Kirill a Orbàn, “grazie per la difesa dei valori cristiani”. E gli conferisce un riconoscimento d’onore

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E’ un esempio, a suo modo limitato, ma comunque estremamente significativo del modo di rapportarsi al potere politico, in particolare a quello più vicino alle posizioni del presidente Vladimir Putin, il messaggio di “congratulazioni patriarcali” inviato dal patriarca di Mosca Kirill al primo ministro ungherese Viktor Orbàn in occasione del suo sessantesimo compleanno, con tanto di conferimento di un riconoscimento d’onore.

“Eccellenza, caro signor Primo Ministro! Mi congratulo di cuore con Lei per il Suo sessantesimo compleanno”, esordisce il patriarca di Mosca nel messaggio pubblicato dal sito della Chiesa ortodossa russa. “Avendo dedicato tutta la tua vita a lavorare a beneficio del Suo paese natale – prosegue Kirill -, Lei ha ottenuto un notevole successo in questo difficile campo e si è guadagnato la reputazione di persona dalle forti convinzioni, leader di Stato responsabile e di principio, pronto a difendere costantemente gli interessi nazionali”.

“In gran parte grazie ai Suoi sforzi attivi – afferma il patriarca -, l’Ungheria si sta muovendo con fiducia lungo il percorso di uno sviluppo socio-economico sostenibile, perseguendo una politica estera e interna indipendente. È gratificante che prestiate molta attenzione alla conservazione dei valori cristiani nella società e al rafforzamento dell’istituto tradizionale della famiglia e del matrimonio”.

“Vi sono grato per aver sostenuto le attività della diocesi di Budapest e d’Ungheria della Chiesa ortodossa russa – si legge ancora nel messaggio augurale, a proposito della diocesi guidata dal metropolita Hilarion -. Con la partecipazione del governo ungherese, le chiese vengono restaurate, vengono realizzati progetti significativi che servono all’illuminazione spirituale delle persone e contribuiscono anche allo sviluppo di legami fraterni tra i nostri popoli”.

“In considerazione del suo significativo contributo all’affermazione dei valori morali tradizionali nella vita della società europea e in relazione alla significativa data personale che si celebra, ritengo giusto onorarla dell’Ordine della Gloria e dell’Onore (I grado) – aggiunge Kirill -. Le auguro buona salute, il generoso aiuto di Dio e ulteriori successi nel lavoro responsabile a beneficio dei concittadini”.

Il sodalizio tra Kirill e Orbàn non è dell’ultima ora. Si ricorderà che nel giugno dell’anno scorso, al momento del sesto pacchetto di sanzioni approvato dall’Unione Europea nei confronti della Russia, fu proprio il primo ministro ungherese, dopo aver ottenuto una clausola sull’embargo del petrolio russo che garantisse a Budapest l’arrivo del greggio via terra grazie all’oleodotto di Druzhba, che riuscì a strappare agli altri 26 Paesi dell’Unione la rimozione dalla black list stilata da Bruxelles del patriarca di Mosca, Kirill.

Quest’ultimo, infatti – ricorda Affari Internazionali -, era stato inserito tra le personalità da sanzionare in quanto, tra le altre cose, “responsabile del sostegno o dell’attuazione di azioni o politiche che minano o minacciano” l’Ucraina e “uno dei più importanti sostenitori dell’aggressione dell’esercito russo contro l’Ucraina”. Budapest, però, si è messa di traverso, dimostrando ancora una volta la sua unicità nell’Unione e approfondendo la faglia che, già allora, stava lacerando quello che un tempo era un blocco unito, il gruppo di Visegrád.

Un successo per l’Ungheria e il suo primo ministro, che in una nota del proprio portavoce affermò come sarebbe stato “inappropriato” inserire il patriarca Kirill tra i soggetti da sanzionare, in quanto ciò avrebbe di fatto negato “i principi fondamentali della libertà religiosa”. Anche se, tra Orbán e il leader della Chiesa ortodossa russa, c’è qualcosa in più del mero formalismo giuridico.

Una “corrispondenza d’amorosi sensi”, avrebbe scritto Ugo Foscolo. Che, a ben guardare, c’è. In Ungheria, la maggioranza della popolazione è religiosa e, in particolare, cattolica. Orbán, al contrario, è calvinista. Anime diverse del cristianesimo, sul quale il primo ministro ungherese ha radicato fortemente il proprio governo e con il quale legittima la propria idea di società e di un ordine alternativo dell’Europa centro-orientale.

Per Orbán la cristianità deve farsi politica e da questo passaggio dipende il futuro dell’Europa. Un concetto che, proprio per quegli “amorosi sensi”, trova sincera accoglienza nel Patriarcato di Mosca. Kirill, del resto, non ha mai mancato nel suo sostegno al concittadino Vladimir Putin, anch’egli di San Pietroburgo come il patriarca. Un “miracolo di Dio”, come lo ha definito, che soprattutto negli ultimi anni si è accorto delle potenzialità agglutinanti dell’ortodossia nello spazio ex sovietico. Ucraina compresa.