene a settembre. Sono visite che vanno nella stessa direzione, quella del dialogo, delle buone relazioni, della tolleranza, della fraternità", rileva. "Quel documento è una road map per noi. E' molto apprezzato anche in Indonesia, noi diffondiamo quello spirito, organizzando conferenze e seminari di approfondimento, per presentarlo a un pubblico sempre più vasto. Ringrazieremo il Papa per questo. E' un testo da praticare, non solo da leggere".
[Questo articolo di Paolo Affatato è stato pubblicato sul sito di Fides, al quale rimandiamo; Photo Credits: Fides]