Naufragio nell'Egeo, "un'ecatombe che l'Europa avrebbe potuto evitare"
Un peschereccio con a bordo 700 migranti, partito dalla Libia e diretto in Italia, è naufragato provocando decine di morti e dispersi. Avvistato e avvicinato giorni fa a largo della Grecia non è stato soccorso né portato in salvo. Nell’esprimere profondo cordoglio e dolore per le vittime che si continuano a contare in queste ore, il Centro Astalli non può far a meno di sottolineare che si tratta di un’ecatombe che l’Europa avrebbe potuto e dovuto evitare.
A pochi giorni dal nuovo Patto UE per la migrazione e l’asilo, la vacua retorica securitaria e l’ipocrita propaganda emergono davanti al terribile naufragio in cui hanno perso la vita esseri umani in cerca di salvezza, dice il servizio del Gesuiti per i rifugiati in Italia. Si continua a morire alle frontiere d’Europa perché:
– non vi è un’azione comune di ricerca e soccorso dei migranti ma si continuano a investire risorse sulla chiusura e l’esternalizzazione delle frontiere, facendo accordi con Paesi di transito illiberali e antidemocratici;
– manca la volontà degli Stati europei di istituire vie d’accesso legali e sicure per chi cerca protezione in Europa, unico vero strumento per contrastare il traffico e la tratta di esseri umani;
– non si ha il coraggio e l’intelligenza politica di varare un piano europeo per l’accoglienza e la redistribuzione di richiedenti asilo e rifugiati nei 27 Stati membri che superi il Regolamento di Dublino e che non sia gestito solo su base volontaria.
Padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, afferma: “L’Europa continua a proteggere i confini e a difendersi da coloro che sono le vittime di un mondo ingiusto. Dovremmo aver imparato negli anni, ormai troppi, che non si fermano gli arrivi ostacolando le partenze, rendendo più difficoltosi i viaggi. L’unico risultato di queste politiche è l’aumento delle morti alle frontiere. La drammatica e cinica conclusione di questo agire è che di fatto riteniamo alcune vite sacrificabili”.
Ieri il Centro Astalli ha ricordato le vittime del naufragio nell'Egeo all’inizio del colloquio sulle migrazioni, realizzato in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, svoltosi presso la Pontificia Università Gregoriana. Il card. José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede, la filosofa Roberta De Monticelli, lo scrittore Paolo Rumiz hanno dialogato con il giornalista Marco Damilano. Ad aprire l’incontro testimonianze di rifugiati accolti al Centro Astalli.
Anche la Comunità di Sant’Egidio esprime il suo profondo cordoglio ai familiari delle vittime e dei tanti migranti dispersi per il naufragio di un barcone davanti alle coste greche, tra cui molti bambini. "Di fronte alla morte di intere famiglie con minori e persone fragili che fuggono da paesi in guerra o dove persistono condizioni di vita impossibili, occorre prima di tutto salvare", afferma in una nota. "E’ un forte appello a tutta l’Europa: prima di discutere su come gestire i flussi migratori occorre fare di tutto per evitare nuove tragedie del mare. Ne va dell’onore del nostro continente fondato su valori di giustizia e di umanità. Occorre quindi incentivare il salvataggio di chi è in pericolo nel Mediterraneo e accogliere".
Secondo Sant'Egidio, "è’ necessario incentivare modelli che funzionano perché favoriscono l’integrazione, come i corridoi umanitari, che la nostra Comunità porta avanti insieme a diverse realtà ormai dal 2016, ma è ormai evidente a tutti - istituzioni, mondo delle imprese e famiglie - il bisogno di allargare le possibilità di ingresso per motivi di lavoro, di cui ha tanto bisogno l’Italia, come altri paesi europei".
"L’Europa esca dal suo colpevole immobilismo e da logiche di chiusura che non favoriscono l’immigrazione regolare - aggiunge -, incrementi la cooperazione e attivi con urgenza un 'piano speciale' di aiuti e di sviluppo per i paesi di provenienza dei migranti che rischiano la loro vita in viaggi della disperazione più che della speranza".
"Una tragedia tra le più dolorose e gravi degli ultimi dieci anni". Così Fondazione Migrantes e Caritas Italiana commentano la strage di migranti avvenuta nel Mar Egeo davanti alle coste greche. Nell’esprimere dolore per questo ennesimo tragico naufragio, Migrantes e Caritas sottolineano “la necessità di canali regolari d’ingresso in Europa che evitino la morte a uomini, donne e bambini costretti a fuggire per vivere una vita più dignitosa. Occorre una maggiore consapevolezza a livello europeo, affinché si superi presto il regolamento di Dublino e non si chiudono le frontiere”.
"La terra è di tutti e ogni persona ha diritto di muoversi liberamente senza alcuna limitazione". Papa Francesco – ricordano Fondazione Migrantes e Caritas Italiana – nel messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato che si celebrerà il prossimo settembre, sottolinea questa libertà a partire dal titolo “Liberi di scegliere se migrare o restare”. Due diritti fondamentali come “il diritto di vivere nella propria terra o migrare liberamente. Diritti oggi a rischio perché spesso non si conoscono – o non si vogliono conoscere – le reali motivazioni delle partenze specialmente da luoghi dove c’è guerra o si vivono situazioni di estrema povertà. Dovrebbe essere chiaro per tutti che per comprendere bisogna conoscere”.
Da parte sua, papa Francesco oggi ha twittato: "Provo tanto dolore per la morte dei migranti, tra cui molti bambini, nel naufragio avvenuto nel Mar Egeo. Dobbiamo fare tutto il possibile affinché i migranti che fuggono dalla guerra e dalla povertà non trovino la morte mentre cercano un futuro di speranza". Poi in un altro tweet in serata: "Preghiamo insieme per le tante vittime del naufragio avvenuto ieri nel Mediterraneo. Che il Signore ci dia il dono delle lacrime. I volti, gli occhi dei migranti tra cui tanti bambini ci chiedono di non girarci dall’altra parte".
Intanto, commentando in un editoriale per Famiglia Cristiana il Patto sul diritto d’asilo raggiunto dai Paesi membri dell’Unione europea, monsignor Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes e responsabile della commissione migranti della Cei, ha detto che “sui soccorsi in mare, una delle vere emergenze della questione migranti, non si è fatto nulla. Non c’è traccia e nemmeno un progetto come l’operazione Mare Nostrum, che vedeva anche le forze militari europee a presidiare il Mediterraneo e soccorrere i naufraghi. Ancora una volta lo spirito di solidarietà che dovrebbe incarnare l’Unione europea naufraga vergognosamente”. Un giudizio nettamente critico, quello di mons. Perego: “si è fatto un passo indietro”.