Il Papa a Timor Est, "i preti non si sentano superiori al popolo"

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"Basta corruzione. Se non va nelle periferie la Chiesa è malata". E dopo la messa sulla spianata avverte: "attenti ai 'coccodrilli' delle colonizzazioni ideologiche".

DILI, 10 SET - Un sacerdote "non si deve mai sentire superiore al popolo", né "deve mai approfittare del suo ruolo". Anzi, "deve amare la povertà come la sua sposa". Sono forti le raccomandazioni riservate da papa Francesco al clero durante l'incontro con i vescovi, i sacerdoti, i consacrati e i catechisti di Timor Est nella Cattedrale di Dili.

In particolare, dice ai sacerdoti: "ho appreso che il popolo si rivolge a voi con tanto affetto chiamandovi 'Amu', che qui è il titolo più importante, significa 'signore' - dice il Papa nel suo discorso in spagnolo -. Però, questo non deve farvi sentire superiori al popolo. Voi venite dal popolo, voi siete nati da donne del popolo, non dimenticate la cultura del popolo da cui provenite. Non siete superiori e niente deve indurvi nella tentazione della superbia e del potere".

"Sapete questa da che nasce? - chiede quindi Francesco - Mia nonna diceva: il diavolo entra sempre dalle tasche. Non dovete pensare al vostro ministero come un prestigio sociale, agire come capi che schiacciano gli altri". "Il prete è strumento di benedizione - osserva -: mai deve approfittare del ruolo, sempre deve benedire, consolare, essere ministro di compassione e segno della misericordia di Dio. Forse il segno di tutto questo è il prete povero: amate la povertà come la vostra sposa".

Il Pontefice si dice "felice" di trovarsi in "un Paese 'ai confini del mondo'. E - vorrei dire - proprio perché è ai confini si trova al centro del Vangelo! Una Chiesa che non ha questa capacità di andare nelle periferie, che si nasconde nel centro, è una Chiesa malata!". "Perché nel cuore di Cristo - ricorda - le periferie dell'esistenza sono il centro: il Vangelo è popolato da persone, figure e storie che sono ai margini, ai confini, ma vengono convocate da Gesù e diventano protagoniste della speranza che Egli è venuto a portare".

Francesco raccomanda anche di "non trascurare di approfondire la dottrina cristiana, di maturare nella formazione spirituale, catechetica e teologica; perché tutto questo serve ad annunciare il Vangelo nella vostra cultura e, nello stesso tempo, a purificarla da forme e tradizioni arcaiche e talvolta superstiziose". "Se una Chiesa è incapace di inculturare la fede nella cultura locale sarà una Chiesa elitista, che non ha futuro", avverte.

E "anche il vostro Paese, radicato in una lunga storia cristiana" - col 98% della popolazione, Timor Est è il Paese con la più alta percentuale di cattolici al mondo -, "ha bisogno oggi di un rinnovato slancio nell'evangelizzazione, perché a tutti arrivi il profumo del Vangelo", incoraggia Francesco: "un profumo di riconciliazione e di pace dopo gli anni sofferti della guerra; un profumo di compassione, che aiuti i poveri a rialzarsi e susciti l'impegno per risollevare le sorti economiche e sociali del Paese; un profumo di giustizia contro la corruzione". "E state attenti - ammonisce -: molte volte la corruzione può entrare nelle nostre comunità, nelle nostre parrocchie".

Per il Papa, in particolare, "il profumo del Vangelo bisogna diffonderlo contro tutto ciò che umilia, deturpa e addirittura distrugge la vita umana, contro quelle piaghe che generano vuoto interiore e sofferenza come l'alcolismo, la violenza, la mancanza di rispetto per la dignità delle donne".

"E il messaggio che voi religiose date di fronte al fenomeno della mancanza di rispetto per le donne è che le donne sono la cosa più importante nella Chiesa - aggiunge rivolto alle consacrate presenti, ricordando la visita mattutina a bambini disabili assistiti dalle suore -, perché si prendono cura di quanti hanno più bisogno: li curano, li accompagnano".

Nel pomeriggio, il grande bagno di folla di Francesco, la messa sulla spianata di Taci Tolu, sul mare, davanti a 600 mila persone - quasi la metà dell'intera popolazione di Timor Est -, dove disse messa nel 1989 anche Giovanni Paolo II, quando Timor Est era ancora una provincia indonesiana.

Tra qualche isolato malore per il caldo eccessivo, la gran parte dei presenti è nel fiore degli anni, in un Paese appunto "giovane" - dice il Pontefice nell'omelia -, "in cui in ogni angolo si sente pulsare, esplodere la vita". E al termine della celebrazione, in un saluto 'a braccio', mette in guardia da "quei 'coccodrilli' che vogliono cambiare la vostra cultura, la vostra storia. E non avvicinatevi a quei coccodrilli perché mordono, e mordono molto", con chiaro riferimento alle 'colonizzazioni ideologiche' contro le quali già più volte ha puntato il dito in passato nella sua predicazione.

Domani Francesco si trasferisce a Singapore, quarta e ultima tappa di questo suo lungo, toccante, e a tratti travolgente tour tra Asia sud-orientale e Oceania, che ormai volge verso la fase conclusiva.

[Questo articolo è stato pubblicato oggi dall'ANSA; Photo Credits: Vatican News]