Guerra in Ucraina: qualcosa si muove?

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Nel super-vertice con gli alleati a Washington, Trump mostra un fronte euro-atlantico unito sull’Ucraina e annuncia il possibile incontro tra Zelensky e Putin, ma restano divergenze e incognite. Il focus dell’ISPI.

Il 18 agosto del 2025 è stato certamente il giorno migliore per l’Ucraina dopo tanto tempo, ma è ancora difficile immaginare che la guerra finisca presto. Per quanto semplice, probabilmente quest’analisi di Stephen Collinson per la CNN sintetizza in modo efficace l’esito del super-vertice di ieri alla Casa Bianca, dove il presidente americano Donald Trump ha ricevuto l’omologo ucraino Volodymyr Zelensky e diversi leader europei. Il principale risultato del summit è un’intesa di massima su un futuro incontro bilaterale tra il Capo di Stato ucraino e il presidente russo Vladimir Putin, a cui si aggiungerebbe poi anche Trump, che dovrebbe tenersi nei prossimi giorni (o settimane). L’ipotesi è che si tenga a Ginevra, in Svizzera, e il ministro degli Esteri russo ha già dichiarato che Mosca “non rifiuta alcun tipo di incontro, bilaterale o trilaterale, sull’Ucraina”. Secondo fonti dell’agenzia Afp, Putin avrebbe proposto di incontrare Zelensky a Mosca, durante la sua ultima chiamata con Trump. La stampa internazionale esalta il clima positivo e disteso degli incontri di ieri, in particolare quello con Zelensky, che difficilmente poteva andare peggio rispetto all’umiliazione pubblica subita nello Studio Ovale a febbraio scorso. I partner europei, che hanno fatto da ‘scorta politica’ a Zelensky, hanno dato una chiara (quanto insolita) dimostrazione di unità, ma continuano ad esserci divergenze e sensibilità diverse su quello che sarà il futuro assetto ucraino. Ad alimentare le incertezze resta l’attesa per il riscontro di Mosca. “Spero che il presidente Putin si comporti bene, e se non lo farà, la situazione diventerà difficile”, ha detto oggi Trump a Fox News. “Auspico che il presidente Zelensky faccia quello che deve fare. Deve mostrare una certa flessibilità“, ha aggiunto.

Trump, tra Europa e Putin?

I leader europei – dal presidente francese Emmanuel Macron alla premier italiana Giorgia Meloni, passando per il primo ministro britannico Keir Starmer e i leader UE e NATO Ursula von der Leyen e Mark Rutte –  si sono alternati in dichiarazioni davanti alle telecamere per cercare di infondere a Trump la motivazione necessaria per schierarsi dalla parte dell’Ucraina, dopo che il vertice con Putin in Alaska aveva palesemente avvicinato le posizioni americane a quelle russe, in una cornice di sfarzosa riabilitazione per il presidente del paese che ha aggredito l’Ucraina a febbraio 2022. L’ipotesi di un cessate il fuoco come precondizione per trattative di pace è definitivamente archiviata, esattamente come auspicato dal Cremlino. “Si vede chiaramente che il capo degli Stati Uniti e la sua squadra vogliono raggiungere un risultato che sia a lungo termine, stabile e affidabile“, ha dichiarato in un’intervista il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov. “A differenza degli europei, che ripetevano ovunque che serviva solo il cessate il fuoco, ma che dopo avrebbero continuato a fornire armi all’Ucraina“, ha aggiunto il capo della diplomazia russa. Lo stesso Trump, parlando con Zelensky, ha dichiarato apertamente che il cessate il fuoco “non è necessario”, per poi aggiungere: “So che potrebbe essere positivo averlo, ma capisco anche strategicamente perché un Paese o l’altro possa non volerlo”, lasciando intendere che le parti in conflitto temono che una tregua dia all’altro il tempo di rafforzare le proprie posizioni sul campo.

Cordialità o piaggeria?

I resoconti della stampa americana e internazionale insistono sugli elementi ‘di colore’ del vertice, ad esempio il fatto che Zelensky abbia accettato di indossare un completo nero (ma senza la cravatta, che indosserà solo in tempo di pace) o gli elogi riservati da Trump al termine del vertice ai vari Macron, Stubb, Starmer, Rutte e Meloni. Il New York Times, tuttavia, giudica criticamente tali aspetti, scrivendo che alla Casa Bianca è andata sì in scena “una lezione magistrale di diplomazia” ma “nel corteggiare Trump”.  “I leader del mondo occidentale – scrive Shawn McReesh sul quotidiano della Grande Mela – negli ultimi mesi sono stati iscritti a un corso intensivo di Trumpologia. Uno dopo l’altro, presidenti e primi ministri dei paesi europei si sono recati a Washington, imparando lezioni su come gestire al meglio l’uomo subdolo che siede dietro la grande scrivania nella stanza rivestita d’oro a forma di Ovale”. Fuor di metafora, i partner europei hanno capito che l’unico modo per aver a che fare con Trump senza provocare incidenti è di blandirlo, compiacerlo, lasciando spazio a un po’ di humor e leggerezza, come quando Zelensky ha consegnato a Trump una lettera della moglie Olena Zelenska perché, a sua volta, la desse alla First Lady, Melania Trump. Zelensky ha anche donato a Trump una mazza da golf speciale, un dono che gli è stato consegnato da un soldato ucraino ferito in battaglia.

Cosa può andare storto?

Insomma, è stato un vertice di splendida forma, ma di pochissima sostanza. I leader presenti, Trump compreso, hanno ostentatamente fatto di tutto per rimarcare elementi positivi e possibili opportunità, evitando però discussioni su questioni specifiche che avrebbero potuto rovinare la giornata. Merz e Macron, in particolare, avrebbero preferito che la tregua come precondizione per trattare la pace restasse come ipotesi sul campo. Si è parlato molto, nei giorni scorsi, della necessità di fornire all’Ucraina garanzie di sicurezza dopo un eventuale accordo di pace. Nell’intervista di oggi alla Fox, Trump ha persino ipotizzato che gli USA potrebbero tutelare la sicurezza dell’Ucraina attraverso il supporto aereo. Alcuni alleati europei, Italia in testa, spingono per l’ipotesi di fornire garanzie sul modello dell’Articolo 5 della NATO, senza però l’adesione formale di Kiev all’Alleanza atlantica. Resta da capire se Putin accetterebbe mai un’Ucraina con lo status di membro de facto, anche se non de iure, della NATO, o l’ipotesi che in Ucraina vengano dispiegate forze internazionali per mantenere la pace “con il coordinamento americano”, una formulazione piuttosto oscura. Senza contare il tema dello “scambio di territori”, tormentone della vigilia toccato solo in parte durante il vertice, al netto della mappa dell’Ucraina mostrata da Trump a favore di telecamera e poi regalata a Zelensky. Insomma, il super-vertice alla Casa Bianca è stato un momento positivo, ma la strada verso la pace è ancora decisamente in salita.

[Fonte e Foto: ISPI]