Il Papa e il grande imam, "la fede strumentalizzata per i conflitti"

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Alla Moschea di Giacarta firmata dichiarazione congiunta, "sconfiggere la cultura della violenza e dell'indifferenza".

GIACARTA, 05 SET - Oggi "il fenomeno globale della disumanizzazione" è caratterizzato soprattutto "da violenze e conflitti diffusi", che "spesso provocano un numero allarmante di vittime". Ed è "particolarmente preoccupante" che "la religione sia spesso strumentalizzata in questo senso", causando "sofferenze a molti, soprattutto donne, bambini e anziani". Il ruolo della religione, invece, "dovrebbe includere la promozione e la salvaguardia della dignità di ogni vita umana". E' il punto iniziale della "Dichiarazione congiunta" firmata stamane alla Moschea 'Istiqlal' di Giacarta da papa Francesco e dal grande imam Nasaruddin Umar, alla presenza di altri otto leader confessionali presenti all'incontro interreligioso, in rappresentanza delle fedi praticate in Indonesia.

Il testo, dal titolo "Promuovere l'armonia religiosa per il bene dell'umanità", si sofferma anche sulla crisi ambientale, "diventata un ostacolo alla convivenza armoniosa dei popoli", e soprattutto impegna a che "i valori condivisi dalle nostre tradizioni religiose" siano "promossi efficacemente per sconfiggere la cultura della violenza e dell'indifferenza che affligge il nostro mondo". In altre parole, "i valori religiosi dovrebbero essere orientati alla promozione di una cultura di rispetto, dignità, compassione, riconciliazione e solidarietà fraterna per superare sia la disumanizzazione, sia la distruzione ambientale".

Ed è proprio il dialogo interreligioso che "dovrebbe essere riconosciuto come uno strumento efficace per risolvere i conflitti locali, regionali e internazionali, soprattutto quelli provocati dall'abuso della religione".

Oltre al Papa e al grande imam che l'hanno sottoscritto, il testo è stato "accompagnato" nell'incontro alla Moschea Istiqlal (indipendenza) - la più grande del sud-est asiatico - dai rappresentanti musulmani dei gruppi Nadhatul Ulama e Muhammadiya, da quelli di Chiese cristiane, induismo, buddisti Permabudhi e Walubi, confuciani e credenti locali.

Nel suo saluto al Papa il grande imam ha posto l'accento sul fatto che "questa moschea cerca anche di promuovere la tolleranza religiosa e la moderazione in Indonesia", simboleggiate dal quel "tunnel dell'amicizia" sotterraneo che la collega alla vicina Cattedrale cattolica e su cui anche Francesco si è soffermato come "luogo di dialogo e di incontro" per dire che "ai tanti segnali di minaccia, ai tempi bui, contrapponiamo il segno della fratellanza".

Nel suo discorso, poi, il Pontefice, facendo leva proprio sulla tolleranza verso le differenti religioni coltivata in quello che è il Paese col maggior numero di musulmani al mondo - secondo il motto nazionale "unità nella diversità" -, ha sollecitato a far sì che "l'esperienza religiosa sia punto di riferimento di una società fraterna e pacifica e mai motivo di chiusura e di scontro". E "che tutti, tutti insieme, ciascuno coltivando la propria spiritualità e praticando la propria religione, possiamo camminare alla ricerca di Dio e contribuire a costruire società aperte, fondate sul rispetto reciproco e sull'amore vicendevole, capaci di isolare le rigidità, i fondamentalismi e gli estremismi, che sono sempre pericolosi e mai giustificabili".

Per il Papa, tra l'altro, al di là dei differenti "aspetti visibili delle religioni - i riti, le pratiche e così via", "la radice comune a tutte le sensibilità religiose è una sola: la ricerca dell'incontro con il divino, la sete di infinito che l'Altissimo ha posto nel nostro cuore, la ricerca di una gioia più grande e di una vita più forte di ogni morte".

Dopo l'atteso incontro interreligioso, il Papa ha fatto visita nella sede della Conferenza episcopale agli assistiti delle realtà caritative, mentre nel pomeriggio la messa allo stadio per la comunità cattolica - il 2,91% della popolazione - chiude davanti a 60 mila fedeli il programma di questa sua visita in Indonesia. Domani il trasferimento in Papua Nuova Guinea, seconda tappa del lungo viaggio tra Asia e Oceania.

[Questo articolo è stato pubblicato oggi dall'ANSA; Photo Credits: Pool Aigav]