Un luogo d’incontro fra cristianesimo e zen

Il Centro Bodhi Zendo, nel distretto di Madurai, nel sud dell’India, da 25 anni è al servizio del dialogo, della pace interreligiosa e della trasformazione di se stessi. Su questo luogo d’incontro fra cristianesimo e zen, proponiamo l’articolo scritto dal padre gesuita Arokia Samy, della Provincia di Madurai, su “Gesuiti 2022. La Compagnia di Gesù nel mondo”.
Bodhi Zendo celebra 25 anni di esistenza, 25 anni di servizio al dialogo, alla pace interreligiosa e alla trasformazione di se stessi. Bodhi Zendo è il magnete internazionale della Provincia di Madurai. È stato il primo e unico centro di meditazione zen in India. Ho il privilegio di essere il primo maestro zen indiano autorizzato dal mio maestro giapponese, Yamada Koun, roshi (= vecchio insegnante), che appartiene al movimento zen laico di Sanbo Kyodan. I maestri zen del Sanbo Kyodan insegnano ora in tutto l’Occidente.
Bodhi Zendo è un centro di formazione e di pratica zen che per 25 anni è stato un luogo di presa di consapevolezza e di auto-realizzazione nelle colline di Kodai. Attira studenti da tutto il mondo, naturalmente anche indiani, in particolare indù, e anche alcuni musulmani. Così Bodhi Zendo è diventato anche un centro di dialogo nella pratica, e i praticanti trovano qui un luogo ideale per la loro Sadhana, in mezzo alla bellezza di lussureggianti valli verdi. Molti trovano la pace del cuore nel silenzio e nella vita comune.
Il Centro è aperto a tutti gli spiriti in ricerca, indipendentemente dalla religione, dalla nazionalità, dalla casta, dal colore, dalla cultura, dallo status, ecc. Chiunque sia sinceramente alla ricerca nella vita spirituale è il benvenuto. Ogni anno centinaia di persone vengono qui e trovano la loro pace interiore in questo che è diventato un ben noto centro internazionale di meditazione zen. Il centro può ospitare da 35 a 40 persone alla volta, con possibilità di stanze individuali, e finora sta funzionando senza difficoltà grazie a Dio e al generoso sostegno di persone di buona volontà.
Stiamo anche portando avanti alcuni progetti sociali per bambini e donne poveri, sostenuti dai miei studenti e amici. La meditazione zen, separata dalle questioni sociali, non può che rivelarsi unilaterale e cieca, perché la presa di consapevolezza e la compassione sono il cuore pulsante dello zen.
Dopo aver terminato i miei studi zen sotto la guida del mio maestro, ho visitato il famoso Zuiganji a Matsushima accompagnato da una suora giapponese, Junko Isshihara, e ho incontrato il roshi Hirano Sojo. Dopo un profondo inchino alla suora, il roshi disse: “Voi cristiani, in particolare le suore, siete così compassionevoli, prendendovi cura dei poveri. Ma purtroppo non avete l’illuminazione! Noi monaci giapponesi abbiamo l’illuminazione, ma parliamo di compassione e non la pratichiamo. Se noi, cristiani e zen, ci uniamo, non potrà esservi di meglio per il mondo!”.
Il maestro zen giapponese Dogen ha scritto: “Studiare la Via di Buddha è studiare il sé; studiare il sé è dimenticare il sé; dimenticare il sé è essere realizzati da miriadi di cose. Quando sei realizzato da una miriade di cose, il tuo corpo e la tua mente, così come i corpi e le menti degli altri, svaniscono. Non resta traccia dell’illuminazione e questa non-traccia continua all’infinito”.
Dimenticare il sé significa lasciare andare ogni egoismo auto-centrato e diventare luogo aperto (Lichtung) per gli esseri del mondo. Perché, nello zen, il mondo è il sé, il sé è il mondo. L’esperienza zen, per i cristiani, è morire al nostro ego ed essere trasformati nella forma cristica; per i non cristiani significherà indossare cuore e mente del Buddha. Tutti coloro che vengono al Centro sono almeno un po’ trasformati quando vanno via.
Il mio maestro Yamada Koun era meravigliosamente aperto ai cristiani e al cristianesimo. Diceva che l’incontro tra il cristianesimo e lo zen era una speranza per il mondo moderno. Nel 1986, a Roma, incontrai l’assistente del Padre Generale, P. Michael Amaladoss, e gli parlai del roshi, di come aiutava e guidava noi cristiani. Quell’anno il roshi celebrava le nozze d’oro con sua moglie e così dissi che sarebbe stato bello se il Generale avesse mandato loro un messaggio.
Il Generale mandò al roshi una bella nota di apprezzamento per il suo lavoro, di cui cito alcune frasi: “Ho sentito parlare del suo lavoro generoso e premuroso nel guidare le persone sulla via dello zen … La sua guida illuminata ha aiutato molte persone ad approfondire la loro esperienza religiosa e a rafforzare la loro vita di contemplazione e di preghiera. Lei ha anche molto incoraggiato il dialogo tra buddhismo e cristianesimo e la costruzione di un mondo pacifico e unito”. (Peter-Hans Kolvenbach, SJ, Superiore Generale della Compagnia di Gesù, 3 dicembre 1986).
In uno dei suoi discorsi, P. Enomiya Lassalle, che mi ha aperto le porte del Giappone e dell’esperienza zen, ha detto che il futuro della religione e della spiritualità sarà advaita e zen. Lo zen è una meravigliosa via di spiritualità: è mistico, è centrato sulla natura e sulla vita, è giocoso e umoristico, è anche paradossale nella sua pratica del koan, un metodo utile a portare la presa di consapevolezza nella vita quotidiana. Lo zen è molto incentrato sulla terra e sul corpo e il suo obiettivo è la liberazione di tutti gli esseri. Che tutti gli esseri siano felici!
(Fonte: jesuit.global/it – “Gesuiti 2022. La Compagnia di Gesù nel mondo” – Photo: Peter Thoeny)