Il Papa, "ruggiscono i nazionalismi, avanzano i solisti della guerra". All'Ue da Budapest, "quali sforzi di pacificazione in Ucraina?"

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BUDAPEST, 28 APR - Nel mondo in cui viviamo, "la passione per la politica comunitaria e per la multilateralità sembra un bel ricordo del passato: pare di assistere al triste tramonto del sogno corale di pace, mentre si fanno spazio i solisti della guerra". E' un quadro drammatico, dai contorni quasi epici, quello che papa Francesco dipinge sulla situazione in Europa e nel mondo parlando nel suo primo giorno di visita in Ungheria.

"In generale - sottolinea -, sembra essersi disgregato negli animi l'entusiasmo di edificare una comunità delle nazioni pacifica e stabile, mentre si marcano le zone, si segnano le differenze, tornano a ruggire i nazionalismi e si esasperano giudizi e toni nei confronti degli altri". Rivolgendosi alle autorità e alla società civile del Paese, dopo i colloqui di 25 minuti con la presidente della Repubblica Katalin Novak e di 20 col primo ministro Viktor Orban, il Pontefice mette in guardia la politica dall'avere "come effetto quello di infiammare gli animi anziché di risolvere i problemi, dimentica della maturità raggiunta dopo gli orrori della guerra e regredita a una sorta di infantilismo bellico".

E richiama l'Europa a ritrovare la sua "anima", che è quella "di ricucire l'unità, non di allargare gli strappi". Tra l'altro, dopo aver citato uno dei padri dell'Europa, Robert Schuman - "la pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano" -, Francesco scandisce una domanda che è come una sferzata: "In questa fase storica i pericoli sono tanti, oggi, tanti; ma, mi chiedo, anche pensando alla martoriata Ucraina, dove sono gli sforzi creativi di pace? Dove stanno?".

Il Pontefice dice di pensare a un'Europa "che non sia ostaggio delle parti, diventando preda di populismi autoreferenziali". E proprio da uno dei Paesi più chiusi verso l'arrivo dei migranti - a parte i tanti profughi dall'Ucraina in guerra - Bergoglio richiama l'Europa all'"urgenza" di "lavorare a vie sicure e legali, a meccanismi condivisi di fronte a una sfida epocale che non si potrà arginare respingendo, ma va accolta per preparare un futuro che, se non sarà insieme, non sarà". Intanto, punta anche il dito contro "la via nefasta delle 'colonizzazioni ideologiche', che eliminano le differenze, come nel caso della cosiddetta cultura gender", o vantano "come conquista un insensato 'diritto all'aborto', che è sempre una tragica sconfitta".

L'accento messo da Francesco sulle "effettive per la natalità e la famiglia, perseguite con attenzione in questo Paese" è musica per le orecchie della presidente Novak, che dice al Papa: "Siamo alleati. Insieme difendiamo la vita umana, la donna e l'uomo come singole persone e come persone che si congiungono, i nostri fratelli cristiani perseguitati ma anche la libertà delle persone che pensano e vivono in modo diverso". E sulla guerra nella confinante Ucraina, il capo dello Stato si spinge anche oltre: "Santissimo Padre! - afferma - Gli ungheresi e milioni di persone in tutto il mondo vedono in Lei l'uomo della pace! Sperano che Lei possa parlare. Parlare con Kiev e Mosca, con Washington, Bruxelles, Budapest e con tutti coloro senza i quali non può esserci pace. Qui, a Budapest, Le chiediamo di voler benevolmente intercedere personalmente per una pace giusta il prima possibile".

Dello stesso tono, anche il commento sui social del premier Orban, che la Santa Sede vede come un prezioso interlocutore per il dialogo con Mosca: "L'Ungheria ha confermato che il leader spirituale del mondo cristiano è dalla parte della pace". E ancora: "Come dice la nostra Costituzione, il cristianesimo in Ungheria ha il potere di sostenere la nazione. L'Ungheria ha un futuro se rimane sulla via cristiana e la via cristiana è oggi la via della pace".

(Questo articolo è stato pubblicato venerdì 28 aprile dall'ANSA - Photo: Turjányi Tuzson/Magyar Kurír)