Armenia: Erevan conta sull'Unione Europea nel negoziato con Baku

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Il ministro degli Esteri armeno armeno ha espresso soddisfazione per l'ampliamento della missione Euma, che ha lo scopo di tutelare la sicurezza delle vittime del conflitto in Nagorno Karabakh. L'Azerbaigian l'ha più volte contestata, ritenendo sufficiente la presenza dei militari russi. Ma per il suo futuro Erevan guarda a Bruxelles molto più che a Mosca. Ne parla Vladimir Rozanskij su AsiaNews.

Secondo quanto dichiarato durante un briefing dal ministro degli esteri armeno Ararat Mirzoyan, la missione civile degli osservatori dell’Unione europea in Armenia ha una “importanza vitale” per la sicurezza di tutto il Paese, e soprattutto sulle frontiere con l’Azerbaigian. Egli ha espresso la soddisfazione del governo di Erevan per la decisione della Ue di ampliare la missione, aumentando il numero dei suoi membri e allungando il periodo del suo mandato.

La missione Euma era iniziata il 20 febbraio 2023 di fronte all’acuirsi delle tensioni tra Armenia e Azerbaigian, che hanno portato poi all’occupazione del Nagorno Karabakh, reintegrato nella repubblica azera dopo una guerra durata trent’anni, e riaccesasi in parallelo con i conflitti della Russia con Georgia e Ucraina. Proprio la passività delle forze di pace di Mosca sulle frontiere ha spinto gli armeni a cercare maggiore sostegno da parte dell’Europa, che ha deciso di rispondere secondo i principi di Politica comune di difesa e sicurezza (Csdp) con un gruppo di 138 osservatori per una missione di due anni, che lo scorso 11 dicembre sono stati integrati con altri membri fino a 209 persone, aggiungendo altri due anni di attività sul campo.

Il centro operativo della missione europea si trova a Ekhegnadzor, nella regione armena di Bajots-Dzorsk, ed è attiva anche un’altra base a Idževan nella regione di Tavuš. Lo scopo dell’iniziativa è l’aiuto alla stabilizzazione della situazione nelle zone di frontiera dell’Armenia, il rafforzamento della fiducia e della sicurezza delle persone rimaste vittime in vario modo del conflitto, ora soprattutto dei profughi armeni che hanno abbandonato il Nagorno Karabakh, e anche la ricerca di condizioni che favoriscano la normalizzazione delle relazioni tra Armenia e Azerbaigian con il sostegno della Ue.

Baku ha più volte contestato il sostegno europeo all’Armenia, ritenendo sufficiente la presenza dei militari russi, che secondo gli azeri dovrebbero occuparsi della de-militarizzazione della zona. La presenza di forze armate armene, secondo l’Azerbaigian, è il fattore che impedisce di arrivare rapidamente a un accordo di pace, permettendo di giungere a una demarcazione condivisa delle frontiere. I russi vogliono mostrarsi neutrali tra i due contendenti, fungendo di fatto da copertura delle azioni militari dell’Azerbaigian, ma senza esercitare eccessive pressioni a loro volta sull’Armenia, non volendo considerarla “in uscita” dalle storiche alleanze post-sovietiche, concedendola all’influenza europea.

Mirzoyan ha invece insistito proprio sugli sviluppi della collaborazione di Erevan con la Ue, che prevedono la realizzazione di diversi altri progetti. A suo parere, “le relazioni tra l’Armenia e l’Unione europea sono in una fase di apertura di nuovi processi a lungo termine, e gli argomenti di cui discutere si stanno accumulando sui tavoli delle trattative”. Alcuni progetti dipendono dall’Accordo di partenariato “onnicomprensivo e ampliato” già esistente, altri si aggiungono anche al di fuori del documento approvato. Il ministro ha concluso assicurando che “nonostante tutte le sfide che stiamo affrontando, l’Armenia continua sulla strada di ampie riforme democratiche, che ci avvicinano sempre di più all’Europa”.

Alle affermazioni di Mirzoyan fanno eco le parole del suo omologo della Grecia, Yorgos Gerapetritis, presente a Erevan in rappresentanza della Ue, secondo il quale questi progetti sono molto importanti non soltanto per l’Armenia, ma per tutta l’Unione europea, che considera il Paese caucasico “una parte importante dell’Europa”, e garantendo il pieno sostegno al cammino intrapreso. Un’azione comune messa a punto di recente è quella del cosiddetto “Incrocio della pace”, un piano funzionale allo sblocco delle comunicazioni e degli itinerari di trasporto in tutte le zone sensibili. Il ministro armeno garantisce che l’Armenia “è decisa in modo inequivocabile sulla questione del ristabilimento della pace, nonostante gli ostacoli, i rallentamenti e gli atteggiamenti distruttivi, e raggiungeremo l’obiettivo il più rapidamente possibile”.

(Fonte: AsiaNews - Vladimir Rozanskij; Foto: Eunews)