Macron al meeting di Sant'Egidio, "la pace è possibile solo nella coesistenza. Occorre concepire un nuovo ordine internazionale"
Il presidente favorevole alla proposta del gran rabbino di Francia per il Nobel alla Comunità.
PARIGI, 22 SET - ''Chiunque fa credere che la soluzione possa essere nella distruzione dell'altro crea la guerra eterna. La pace è possibile solo nella coesistenza'': lo afferma il presidente francese, Emmanuel Macron, riferendosi al conflitto in Medio Oriente, e più in generale a tutte le guerre, nel corso del suo intervento al meeting internazionale per la pace 'Imaginer la Paix - Imagine Peace', promosso dalla Comunità di Sant'Egidio insieme all'arcidiocesi di Parigi.
"Questa necessità della coesistenza e del riconoscimento è indispensabile per cominciare a immaginare la pace", evidenzia Macron, ringraziando la Comunità di Sant'Egidio e l'''amico" fondatore, Andrea Riccardi, per l'organizzazione dell'evento a Parigi. Macron pubblicamente "appoggia" anche l'appello del Gran Rabbino di Francia, Haim Korsia, che poco prima si è espresso per l'attribuzione del Premio Nobel per la pace alla Comunità di Sant'Egidio.
Nel corso dell'intervento al Palazzo del Congressi nella sessione inaugurale del meeting, il capo dello Stato mette quindi in guardia dalla ''disumanizzazione'', che porta alla guerra e a conflitti di ogni tipo. ''Il primo dovere per la pace - spiega - è il bisogno di riumanizzare. Conoscere, comprendere gli altri, avere la pazienza di imparare la lingua''. A cominciare da israeliani e palestinesi, che oggi ''hanno disimparato'' a parlare le loro rispettive lingue, mentre una volta le conoscevano, osserva.
''Ovunque, dove si può, si deve salvare una scuola, proteggere una classe", prosegue Macron, invitando a dar prova di "immaginazione". Quindi l'esempio ai padri fondatori dell'Unione europea, che dopo il disastro della Seconda guerra Mondiale riuscirono a immaginare un progetto ''inedito'' e ''non egemonico'', che ha portato a decenni di pace e prosperità tra nazioni un tempo fratricide. Dodici stelle sul cielo d'Europa che possono servire da esempio in tante parti del mondo ancora martoriate dalla guerra.
Macron, che punta fortemente il dito anche contro la retorica dell'odio che impera nei social e nel dibattito pubblico, sostiene che "oggi occorre riconcepire un nuovo ordine internazionale, poiché quello esistente è incompleto e ingiusto, concepito alla fine della Seconda Guerra Mondiale". E occorre "riconcepire anche il nostro rapporto con la Russia, se vogliamo veramente la pace in Europa".
Tra gli altri interventi della sessione inaugurale, quello dell'arcivescovo di Parigi mons. Laurent Ulrich, secondo cui "se siamo capaci di riunire tutte le nazioni attorno all'ideale espresso dallo spirito olimpico, ma anche di costruire o di ricostruire delle cattedrali", con naturale riferimento a Notre Dame, "allora immaginare la pace è sicuramente alla nostra portata. Si tratta certo di rendere concreta l'utopia poiché ogni azione, in questi tre ambiti, resta sempre da perfezionare. E se esiste un'opera da rimettere cento volte in cantiere è proprio quella della coesione, che in ambito sociale si chiama solidarietà".
"Non ho nessuna passione per gli scenari apocalittici - dice lo scrittore franco-libanese Amin Maalouf, segretario perpetuo dell'Académie Française -. Per carattere, tendo piuttosto a ricercare ragioni di speranza. Ma in un mondo in cui regna il sacro egoismo, in cui così tante nazioni e comunità fondano la propria coesione sull’odio per l’Altro, in cui le principali potenze si insultano ininterrottamente e si parlano a malapena, tutte le derive diventano plausibili".
Secondo il rettore della Grande Moschea di Parigi, Chemmes-Eddine Hafiz, che invia il suo intervento non potendo partecipare di persona, "in quest'ora, qui a Parigi, in cui le nostre speranze sono allineate, il linguaggio delle armi parla altrove in tutta la sua crudeltà. Non posso nascondere che la mia mente è ossessionata dalla follia disumana che devasta, in particolare, Gaza. Prego perché quest'incubo si dissolva e perché la regione trovi finalmente la via di una pace giusta e definitiva".
In Medio Oriente, nelle altre regioni e più lontano nel tempo, risalendo alla storia universale, "ho la profonda convinzione che le religioni non sono fonti di violenza - dichiara -. Esse sono utilizzate, manipolate, traviate, in nome di rivalità e di ideologie politiche mortali . Gli uomini di fede, di fronte a ciò, si trovano spesso spiazzati: che cosa possono fare sui teatri di guerra più abominevoli, di fronte alle ingiustizie più flagranti?".
"Mi presento davanti a voi con il semplice desiderio di rafforzare i movimenti di solidarietà e di impegno comune tra cattolici, musulmani, ebrei e tutti i credenti o non credenti , convinto come sono di questa necessità", aggiunge l'alto esponente musulmano.
Tra le conclusioni, prima del presidente Macron, quella del fondatore di Sant'Egidio Andrea Riccardi. "La memoria della guerra ha perso valore, la speranza di pace si è indebolita", è il suo avvertimento. "La cultura della pace oggi è in crisi a causa della brutalità delle guerre, delle aggressioni, del terrorismo ma anche perché è stata consumata un'eredità morale trasmessaci dal Novecento e dalle sue terribili esperienze", sottolinea, evocando le "due guerre mondiali, la Shoah, gli spostamenti di popolazioni, l'uso dell'arma atomica", ma anche l'"eredità incarnata dai testimoni della Shoah, ormai scomparsi".
"Eredità narrata da una generazione, i nostri vecchi, che sapevano cos'è la guerra mondiale, perché l'avevano vissuta. Ora non ci sono più". Quindi l'appello a non perdere la cosiddetta "memoria dell'orrore". Antidoto per scongiurare le tenebre della storia. "Durante la guerra fredda, i riferimenti alla cultura della pace non hanno certo impedito i conflitti, ma hanno costituito un limite, un'alternativa", continua Riccardi, aggiungendo: "Da quell'orrore veniva l'imperativo morale e politico a non oltrepassare alcuni limiti, a fare la pace".
Lo storico ed ex ministro ringrazia poi il presidente Macron ''per il suo sostegno, la sua presenza, gli abbiamo rubato la domenica pomeriggio... E questo è poco cristiano - ironizza -. Ma qui non siamo solo cristiani: grazie presidente per la vostra amicizia fedele".
[Foto: Comunità di Sant'Egidio]