Il Papa dall'Indonesia al Pacifico, in Papua Nuova Guinea
Lascia arcipelago musulmano, ora in Stato a maggioranza cristiana.
PORT MORESBY, 06 SET - Papa Francesco mette in archivio la più che positiva esperienza nel primo Stato visitato nel suo lungo tour tra Asia e Oceania, e ora affronta la seconda tappa, Papua Nuova Guinea, realtà confinante ma con molteplici differenze.
Il Pontefice ha lasciato oggi l'arcipelago che rappresenta il più popoloso Paese al mondo a maggioranza musulmana - di conseguenza quello con più islamici al mondo - dove ha incontrato un'accoglienza a tratti anche entusiasmante, con i grandi onori riservatigli dalle autorità istituzionali, come il presidente uscente Joko Widodo, nonché da quelle islamiche, con la "dichiarazione congiunta" alla Moschea Istiqlal - la maggiore del sud-est asiatico - che il grande imam Nasaruddin Umar ha voluto firmare appositamente con lui nell'incontro interreligioso a Giacarta.
Prima con le autorità politiche e sociali, poi con quelle confessionali, il Papa ha ribadito la necessità di fermare le strumentalizzazioni della religione per alimentare i conflitti e per fomentale l'odio e le divisioni, di isolare gli estremismi e i fondamentalismi, e anzi di impegnarsi tutti e concretamente perché le fedi diventino vero strumento utile a "sconfiggere la cultura della violenza e dell'indifferenza". Clima di grande gioia e partecipazione, poi, alla messa di ieri pomeriggio per la comunità cattolica (il 2,91% della popolazione) con 100 mila persone divise in due stadi attigui, sempre a Giacarta.
L'importanza cruciale della tappa nella multietnica Indonesia è stata quella di rafforzare i rapporti con un Islam "dialogante", che pratica attivamente la tolleranza e l'amicizia verso le altre fedi - simbolo ne è il "tunnel dell'amicizia" che collega la Moschea alla Cattedrale cattolica -, il tutto nel nome del motto nazionale "unità nella diversità", uno dei capisaldi anche della predicazione di Bergoglio nel suo afflato per la fraternità universale.
Oggi, dopo un volo di poco più di sei ore, il Pontefice è atterrato a Port Moresby, capitale della Papua Nuova Guinea, accolto in serata nella cerimonia di benvenuto all'aeroporto (otto le ore di fuso con l'Italia) da picchetti militari, colpi di cannone e dagli inni nazionali, alla presenza del vice primo ministro. Nel Paese affacciato sul Pacifico è atteso da una realtà diversa, sia socialmente che per gli altri aspetti che caratterizzano il Paese. Papua è una nazione del Commonwealth britannico, e il capo dello Stato è quindi re Carlo d'Inghilterra. La visita di cortesia ai vertici istituzionali sarà domani mattina al governatore generale Bob Dadae, seguita dall'incontro con le autorità e la società civile. Nel pomeriggio la visita ai bambini assistiti dalla Caritas e l'incontro con i vescovi di Papua e Isole Salomone e con il clero nel Santuario retto dai salesiani.
Da una megalopoli da 12 milioni di abitanti come Giacarta, in un Paese che unisce la crescita tecnologica a grandi sacche di povertà ed emarginazione, Francesco incontra in Papua Nuova Guinea una società anch'essa variegata, ma dove l'indigenza è ancora molto presente e visibile. Nelle parti interne - domenica il Papa volerà a Vanimo, territorio di missionari - contraddistinte dalle lussureggianti foreste equatoriali, forti ancora le componenti tribali, spesso in sanguinosa lotta tra di loro, come avvenuto anche di recente.
La foresta pluviale occupa circa i tre quarti del territorio e costituisce un enorme patrimonio. Ed è pensabile che, proprio da Papua, Francesco lancerà nuovi appelli per la salvaguardia del pianeta, per la lotta alla crisi climatica e contro l'innalzamento degli oceani, problema qui, nelle innumerevoli isolette, molto sentito.
Proprio la conformazione del territorio ha fatto sì che la popolazione sia divisa in un gran numero di tribù, alcune delle quali vivono tuttora molto isolate dal mondo esterno (si parlano circa 850 lingue locali). Il 30% della popolazione pratica culti tradizionali, per lo più combinandoli con il cristianesimo. Il restante 69% degli abitanti dichiara di praticare esclusivamente la religione cristiana. Il 36% della popolazione appartiene alla Chiesa cattolica, il resto è composto da diversi gruppi protestanti.
[Questo articolo è pubblicato oggi dall'ANSA; Photo Credits: Vatican Media]