Myanmar: i gruppi armati della resistenza rifiutano l'offerta di negoziati dell'esercito
Dopo l'annuncio, l'aviazione birmana, grazie al sostegno di jet cinesi, ha bombardato la città di Lashio, controllata dalle milizie etniche. I rappresentanti del NUG e dei vari gruppi armati che da tre anni combattono contro la giunta hanno respinto la proposta, affermando che si tratta di una "mossa politica" dettata dalle difficoltà sul campo. Ne riferisce AsiaNews.
YANGON - Le milizie etniche del Myanmar hanno rifiutato un’offerta di pace da parte della giunta militare, la prima dallo scoppio della guerra civile nel 2021. L’esercito, responsabile del colpo di Stato che ha aperto la strada a un conflitto che finora, secondo le Nazioni unite, ha ucciso almeno 50mila persone, il 27 settembre ha pubblicato sul quotidiano filo-militare Global New Light of Myanmar un comunicato con cui ha invitato tutti i gruppi armati (definiti “gruppi terroristici ribelli”) a “risolvere politicamente i problemi politici” ed esortandoli anche a prendere parte alle prossime elezioni.
Il Governo di unità nazionale (NUG) in esilio, da cui dipendono le Forze di difesa del popolo (People’s Defence Forces o PDF), ha respinto l’offerta e sottolineato che la giunta non ha l'autorità di indire elezioni. I militari avevano inizialmente annunciato che le elezioni si sarebbero tenute nell'agosto 2023, ma hanno ripetutamente posticipato la data. Avevano anche previsto di iniziare un nuovo censimento della popolazione il primo ottobre in previsione delle votazioni. Ma secondo gli esperti sarebbe un'operazione impossibile da condurre a causa dei diffusi combattimenti e che secondo la popolazione, invece, servirebbe solo a reclutare la popolazione civile tra i ranghi dell’esercito, stremato dopo tre anni di guerra.
Il portavoce del NUG, Nay Phone Latt, ha inoltre ribadito che gli ex deputati al governo e alcuni gruppi di opposizione (il Fronte nazionale Chin, il Partito progressista nazionale Karenni e l’Unione nazionale Karen) avevano già presentato all’esercito una loro proposta di pace a inizio anno, che era stata prontamente rifiutata. Si tratta di una serie di precondizioni che l’esercito deve accettare affinché si verifichino dei colloqui, tra cui la fine di ogni tipo di coinvolgimento in politica da parte dei militari, il comando di un governo civile sulle forze armate, la promulgazione di una nuova Costituzione che incarni il federalismo e i valori democratici, l'istituzione di una nuova unione federale democratica e di un sistema di giustizia transitoria.
“Quello che vediamo è che le loro offerte sono idee di più di 70 anni fa. Non le accetteremo e non le discuteremo e, ripensando alle dichiarazioni che abbiamo ripetutamente espresso, vorrei dire che non c'è bisogno di pensarci”, ha dichiarato Padoh Saw Kalae Say, portavoce dell'Unione nazionale Karen.
I vari governi del Myanmar che si sono succeduti, incluso quello guidato da Aung San Suu Kyi, spodestato con il colpo di Stato, hanno ripetutamente firmato tregue con varie fazioni di gruppi armati. Ma in questo caso le milizie etniche sembrano determinate a non scendere a patti.
Lway Yay Oo, portavoce dell'Esercito di liberazione nazionale Ta'ang (TNLA), ha affermato: "L'idea che i gruppi armati debbano abbandonare la loro lotta e partecipare alle elezioni, come proposto dalla giunta, è completamente irrealistica. In un momento in cui stanno perdendo territorio e affrontando una sconfitta militare, questa mossa mira a risollevare il morale delle loro truppe e a passare a una strategia politica. Non è altro che una manovra politica”.
Poche ore dopo l’annuncio da parte dei militari, l’aviazione birmana ha colpito la città di Lashio, capoluogo dello Stato Shan. Almeno due civili sono rimasti uccisi nei bombardamenti lanciati contro il mercato e le aree residenziali. La città è attualmente amministrata dal Lashio Reconstruction Group, istituito dall’Esercito dell'Alleanza nazionale democratica del Myanmar (MNDAA) che ha liberato la città insieme ad altri gruppi armati dopo un mese di combattimenti. Da circa un anno i militari stanno registrando perdite nei territori lungo le aree di confine, gli stessi luoghi su cui le milizie etniche da decenni rivendicano il controllo. Ma allo stesso tempo, secondo The Irrawaddy, continua la fornitura di armamenti da parte cinese: il mese scorso, per esempio, sono stati consegnati alla giunta militare altri sei caccia da combattimento.
[Fonte e Foto: AsiaNews]