Regno Unito: vescovi cattolici e leader cristiani, “richiedenti asilo usati come football politico”. Critiche al Safety of Rwanda Bill
“Abbiamo molti dubbi sul Safety of Rwanda Bill per il precedente che avvia a casa nostra e negli altri Paesi su come rispondiamo ai più vulnerabili tra i quali vi sono le vittime della schiavitù moderna e minori, considerati come adulti, che abbiamo il dovere di proteggere”. Con queste parole, contenute in un comunicato, firmato anche dai più importanti leader cristiani del Regno Unito, la Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles ha criticato la legislazione che dà il via alle deportazioni di migliaia di richiedenti asilo arrivati sulle coste inglesi.
Il premier britannico Rishi Sunak ha annunciato che i primi voli partiranno tra dieci, dodici settimane, anche se sono attesi ricorsi presso i tribunali britannici. “Come leader cristiani esprimiamo la nostra gratitudine a chi risponde alla chiamata di Gesù di dar da mangiare e vestire i poveri e dare il benvenuto agli stranieri e notiamo, con tristezza e preoccupazione, la crescita in ostilità verso chi cerca rifugio in queste isole e anche il modo in cui il trattamento dei richiedenti asilo è usato come un football politico”.
Il comunicato - riportato dal Sir - è firmato, oltre che dai vescovi inglesi e gallesi, anche dal primate anglicano Justin Welby, dall’arcivescovo di York Stephen Cottrell, dalla segretaria generale dei Battisti reverenda Lynn Green, dalla moderatrice delle Chiese riformate, reverenda Tessa Henry-Robinson, e dalla presidentessa dei Metodisti, Gill Newton.
È stata una “delusione a molti livelli". Cafod, l'agenzia umanitaria ufficiale della Chiesa cattolica in Inghilterra e Galles e parte di Caritas International, bolla così l’approvazione da parte del Parlamento britannico, ieri, 23 aprile, della controversa legge che prevede la il trasferimento dei migranti illegali in Ruanda. Neil Thorns direttore della Advocacy e della comunicazione di Cafod che, parlando a Vatican News–Radio Vaticana, descrive il piano come privo di “compassione e di responsabilità internazionale”. Al Cafod, spiega, “siamo delusi dal fatto che questo progetto di legge sia andato avanti e siamo delusi a vari livelli. Non credo che mostri la cura e la compassione che Papa Francesco, e altri, ci invitano a prestare a coloro che fuggono da situazioni di conflitto e disagio".
Thorns non solo sottolinea l'incapacità della legislazione di tenere conto dei valori cristiani e dell'appello del Papa ad “accogliere, proteggere, integrare e promuovere” i migranti, ma sottolinea anche lo scollamento tra il disegno di legge e i sentimenti del popolo britannico, raccontando ad esempio l'ampia accoglienza riservata ai rifugiati provenienti da Paesi come l'Ucraina. “Ovunque siano arrivate persone dall'Ucraina o da altri Paesi, la gente ha dato il benvenuto a questi rifugiati”, è l’osservazione di Thorns, convinto che la scelta del Parlamento “non rifletta l'umore e la situazione del Paese”.
Il disegno di legge, secondo Cafod, distorce la problematica della crisi dei rifugiati, che in realtà vede la maggior parte degli sfollati cercare rifugio nei Paesi limitrofi piuttosto che in Europa. Thorns lamenta quindi la negligenza del Regno Unito rispetto al suo dovere di sostenere le popolazioni vulnerabili e chiede una distribuzione più equa delle responsabilità. “Sappiamo che la stragrande maggioranza delle persone che fuggono da conflitti, difficoltà economiche e quant'altro, si dirigono in gran parte verso i Paesi circostanti a quelli da cui fuggono. Non arrivano in Europa”.
L’approvazione della legge, inoltre, aggiunge, è in contrasto con i principi delineati nel nuovo Patto dell'Unione europea per l'asilo e la migrazione, che enfatizza la responsabilità condivisa tra gli Stati membri. Pur non facendo più parte il Regno Unito dell’Ue, la critica è nei confronti della riluttanza del governo britannico a scegliere soluzioni umane, soprattutto alla luce delle sue significative risorse e della sua potenziale capacità di assistenza. “Siamo il Paese con più risorse da impiegare nell'aiuto e quindi dovremmo assumerci la nostra parte di responsabilità”, spiega ancora Thorns, che resta scettico rispetto al fatto che la legge dissuaderebbe i migranti dall'intraprendere viaggi pericolosi. “Se sei in una situazione in cui sei disposto a rischiare la vita su queste imbarcazioni orrendamente inconsistenti, sovraccariche e spesso prive di strumenti di salvataggio adeguati, non vedo come questa sorta di minaccia potenziale lontana possa farti cambiare idea”.
Thorns esprime la convinzione che possano e debbano esistere politiche umanitarie legali per proteggere le persone vulnerabili. “Penso – conclude – che ci possano essere percorsi umanitari legali che permettano alle persone di arrivare. Le richieste possono essere valutate, come dovrebbe essere secondo il diritto internazionale", aggiunge, spiegando che in questo quadro i migranti e i richiedenti asilo possono essere accolti o, a volte, se non lo sono, accompagnati nel rispetto della loro dignità secondo diverse soluzioni. Dare la priorità alla deterrenza piuttosto che alla compassione, ignorando gli obblighi internazionali, e usare misure punitive per affrontare le cause di fondo dello sfollamento sicuramente non è la cosa giusta da fare “per dare alle persone un'alternativa a quel terribile viaggio attraverso la Manica”.
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