Shevchuk, “l’Ucraina è fatta di persone, non solo di territori”

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Parlare della fine della guerra riducendo tutto alla questione dei territori, al loro scambio o al riconoscimento dei territori temporaneamente occupati, non è affatto sufficiente. È quanto ha affermato il Capo e Padre della Chiesa greco-cattolica ucraina, Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, nel suo consueto videomessaggio settimanale relativo alla 183ª settimana della guerra su larga scala della Federazione Russa contro l’Ucraina.

Il Primate ha evidenziato che questa settimana sarà ricordata dalla comunità internazionale e, in particolare, dal popolo ucraino per il vertice ad altissimo livello tra i leader degli Stati Uniti e della Federazione Russa, svoltosi il 15 agosto in Alaska.

Sua Beatitudine Sviatoslav ha sottolineato che, anche durante tali sforzi internazionali, nel corso dell’incontro di massimo livello, le forze russe non hanno cessato di uccidere in Ucraina.

«Osservando i negoziati al più alto livello mondiale, speriamo che portino risultati. Allo stesso tempo, comprendiamo che si tratti solo di un inizio; l’inizio di una seria ricerca di un percorso per fermare questa guerra», ha affermato il leader spirituale.

Commentando le diverse proposte avanzate dai presidenti, diplomatici ed esperti, Sua Beatitudine Sviatoslav ha nuovamente ribadito: l’Ucraina non è solo un territorio.

«L’Ucraina è fatta di persone. L’Ucraina è un popolo. Anche quando si parla dei territori occupati, chiediamo ai più alti livelli internazionali di ricordare coloro che si trovano nelle grinfie dell’occupazione. Chiediamo di riportare al centro dei negoziati il tema dei diritti umani, soprattutto del diritto alla vita e alla libertà e, nel nostro caso, anche del diritto di essere ucraini, di appartenere al popolo ucraino, composto da milioni di persone», ha affermato il Primate.

Se l’aggressore, ritiene Sua Beatitudine Sviatoslav, continuerà a imporre la sua ideologia neocolonia nelle coscienze dei presidenti, dei diplomatici, della comunità internazionale, tale ideologia corroderà dall’interno il cuore, l’anima, la mente e la coscienza dell’individuo contemporaneo.

«Perciò oggi, ancora una volta, a nome del popolo dell’Ucraina, pronuncio parole già note a tutti: l’Ucraina resiste, l’Ucraina combatte, l’Ucraina prega!», ha dichiarato il leader spirituale della Chiesa greco-cattolica ucraina.

Il Consiglio Panucraino delle Chiese, “inammissibili le richieste della Russia riguardo all’attività della Chiesa ortodossa russa in Ucraina”

Intanto, il 17 agosto il Consiglio Panucraino delle Chiese e delle organizzazioni religiose ha adottato una dichiarazione in risposta alle richieste dalla Federazione Russa riguardo alla lingua russa e alla Chiesa ortodossa russa in Ucraina. Nel documento si ricorda la legislazione ucraina che vieta l’attività della Chiesa ortodossa russa a causa del suo coinvolgimento nell’aggressione contro l’Ucraina e si sottolinea l’impegno a difendere i principi della libertà religiosa e della sovranità nazionale. Di seguito la “DICHIARAZIONE del Consiglio Panucraino delle Chiese e delle organizzazioni religiose concernente la richiesta dello Stato aggressore relativa all’attività della Chiesa ortodossa russa in Ucraina”.

Secondo quanto riportato dai media, il 15 agosto 2025, durante l’incontro in Alaska con il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, il presidente russo Putin avrebbe insistito in particolare sulle garanzie di concessione alla lingua russa di uno status ufficiale in Ucraina e sulla «sicurezza per le chiese ortodosse russe».

L’Ucraina, dall’inizio della sua indipendenza, è nota nel mondo per i suoi elevati standard in materia di libertà religiosa, che sono preservati e rispettati anche in condizioni di legge marziale.

Nell’agosto 2024, in Ucraina è stata adottata la Legge «Per la protezione del sistema costituzionale nell’ambito delle attività delle organizzazioni religiose», con la quale è stata vietata l’attività della Chiesa ortodossa russa in Ucraina. Tale decisione del Parlamento ucraino (Verkhovna Rada) è stata motivata dall’attività della Chiesa ortodossa russa che, partecipa direttamente alla guerra contro l’Ucraina, dichiara apertamente la propria missione di distruggere la sovranità, la cultura e l’identità nazionale ucraina, benedice l’utilizzo di armi di distruzione di massa e sostiene apertamente l’uccisione dei civili ucraini e l’occupazione illegale dei territori ucraini. Il Capo della Chiesa ortodossa russa, il patriarca Kirill, proclama pubblicamente l’aggressione militare russa contro l’Ucraina come «guerra santa» promettendo agli occupanti russi che periranno in questa guerra barbarica contro l’Ucraina la «completa remissione dai peccati», con cui di fatto ha avallato l’uccisione degli ucraini, compresi cristiani di diverse confessioni e rappresentanti di varie tradizioni religiose.

