Il Papa in Lussemburgo, "nel mondo pericolosa sclerosi della memoria, si compiono i medesimi errori, si rinnovano inutili stragi"
Il discorso alle autorità durante la visita al Granducato. "Impellente bisogno che chi ha autorità si impegni in trattative per la soluzione dei conflitti".
"Vi è un impellente bisogno che quanti sono investiti di autorità si impegnino con costanza e pazienza in oneste trattative in vista della soluzione dei contrasti, con l’animo disposto a individuare onorevoli compromessi, che nulla pregiudicano e che invece possono costruire per tutti sicurezza e pace". Lo ha detto papa Francesco nel suo discorso nel 'Cercle Cité' alle autorità e alla società civile del Lussemburgo, nel primo dei quattro giorni di viaggio che lo porteranno stasera anche in Belgio, dopo aver reso visita stamane a Palazzo il granduca Enrico e incontrato il primo ministro Luc Frieden.
Secondo il Pontefice, "il Lussemburgo può mostrare a tutti i vantaggi della pace rispetto agli orrori della guerra, dell’integrazione e promozione dei migranti rispetto alla loro segregazione - e su questo vi do tante grazie: quello spirito di accoglienza dei migranti e anche dare loro un inserimento nella vostra società, questo arricchisce -, i benefici della cooperazione tra le Nazioni a fronte delle nefaste conseguenze dell’indurimento delle posizioni e del perseguimento egoistico e miope o addirittura violento dei propri interessi".
"A motivo della sua particolare posizione geografica, sul confine di differenti aree linguistiche e culturali, il Lussemburgo si è trovato spesso ad essere al crocevia delle più rilevanti vicende storiche europee; per ben due volte, nella prima metà del secolo scorso, ha dovuto subire l’invasione e la privazione della libertà e dell’indipendenza", ha proseguito Francesco. "Ammaestrato dalla sua storia - la storia è maestra della vita -, a partire dalla fine della seconda guerra mondiale, il vostro Paese si è distinto nell’impegno per la costruzione di un’Europa unita e solidale, nella quale ogni Paese, piccolo o grande che fosse, avesse il suo proprio ruolo, lasciando finalmente alle spalle le divisioni, i contrasti e le guerre, causate da nazionalismi esasperati e da ideologie perniciose". "Le ideologie sempre sono un nemico della democrazia", ha sottolineato.
"Va pure riconosciuto - ha detto ancora il Papa - che quando prevalgono logiche di scontro e di violenta contrapposizione, i luoghi che si trovano al confine tra potenze che confliggono finiscono per essere - loro malgrado - pesantemente coinvolti. Quando invece gli spiriti finalmente ritrovano vie di saggezza, e alla contrapposizione sostituiscono la cooperazione, allora questi stessi luoghi diventano i più adatti a indicare, non solo simbolicamente, le esigenze di una nuova epoca di pace e le strade da percorrere".
Non fa eccezione a questa regola il Lussemburgo, "socio fondatore dell’Unione Europea e delle Comunità che l’hanno preceduta, sede di numerose istituzioni europee, tra le quali la Corte di Giustizia dell’Unione, la Corte dei Conti e la Banca degli Investimenti. E questo si fa sempre con la pace, non dimentichiamo che la guerra sempre è una sconfitta. La pace - il Lussemburgo ha una storia di costruzione della pace - è necessaria. È molto triste che oggi in un Paese dell’Europa gli investimenti che danno più reddito sono quelli delle fabbriche delle armi. È molto triste", ha osservato.
Per il Pontefice, "il Lussemburgo è un Paese dalle porte aperte, una bella testimonianza di non discriminazione e non esclusione". A questo proposito, ha voluto citare le parole pronunciate da San Giovanni Paolo II quando, nel 1985, visitò il Lussemburgo: "Il vostro Paese - disse durante la cerimonia di benvenuto - resta fedele alla sua vocazione di essere, in questo importante crocevia delle civiltà, un luogo di scambi e di cooperazione intense tra un numero sempre maggiore di Paesi. Auspico ardentemente che questa volontà di solidarietà unisca sempre più le comunità nazionali e si estenda a tutte le nazioni del mondo, in particolare alle più povere". "Nel fare mie tali affermazioni - ha aggiunto Francesco -, in particolare rinnovo l’appello affinché si instaurino relazioni solidali tra i popoli, in modo che tutti possano diventare partecipi e protagonisti di un ordinato progetto di sviluppo integrale".
Il Papa ha anche chiesto "che sia sempre vigile l’attenzione a non trascurare le Nazioni più svantaggiate, anzi, che esse siano aiutate a risollevarsi dalle loro condizioni di impoverimento. Questa è una via maestra per fare in modo che diminuisca il numero di quanti sono costretti a emigrare, spesso in condizioni disumane e pericolose". Il Lussemburgo, "con la sua storia peculiare, con la sua altrettanto peculiare posizione geografica, con poco meno della metà degli abitanti provenienti da altre parti dell’Europa e del mondo, sia di aiuto e di esempio nell’indicare il cammino da intraprendere per accogliere e integrare migranti e rifugiati. E voi siete un modello di questo".
Purtroppo, ha lamentato Bergoglio, si "deve constatare considerare il riemergere, anche nel continente europeo, di fratture e di inimicizie che, invece di risolversi sulla base della reciproca buona volontà, delle trattative e del lavoro diplomatico, sfociano in aperte ostilità, con il loro seguito di distruzione e di morte. Sembra proprio che il cuore umano non sappia sempre custodire la memoria e che periodicamente si smarrisca e torni a percorrere le tragiche vie della guerra. Siamo smemorati in questo".
"Per sanare questa pericolosa sclerosi - ha concluso -, che fa ammalare gravemente le Nazioni e aumenta i conflitti e rischia di gettarle in avventure dai costi umani immensi, rinnovando inutili stragi, occorre alzare lo sguardo verso l’alto, occorre che il vivere quotidiano dei popoli e dei loro governanti sia animato da alti e profondi valori spirituali. Saranno questi valori a impedire l’impazzimento della ragione e l’irresponsabile ritorno a compiere i medesimi errori dei tempi passati, aggravati per giunta dalla maggiore potenza tecnica di cui l’essere umano ora si avvale". Il Lussemburgo "è proprio al centro della capacità di fare l’amicizia ed evitare queste strade. Io direi: è una delle vostre vocazioni".
Queste infine le parole vergate di suo pugno e sottoscritte da papa Francesco sul Libro d'onore durante la sua visita al Palazzo Granducale: "La tutela della dignità della persona, il servizio al bene comune, il dialogo e la collaborazione internazionale: ecco cosa rende grande uno Stato".
[Foto: Vatican Media]