Kiev invita il Papa, ma la via per Mosca resta chiusa

Il ‘sogno’ di papa Francesco di recarsi in visita a Kiev riceve una nuova spinta, ma la strada per potersi realizzare è ancora lunga. Il primo ministro dell’Ucraina, Denys Shmyhal, ricevuto stamane in udienza in Vaticano, ha ribadito al Pontefice l’invito a visitare il Paese. “Sì, il Santo Padre è stato nuovamente invitato – ha risposto subito dopo all’ANSA l’ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, Andrii Yurash -. Questo invito è stato già espresso più volte e sicuramente ripetuto ancora”. E lo stesso Shmyhal ne ha poi parlato ai giornalisti in una conferenza stampa. “Abbiamo parlato della formula di pace e del possibile aiuto di Sua Santità e del Vaticano nel raggiungimento di tutti i passi del piano di pace del presidente Zelensky”, ha detto. “Ho chiesto anche a Sua Santità l’aiuto nel ritorno a casa degli ucraini e dei bambini ucraini che sono detenuti, arrestati, deportati in Russia forzatamente. Inoltre ho invitato il Santo Padre a venire a visitare personalmente il nostro Paese”.
Ma che il Papa vada davvero a Kiev al momento resta solo un’ipotesi poco praticabile, dal momento che il Pontefice ha sempre ripetuto che il suo recarsi in Ucraina deve corrispondere ad una visita anche a Mosca, possibilità quest’ultima ad oggi francamente remota. Il niet della Chiesa ortodossa russa e la pressoché nulla sensibilità di Vladimir Putin e del Cremlino verso le offerte papali di dialogo e per una mediazione di pace da parte della Santa Sede tengono ancora la strada di Bergoglio verso Mosca praticamente sbarrata.
Un tentativo per provare a riaprire un canale di interazione con le autorità russe potrebbe aver luogo durante il viaggio che da domani a domenica Bergoglio si appresta a compiere in Ungheria, il cui governo è tra quelli europei il più vicino alla Russia di Putin, contrario anche all’invio di armi all’Ucraina.
Proprio il colloquio, in programma domani mattina, col primo ministro Viktor Orban, che incontrerà anche la delegazione della Santa Sede guidata dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, potrà essere il momento per esplorare le chance di ammorbidire la renitenza di Putin alle istanze di dialogo vaticane. E Orban, che in patria non fa che proclamarsi “unico alleato del Papa in favore della pace in Ucraina”, potrebbe anche assumere un ruolo di facilitatore.
Intanto oggi, sia “gli sforzi per ristabilire la pace” che la “particolare attenzione all’aspetto umanitario” della guerra in Ucraina – ha fatto sapere la Sala stampa vaticana – sono stati al centro dell’udienza del Papa al premier Shmyhal. Dopo il colloquio privato di 30 minuti, Francesco ha donato al primo ministro ucraino la fusione in bronzo di un fiore che nasce con la scritta ‘La pace è un fiore fragile’.
Rispondendo poi ai giornalisti, Shmyhal ha definito “molto produttivo” il colloquio telefonico di ieri fra il leader ucraino Zelensky e il presidente cinese Xi, affermando di essere “convinto che con questa conversazione si segni una nuova tappa dei nostri rapporti fra Ucraina e Cina. Sono convinto che è un vero inizio dello sviluppo positivo dei nostri rapporti nel futuro”. Il premier ucraino – che mercoledì ha partecipato alla Conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina con il governo e le imprese italiane – ha quindi ribadito che Kiev ha tracciato il suo “cammino verso la pace con la formula di Zelensky” per garantire “una pace stabile, giusta e duratura”.
(Questo articolo è stato pubblicato anche dall’ANSA – Photo: Paul Blake)