Myanmar: con la leva obbligatoria dilaga il lavoro minorile

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La leva militare ordinata dalla giunta del Myanmar ha aggravato la carenza di lavoratori causata dalla guerra civile del Paese, e il vuoto viene colmato da minori. A denunciarlo a Radio Free Asia – rilanciata da AsiaNews – sono alcuni gruppi locali per i diritti dei lavoratori che parlano di un aumento del lavoro minorile in Myanmar nel 2024 rispetto agli anni precedenti. Tra i settori coinvolti la produzione di indumenti, l’agricoltura, i servizi di ristorazione, il lavoro domestico, le costruzioni e il commercio ambulante.

Della piaga del lavoro minorile, in una nazione fortemente provata dalla guerra, parla anche l’agenzia vaticana Fides, che sottolinea come nel tormentato Myanmar, attraversato da un conflitto civile da oltre tre anni, si registra un’esplosione del fenomeno, come rilevano osservatori della comunità internazionale, rapporti delle Nazioni Unite, e come confermano fonti dell’agenzia nella nazione.

La guerra civile, infatti, ha generato una carenza di lavoratori e inoltre, negli ultimi mesi, il fenomeno dell’emigrazione dei giovani – che fuggono dal paese per evitare la legge di leva obbligatoria, approvata nel febbraio scorso – ha ulteriormente aggravato il fenomeno della scarsità di lavoratori, che si cerca di colmare ricorrendo al reclutamento di minori, da impiegare nelle mansioni più disparate.

Si tratta di una grave violazioni dei diritti dell’infanzia e delle categorie più vulnerabili , hanno affermato esperti dell’Onu. Secondo gli osservatori, l’aumento del lavoro minorile è anche uno degli effetti collaterali della controversa legge sul servizio militare obbligatorio con cui la giunta militare al potere ha cercato di rimpolpare i ranghi delle sue forze armate, in seguito alle pesanti perdite subìte a causa degli attacchi coordinati delle Forze di difesa popolare e degli eserciti legati alle minoranze etniche. Per evitare di combattere nelle file dell’esercito birmano, migliaia di giovani sono fuggiti nei territori controllati dai ribelli oppure all’estero.

In un recente rapporto pubblicato dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), si rileva l’aumento dei livelli di lavoro minorile e, sebbene l’ILO non sia stata in grado di fornire cifre esatte, il testo ricorda che “i tassi di lavoro minorile nei paesi colpiti da conflitti sono superiori del 77% rispetto alle medie globali”. L’ILO ha invitato il Myanmar ad adottare misure decisive per porre fine al lavoro minorile, mentre nel paese la situazione della sicurezza è peggiorata, con oltre tre milioni di sfollati interni, un terzo dei quali sono bambini.

“Siamo profondamente preoccupati per il deterioramento della situazione e l’escalation del conflitto in Myanmar”, ha affermato Yutong Liu, rappresentante dell’ILO per il Myanmar. “Sempre più bambini vivono in povertà, subiscono restrizioni di movimento o sono costretti a spostarsi, il che li rende sempre più vulnerabili al lavoro minorile. I bambini devono essere protetti e devono essere un faro di speranza per il futuro del Paese”, ha ricordato.

Il lavoro minorile, notano fonti di Fides sul campo, è diffuso in vari settori, come la produzione di abbigliamento, l’agricoltura, la ristorazione, il lavoro domestico, l’edilizia, la vendita ambulante. La Federazione dei lavoratori del Myanmar nota che, in un paese in cui i lavoratori hanno già una tutela limitata dei diritti, i bambini sono particolarmente vulnerabili allo sfruttamento.

Nonostante le diffuse violazioni, sono tuttavia ben poche le denunce degli abusi e le patenti violazioni dei diritti dei minori vengono spesso ignorate nelle fabbriche o dalle aziende dove spesso i minorenni cercano lavoro utilizzando carte d’identità appartenenti a parenti o amici più anziani.

Va notato che, nel 2020, il Myanmar ha ratificato la disposizione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro sull’età minima lavorativa, ma il colpo di stato e poi l’esplosione del conflitto civile ha creato un autentico sconvolgimento nel tessuto sociale della nazione.

“Le famiglie, ridotte in povertà a causa del conflitto, spesso non non hanno altra scelta che mandare i propri figli a lavorare”, nota una fonte di Fides, mentre un rapporto pubblicato nel giugno scorso dal Programma Onu per lo sviluppo ha rilevato che il 75% della popolazione del Myanmar, ovvero 42 milioni di persone, vive in povertà.

Riferisce un sacerdote di Yangon: “Nelle parrocchie cattoliche, laddove è ancora possibile, nelle aree meno interessate dal conflitto, si cerca di avere un’attenzione speciale per i bambini, celebrando ad esempio una speciale messa per loro, portandoli a essere vicini a Gesù in questa condizione di sofferenza per loro e per le loro famiglie, cercando di venire incontro i loro bisogni materiale, relazionali, spirituali. I bambini sono coinvolti nel canto e nella preghiera. La parrocchia è un’oasi per la loro anima e per la loro vita. Sacerdoti consacrati, laici e catechisti si prendono cura di loro”.

[Photo Credits: Fides]