L'INTERVISTA / Il vescovo di Kiev, "la Chiesa può e deve mediare per la pace"

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Mons. Krivitskiy, "ma i russi vogliono il dialogo solo se è nel loro interesse". "La gente è sfinita - spiega il presule -, ma c'è stanchezza anche a livello internazionale: lo vediamo dal calo degli aiuti umanitari".

PARIGI, 24 SET - "Noi favoriamo ogni azione che ci possa riportare la pace giusta. Personalmente non faccio parte di un processo di negoziati, per questo non conosco nessun dettaglio. Ma penso che la Chiesa non solo può ma deve essere un mediatore in situazioni così difficili. Perché la Chiesa mostra che non ha un suo interesse negli affari politici". E' quanto afferma il vescovo latino di Kiev-Zhitomyr, mons. Vitaliy Krivitskiy, rispondendo sui possibili tentativi di far cessare la guerra in Ucraina, compresa la missione di 'diplomazia umanitaria' dell'inviato papale, card. Matteo Zuppi.

"Quindi speriamo che le azioni del cardinale Zuppi e di tutti gli altri che lavorano diano i loro frutti", afferma il presule in un'intervista all'ANSA a margine dei lavori dell'incontro internazionale 'Imaginer la paix' promosso a Parigi dalla Comunità di Sant'Egidio e dall'Arcidiocesi.

"L’unica attenzione necessaria - prosegue - è che la mediazione si può fare solo quando entrambe le parti vogliono il dialogo. Da parte dei russi, invece, adesso vediamo il desiderio di avere il dialogo solo nel loro interesse". "E questa - aggiunge Krivitskiy - è un'umiliazione non solo per l’Ucraina che soffre, ma per tutta la giustizia, come la vede il mondo".

Mentre è in corso il terzo anno di guerra, il vescovo 52/enne, salesiano, originario di Odessa, spiega che la difficoltà è che "la gente è sempre più stanca. Tutti avevamo nel cuore la speranza che la guerra finisse prima, invece continua. E percepiamo la stanchezza del tema della guerra anche a livello internazionale. Sentiamo e vediamo come si parla sempre di meno dell’Ucraina. Questo lo sentiamo anche dalla riduzione degli aiuti umanitari, ma i bisogni del popolo non diminuiscono bensì crescono". "Ci preoccupa anche che durante quest’anno la comunità internazionale non ha trovato gli strumenti, i modi per fermare l’aggressore", osserva.

E per quanto riguarda le sanzioni, "la Russia forse si è un po’ stancata, però anche quelli che vorrebbero fare affari con la Russia sono stanchi delle sanzioni". Inoltre, è in arrivo un nuovo inverno, "e non sappiamo cosa aspettarci. Siamo convinti che la Russia cercherà di lasciare l’Ucraina senza riscaldamento e senza energia elettrica. Per noi questa è l’occasione di unirci, e di farlo davanti a una grande prova".

Alla domanda su cosa pensi del provvedimento di legge approvato dal Parlamento di Kiev che mette al bando in Ucraina le attività della Chiesa ortodossa russa, Krivitskiy ammette che "noi nella comunità religiosa capiamo bene che ogni legge contro qualcuno può anche funzionare contro noi stessi. Però in questo contesto di guerra il popolo ucraino aspettava una reazione più chiara nei confronti del Patriarcato di Mosca. Il popolo ucraino voleva vedere 'tolleranza zero' verso chi ha supportato l’aggressione russa, per esempio per i preti che hanno sostento questa aggressione". Secondo il presule, "oggi la gente prova a dividere in seno agli ortodossi quelli che supportano l’aggressione e quelli che invece difendono il nostro Paese. E adesso ci vuole un tempo per far sì che la Chiesa ortodossa dimostri che non sta con quelli che benedicono la guerra".

E sul fatto che papa Francesco ha criticato il provvedimento, sostenendo che "le Chiese non si toccano", "certo - risponde Krivitskiy -, ogni comunità religiosa ha il diritto di avere libertà di coscienza e di fede. Però i rapporti tra la Chiesa, tra le comunità religiose e lo Stato devono essere di partnership e nessuna comunità religiosa può essere superiore". "Quindi possiamo criticare questa legge - concede -, però se la osserviamo da vicino vediamo che questa legge è stata resa necessaria dalla situazione molto difficile nel Paese". "Come altre leggi nel tempo di guerra posso dire che anche questa non è perfetta. Può sì aiutare il popolo e anche fare male - dice ancora il vescovo -. Quindi la dobbiamo migliorare, per il bene della Chiesa ortodossa ma anche per il bene di tutta l’Ucraina".

L'ultima domanda è sul Sinodo del prossimo mese in Vaticano - cui parteciperà il vescovo ausiliare di Kiev-Zhitomyr, mons. Oleksandr Yazlovetskiy - e sulle attese della Chiesa ucraina rispetto a questo appuntamento. "La questione del Sinodo per noi finora è andata in secondo piano - fa sapere mons. Krivitskiy -. Prima dell’annuncio della doppia assemblea sulla sinodalità, la nostra Diocesi pensava di costituire un sinodo diocesano, che non avevamo da tempo. Capiamo che è uno degli strumenti scritti nella legge canonica, nella legge della Chiesa. Stare insieme, parlare insieme è necessario per portare avanti la Chiesa insieme". "Quindi abbiamo deciso di aspettare con il nostro sinodo per vedere cosa dirà la Chiesa nel sinodo generale e per capire poi i passi che dobbiamo fare - conclude -. La nostra diocesi ha bisogno del sinodo per capire come possiamo agire adesso durante la guerra e come possiamo lavorare poi con quelli che saranno i suoi esiti e le sue conseguenze".

[Questo articolo è stato pubblicato oggi dall'ANSA; Foto: Tra Cielo e Terra]