L'incursione ucraina in Russia, una settimana dopo

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Kiev rivendica il controllo di mille chilometri quadrati di territorio russo a sette giorni dall'inizio del blitz a Kursk: migliaia i civili sfollati, ma la battaglia si combatte anche nel campo della comunicazione. Questo il punto dell'ISPI.

Un territorio grande quasi quanto la città di Roma, pari a mille chilometri quadrati. È questa, secondo quanto rivendicato dalla leadership di Kiev, la superficie controllata dalle forze ucraine nell’Oblast russo di Kursk, dove sono penetrate la scorsa settimana cogliendo di sorpresa sia Mosca che gli osservatori internazionali. La rapida incursione delle forze ucraine nell’area, confinante con la regione ucraina di Sumy, ha rappresentato il più grande raid transfrontaliero delle forze di Kiev in quasi due anni e mezzo di guerra. Il ministero della Difesa russo ha assicurato che l’avanzata ucraina è stata già fermata, ma ha già portato decine di migliaia di civili a fuggire dalla regione. Non è la prima volta che Mosca assiste a violazioni del proprio territorio, ma nei casi precedenti erano opera di gruppi paramilitari composti da russi che combattono contro il regime di Mosca. Quella in corso è anche una battaglia sul fronte della comunicazioneinterna e internazionale. Per l'Ucraina, il raid costituisce uno stimolo per il morale di militari e civili, in un momento in cui le forze di Kiev, a corto di uomini e mezzi, affrontano attacchi russi incessanti lungo la linea del fronte. Ai partner europei e americani, l’operazione a Kursk sembra voler dimostrare che, dopo mesi di stallo, l’esercito ucraino può riprendere l’iniziativa.

Avanti tutta?

Il comandante in capo delle forze ucraine Oleksandr Syrskyi ha comunicato al presidente Volodymyr Zelensky che, dal 6 agosto, i militari ucraini hanno preso il controllo di circa mille chilometri quadrati di territorio russo. Si tratta della prima volta in cui sia Zelensky che la leadership militare ucraina confermano ufficialmente la presenza di soldati ucraini oltre confine. In precedenza, Kiev aveva mantenuto un certo riserbo sull'incursione: il fatto che si passi dal silenzio alla rivendicazione palese è molto rilevante dal punto di vista politico e comunicativo. "Le truppe stanno portando a termine i loro compiti. I combattimenti continuano lungo l'intera linea del fronte. La situazione è sotto il nostro controllo", ha dichiarato Syrskyi, come riportato dal Kiev Independent. Alexey Smirnov, governatore della regione di Kursk, ha ammesso durante un colloquio con il presidente Vladimir Putin che la situazione è “difficile” e che le forze ucraine hanno preso il controllo di 28 insediamenti nell’area di penetrazione. Putin, intanto, ha ordinato alle forze armate russe di "sloggiare" le truppe ucraine che hanno preso d'assalto il confine la scorsa settimana, mentre le autorità della regione di Kursk hanno confermato che oltre 120.000 persone sono state sfollate a causa dei combattimenti.

Come è successo?

Le truppe ucraine sono penetrate nella regione di Kursk da più direzioni lo scorso martedì, sbaragliando rapidamente alcuni posti di controllo e fortificazioni campali presidiate da guardie di frontiera e unità di fanteria leggera russe, dispiegate lungo i 245 chilometri di confine con l'Ucraina. L’operazione di Kursk ha coinvolto unità di diverse brigate dell'esercito ucraino, esperte in combattimento. Blogger militari russi hanno riferito che gruppi mobili ucraini, composti ciascuno da diversi veicoli corazzati, hanno avanzato rapidamente per decine di chilometri nel territorio russo, superando le fortificazioni e seminando il panico nella regione. Colti di sorpresa, i soldati russi non sono riusciti a rispondere rapidamente. Con la maggior parte dell’esercito impegnato nell'offensiva nella regione ucraina orientale di Donetsk, poche truppe sono rimaste a difendere l'area di confine di Kursk. Le unità russe presenti consistevano principalmente in coscritti poco addestrati, facilmente sopraffatti dalle esperte unità ucraine.

Messaggio agli alleati?

L’avanzata ucraina in territorio russo ha certamente un alto valore simbolico e propagandistico, tanto che a Kiev la si considera già un successo. Non a caso, commentando gli ultimi sviluppi in un video sui social, Zelensky ha definito l’operazione di Kursk come “la fine di Putin”, così come, secondo il presidente ucraino, il suo potere ha avuto inizio il 12 agosto del 2000 con l’incidente del sottomarino Kursk (riferimento non casuale). In quell’occasione, 118 soldati russi persero la vita nella prima esercitazione militare condotta dalla Marina di Mosca dopo la dissoluzione dell’URSS e Putin avviò una feroce stretta repressiva sull’informazione. Al contempo, Zelensky ha esortato gli alleati a rimuovere le restrizioni sull’uso delle armi occidentali sul territorio russo, dovute al fatto che si tratta di aiuti militari a scopo difensivo e non offensivo. Sebbene a molti osservatori l’incursione continui ad apparire come un azzardo strategico, fonti militari ucraine sostengono che il blitz potrebbe costringere Mosca a distogliere riserve e risorse dalla sua avanzata nel Donbass, permettendo alle truppe ucraine di tirare il fiato almeno in questo quadrante. Kiev ha inoltre modo di proiettare un cauto ottimismo all’esterno, soprattutto in vista di mesi che vedranno cambiare l’inquilino della Casa Bianca. Il candidato repubblicano Donald Trump, parlando con il proprietario di X, Elon Musk, ha affermato che la Russia non avrebbe invaso l'Ucraina se Joe Biden non fosse stato in carica. In campagna elettorale, com’è noto, ha invece dichiarato che, se eletto, avrebbe posto fine alla guerra entro 24 ore. Senza, ovviamente, specificare in quale modo.

Il commento di Eleonora Tafuro Ambrosetti, Osservatorio Russia, Caucaso e Asia Centrale ISPI

"È difficile capire cosa sta accadendo esattamente sul campo, poiché i vertici di Kiev sono abbastanza riservati ed è spesso difficile trovare la quadra tra informazioni fornite con il contagocce e la propaganda diffusa dal Cremlino. Insomma, la nebbia della guerra che ha avvolto sin dall’inizio questo conflitto sembra farsi ancor più fitta in questo caso specifico, ma già il fatto che i soldati ucraini siano ancora in territorio russo a distanza di una settimana – anche se non è chiaro se stanno ancora avanzando o sono stati fermati – è un dato enorme. Zelensky punta a dimostrare ai partner occidentali da un lato che la Russia non è invulnerabile, dall’altro che le linee rosse del Cremlino non sono realistiche, tanto che diversi aiuti militari occidentali sono stati consegnati a Kiev senza che le relative minacce di Mosca si concretizzassero, soprattutto quelle relative che tiravano in ballo la guerra nucleare. Inoltre, come peraltro ha rilevato lo stesso Putin, Kiev cerca di dimostrare di avere l’iniziativa per arrivare da una posizione più forte al negoziato".

[Questo articolo è stato pubblicato sul sito dell'ISPI, al quale rimandiamo; Photo Credits: ISPI]