Va sottolineato che la Legge dell’Ucraina «Per la protezione del sistema costituzionale nell’ambito delle attività delle organizzazioni religiose» non contiene un divieto automatico in Ucraina delle organizzazioni religiose collegate con la Chiesa ortodossa russa e facenti parte della sua struttura. Al contrario, tale legge prevede procedure democratiche e giuridiche, attraverso cui, per il tramite di un organo statale competente, si svolgono accertamenti volti a stabilire la presenza o l’assenza di vincoli con la Chiesa ortodossa russa e, nel caso di confermata affiliazione con la Chiesa ortodossa russa della rispettiva organizzazione religiosa in Ucraina, l’adozione di ulteriori misure per eliminare le violazioni della legislazione sulla libertà di coscienza e sulle organizzazioni religiose. La decisione finale è adottata da un tribunale indipendente in piena conformità ai principi di una società democratica.

Attualmente, il Servizio Statale ucraino per l’Etnopolitica e la Libertà di Coscienza (DESS) ha condotto uno studio e ha stabilito che l’unione religiosa Chiesa Ortodossa Ucraina, attraverso il suo organo centrale di amministrazione, la metropolia di Kyiv, mantiene segni di affiliazione alla Chiesa ortodossa russa come definiti dalla legge. Relativamente a questo, il DESS ha emesso una Prescrizione alla metropolia di Kyiv della Chiesa ortodossa ucraina per eliminare le violazioni della legislazione sulla libertà di coscienza e sulle organizzazioni religiose. Il 15 agosto 2025, la metropolia di Kyiv ha risposto al DESS che le richieste contenute nella Prescrizione non riguardano la Chiesa ortodossa ucraina e «non possono essere prese in considerazione ai fini dell’esecuzione».

È noto che la Federazione Russa utilizza la religione, in particolare la Chiesa ortodossa russa, come arma per raggiungere i propri obiettivi neo-imperiali in diversi Paesi. A tal proposito, diversi Stati europei, richiamandosi alle risoluzioni dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (APCE) e del Parlamento europeo, tra cui la risoluzione «Propaganda e libertà d’informazione in Europa» n. 2567 (2024) hanno introdotto misure restrittive in risposta all’attività distruttiva della Chiesa ortodossa russa. Di fatto, la struttura dirigente della Chiesa ortodossa russa costituisce un organo statale russo, pienamente integrato nel sistema della politica aggressiva del Cremlino. È evidente che proprio per questo motivo il governatore russo difende gli interessi della Chiesa ortodossa russa sulla scena internazionale.

Occorre anche sottolineare che nei territori temporaneamente occupati dall’esercito russo in Ucraina, l’attività delle organizzazioni religiose ucraine, inclusa l’unione religiosa Chiesa ortodossa ucraina, è limitata o del tutto vietata. Lo Stato russo, così come sul proprio territorio e, ancor di più, nei territori occupati dell’Ucraina, viola e disprezza sistematicamente tutti i principi fondamentali della libertà religiosa, come attestato da numerosi report.

In relazione a quanto sopra, noi, membri del Consiglio Panucraino delle Chiese e delle organizzazioni religiose, esprimiamo il nostro sostegno allo Stato ucraino nella difesa degli interessi legittimi dell’Ucraina a livello internazionale e nello sviluppo di relazioni con altri Stati secondo i principi della «reciprocità». Non si può permettere che all’Ucraina vengano imposti obblighi «asimmetrici» relativi allo status speciale della lingua russa, della cultura, della Chiesa ortodossa russa, della partecipazione o meno a organizzazioni internazionali e analoghi. L’Ucraina e il popolo ucraino hanno conquistato il diritto di scegliere in autonomia il proprio percorso di sviluppo e di collaborazione con i partner internazionali.

Benediciamo gli sforzi volti al raggiungimento della pace autentica, giusta e duratura in Ucraina, fondata sul rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale, e chiediamo all’Altissimo di favorire il successo e di sostenere coloro che portano avanti tali sforzi.

[Fonte: Ugcc.ua; Foto: Krym. Realii]