India: Modi propone un codice civile comune a tutte le religioni

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A nove mesi dalle elezioni politiche, l’agenzia Reuters riporta che il primo ministro indiano Narendra Modi e il suo partito nazionalista hindu Bharatiya Janata Party (Bjp) hanno rispolverato un piano potenzialmente divisivo per emanare una serie di leggi personali uguali per tutte le confessioni religiose.

Attualmente, in India si osserva la coesistenza di un “diritto territoriale” a cui sottostanno tutti i cittadini indiani, e di una serie di diritti personali (le Personal Law), che intervengono soprattutto per regolare gli aspetti del “diritto di famiglia”, che si declinano in termini religiosi in base all’appartenenza a una certa comunità.

Secondo il Bjp il codice comune è necessario per garantire la giustizia di genere e l’uguaglianza attraverso l’applicazione uniforme delle Personal Law, e per promuovere l’unità nazionale e l’integrazione.

A sostenere la proposta anche alcuni gruppi per i diritti delle donne musulmane, che affermano sia assolutamente necessaria una riforma per porre fine alle discriminazioni di genere all’interno della minoranza islamica.

Le questioni chiave delle Personal Law islamiche che sarebbero da rivedere nella formulazione del Codice civile comune riguardano infatti: l’età minima per il matrimonio, la poligamia e le questioni relative all’eredità.

Le prossime elezioni politiche in India dovranno tenersi entro maggio 2024 e seguiranno le imponenti vittorie del Bjp riscosse nel 2014 e nel 2019.

Le voci critiche affermano che il vero motivo della campagna per il Codice civile comune sia quello di polarizzare gli elettori lungo linee religiose - targettizzando specialmente la comunità islamica, la più grande minoranza del Paese con circa 200 milioni su 1,4 miliardi di abitanti, che è nettamente contraria al piano del partito di governo – e trarre vantaggio dalla forte maggioranza hindu.

(Fonte: Confronti - Foto: Wikimedia Commons)