Terremoto in Myanmar: operatore Pime, “dramma che si aggiunge al dramma”

Di Antonella Palermo
“Non avevo mai sperimentato una scossa così forte”: così Livio Maggi, operatore umanitario del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere) in Myanmar, commenta a caldo a Tra Cielo e Terra i danni catastrofici provocati dal sisma che ha colpito il sud-est asiatico e che ha raggiunto un’intensità di 7,7 gradi della scala Richter, causando numerosi crolli di edifici e morti già stimati in centinaia.
Ci parla da Yangon dove manca l’elettricità ma non ci sono vittime. “Il dramma è al nord e al centro del Paese, dove la situazione già normalmente è drammatica. In quella zona infatti, proprio lì, le tensioni tra gli oppositori al regime e i militari sono molto alte. E chi ci rimette è sempre la povera gente”. Mandalay, Taungoo, Bago, Naypyidaw alcune delle città maggiormente interessate dalla violenza inaudita delle scosse, dove sono distrutti templi, abitazioni, chiese. “Questa cosa non ci voleva proprio: è come se piovesse sul bagnato. So che il comandante supremo ha dichiarato lo stato di emergenza. Ma cosa vuol dire? Ci si chiede, insomma, cosa succederà, è una condizione che riguarda tutta la nazione? Vuol dire che intervengono sul campo solo i militari? Il fatto è che le capacità economiche qui non sono enormi per azionare strumentazioni di alta qualità. Ciò che è sicuro è che qui la gente è molto, molto generosa. Lo posso davvero testimoniare. Si fa in quattro per gli altri”.
Mentre è scattata la mobilitazione degli organismi caritativi in aiuto delle popolazioni terremotate, Maggi lamenta che, di fatto, “non è cambiato molto negli ultimi tempi” sotto il profilo della guerra civile che continua ad essere in atto nel disinteresse della comunità internazionale. “Ho l’impressione che anzi ci sia un maggior scoraggiamento anche perché sembra proprio che a Trump il Myanmar non interessi molto, e quindi la gente ha paura di essere abbandonata proprio da tutti. Si sente in balìa della Cina e della Russia. Certamente sono stati tagliati tantissimi interventi umanitari”. L’operatore spiega che il blocco dei fondi provenienti da UsAid, e di cui tantissime organizzazioni locali e straniere hanno potuto beneficiare, sta penalizzando molto, tanto che le stesse sono “ridotte molto male. Tuttavia – sostiene -, a qualcuna di queste realtà pare sia stato concesso di continuare a lavorare, quindi presumo ci sarà una revisione di tutte queste restrizioni. Però tantissimi ne hanno risentito”.
Maggi precisa che nell’ex-Birmania la guerra non è di carattere religioso, che in alcune zone la resistenza al sistema imposto si intreccia con il radicalismo espresso dalle minoranze tribali, le quali in molti casi si identificano in fedi che non sono quella buddista. Il contesto è assai complesso e a seconda delle regioni il conflitto assume connotazioni diverse che si stratificano sulla comune radice di opposizione al governo della giunta militare. La società birmana è sfilacciata e prostrata: “I giovani sono andati via tutti, la scuola è disertata e noi stiamo cercando di dare qualche opportunità”. Parla dei progetti portati avanti da New Humanity, frutto del lavoro del PIME, il più consistente dei quali riguarda il campo dell’avviamento al lavoro per persone con disabilità nelle periferie di Yangon, e nelle città di Taunggyi, capitale dello Stato di Shan, e di Kengthung, nella parte orientale del Paese.
Oggi il Papa ha fatto giungere il suo messaggio di cordoglio e solidarietà alle popolazioni colpite: “profondamente addolorato per la perdita di vite e la diffusa devastazione causata dal terremoto nel Sud-est asiatico, in particolare in Myanmar e Thailandia”, Francesco prega per le vittime e si dice vicino “a tutti coloro che sono stati colpiti da questa tragedia”, si legge nel telegramma a firma del cardinale Pietro Parolin. Il Pontefice prega anche per il personale di emergenza impegnato “nella cura dei feriti e degli sfollati”.
“Solo il Papa non ha mai smesso di pregare per il Myanmar – sottolinea Maggi -. È l’unico che ha tenuto viva anche in questi ultimi due anni l’attenzione su di noi. Ogni domenica lo ha fatto. Nessun altro lo ha fatto. E noi lo abbiamo sentito con forza e riconoscenza”.
[Foto: FreeMalaysiaToday.com/Facebook pic/CC BY 4.0 Deed]