Il Premio Templeton a Bartolomeo: “una teologia dell’interconnessione contro la distruzione del creato”

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Il premio per chi sa fondere scienza e spiritualità. Durante il viaggio, il Patriarca Ecumenico ha incontrato Donald Trump, il presidente della Camera Usa e il presidente ucraino Zelensky, ha discusso col segretario generale Guterres del ruolo dell’ONU e compiuto gesti simbolici nella città di New York. Ne riferisce Maddalena Maltese sul Sir.

In una cerimonia solenne tenutasi mercoledì sera al Lincoln Center di New York, Sua Santità Bartolomeo I, Patriarca Ecumenico di Costantinopoli e guida spirituale di oltre 300 milioni di cristiani ortodossi, ha ricevuto il prestigioso Premio Templeton, riconoscimento internazionale che celebra figure di spicco capaci di coniugare scienza e spiritualità nella ricerca del senso profondo dell’esistenza umana. Considerato da molti il “Patriarca verde” per il suo impegno pionieristico in favore dell’ambiente, Bartolomeo è stato premiato per aver saputo “colmare il divario tra comprensione scientifica e spirituale del rapporto dell’umanità con il mondo naturale”, come si legge nella motivazione.

Nel suo discorso di accettazione, il Patriarca ha sviluppato una riflessione sul rapporto tra fede e scienza, parlando di “una liturgia cosmica”, dove non c’è “dissociazione tra fede e scienza”.  “Quando vedo un fisico misurare l’accelerazione dello scioglimento dei ghiacciai nell’Artico e un teologo contemplare i gemiti della creazione, vedo due persone che leggono lo stesso libro – il libro della natura e il libro delle scritture – in lingue diverse” ha spiegato il Patriarca. Bartolomeo che già dal 1997 ha introdotto nella categoria dei peccati, anche quello ecologico ha ribadito che “sbagliamo quando trattiamo la distruzione ambientale come problema di qualcun altro invece di riconoscerla come la crisi spirituale della nostra era”. La sua visione per il futuro è quella di una “teologia dell’interconnessione”, dove “la salute del nostro pianeta e il benessere delle sue popolazioni non sono preoccupazioni separate ma aspetti di una singola realtà”.

La consegna del premio, del valore di 1,1 milioni di dollari, ha segnato il culmine di un viaggio apostolico di dieci giorni negli Stati Uniti, durante il quale il Patriarca ha incontrato anche il presidente americano Donald Trump a Washington. “Il tono dell’incontro è stato cordiale e sincero”, ha dichiarato.

Bartolomeo ha riferito di aver discusso le difficoltà dei cristiani rimasti in Turchia, la guerra in Ucraina e la concessione dell’autocefalia alla Chiesa ortodossa ucraina nel 2019. “Abbiamo parlato delle persecuzioni, delle vittime, dei bambini rapiti, di tutte le tragedie che feriscono la coscienza dell’umanità”, ha detto il Patriarca, esprimendo anche preoccupazione per il calo dei cristiani in Medio Oriente e per la chiusura indefinita della Scuola Teologica di Halki da parte del governo turco.

Altra tappa è stata la visita al Congresso americano, dove Bartolomeo è stato accolto con calore dal Presidente della Camera, Mike Johnson. Nel suo intervento, il patriarca ha sottolineato “l’importanza dei valori spirituali e dell’esercizio virtuoso del potere”, ricordando che “la protezione del creato è una responsabilità che il Creatore ha affidato all’umanità”. Lodando la resilienza degli Stati Uniti fondata sull’uguaglianza delle persone, il patriarca ha aggiunto: “Qui al Campidoglio – la ‘Casa del Popolo’ – vediamo come una giovane nazione sia diventata simbolo di unità nella diversità” .

A New York, durante la settimana di alto livello delle Nazioni Unite, il Patriarca ha incontrato il Segretario generale António Guterres, con cui ha discusso le iniziative del Patriarcato Ecumenico e il ruolo dell’ONU nella promozione della pace globale. Ha anche avuto un colloquio con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che lo ha ringraziato per la solidarietà e il sostegno al popolo ucraino, nonché per le parole pronunciate al Council on Foreign Relations e alla Concordia Foundation.

Lì Bartolomeo ha condannato l’invasione russa definendola “illegale” e ha criticato anche l’atteggiamento della Chiesa russa verso la tragedia ucraina.

Il viaggio ha incluso anche una visita alla chiesa di San Nicholas, ricostruita dopo l’11 settembre, dove il Patriarca ha piantato alberi insieme ai bambini della comunità, in un gesto simbolico di speranza e rinascita e ha poi ricevuto le chiavi della città di New York dal sindaco Eric Adams.

Il Premio Templeton ha concluso questa visita e ha ispirato al Patriarca un appello universale, in cui chiede a tutti di “scoprire che prendersi cura del creato non è un peso, ma un dono: l’opportunità di partecipare alla creatività continua di Dio”. Le sue parole hanno toccato il cuore di una platea interreligiosa e internazionale, confermando il suo ruolo di profeta ecologico e di ponte tra le fedi.

[Fonte: Sir; Foto: Orthodox Observer]