Ucraina: muro contro muro

Condividi l'articolo sui canali social

Nessun passo avanti verso la pace dopo il nuovo colloquio tra i presidenti di USA e Russia. Trump sente anche Zelensky, ma le forze di Mosca tornano a colpire Kiev. Questo il focus dell’ISPI.

Ennesimo giro di telefonate, nessun punto di svolta. A poche ore dall’ultimo e infruttuoso colloquio tra il presidente Donald Trump e l’omologo russo Vladimir Putin, le forze armate di Mosca hanno concretamente dimostrato che la pace è ancora lontana, colpendo con decisione i territori ucraini e in particolare la capitale Kiev. Un attacco aereo notturno, infatti, ha provocato numerosi feriti, causando incendi e danni a edifici, automobili e infrastrutture in diverse zone della città. Il sindaco della capitale ucraina, Vitali Klitschko, ha comunicato che esplosioni sono state segnalate in sei dei dieci distretti della capitale. In giornata, Trump ha parlato anche con l’omologo ucraino Volodymyr Zelensky, ribadendo tuttavia un sostegno che ormai appare sempre meno concreto. L’escalation, inoltre, arriva in un momento già segnato da tensione per Kiev, dopo che in settimana gli Stati Uniti hanno bloccato una consegna di aiuti militari già approvata, tra cui anche munizioni per i sistemi antiaerei. La Casa Bianca, che non solo ha praticamente interrotto gli aiuti per Kiev, non ne ha neanche previsti di nuovi nel bilancio per il prossimo anno.

Colloqui a vuoto?  

“Non sono affatto contento”ha dichiarato Trump in riferimento alla telefonata con Putin, aggiungendo che non c’è stato “alcun progresso” per quanto riguarda la sua richiesta di arrivare a un cessate il fuoco in Ucraina. Secondo il consigliere del Cremlino Yuri Ushakov, durante la conversazione durata circa un’ora Putin ha ribadito che Mosca ritiene essenziale affrontare le “cause profonde” della guerra, che tendenzialmente – nel gergo diplomatico russo – significa un’Ucraina smilitarizzata e comunque fuori dal sistema di difesa euroatlantico. Positivo, invece, il giudizio di Zelensky sul colloquio con il Tycoon. “Abbiamo avuto un dialogo approfondito sulle capacità dell’industria della difesa e sulla produzione congiunta. Siamo pronti per progetti diretti con gli Stati Uniti e crediamo che questo sia di fondamentale importanza per la sicurezza, soprattutto per quanto riguarda i droni e le tecnologie correlate”, ha scritto in un post sui social. Tuttavia, evidenzia la rivista americana Newsweek, al netto dello stallo sul dossier ucraino il colloquio Trump-Putin conferma il crescente interesse condiviso per il risanamento delle relazioni bilaterali, duramente messe alla prova negli ultimi anni. Non a caso, le forniture di armi a Kiev sospese in settimana erano state approvate dall’amministrazione di Joe Biden.  In queste ore, l’inquilino della Casa Bianca è impegnato nelle celebrazioni del 4 luglio e nel rivendicare il successo incassato con l’approvazione del “Big, Beautiful Bill”, la super-manovra all’insegna dei tagli alle tasse (e al welfare). 

L’attacco peggiore? 

A poche ore dal confronto tra i due presidenti, un imponente attacco notturno russo, con 539 droni e 11 missili, ha colpito Kiev, la capitale ucraina, ferendo almeno 26 persone e innescando incendi in 13 zone della città, tra cui edifici residenziali, strutture sanitarie e infrastrutture ferroviarie. L’offensiva, tra le più intense delle ultime settimane, ha coinvolto sei dei dieci distretti di Kiev. Nella zona di Holosiivskyi, i detriti di un drone abbattuto hanno danneggiato un centro medico. Le autorità ucraine hanno descritto l’evento come una “notte di terrore”, con i soccorsi ancora al lavoro nelle aree colpite. I sistemi di difesa aerea ucraini hanno neutralizzato 478 obiettivi, ma l’attacco ha comunque provocato gravi danni, con disagi alla rete ferroviaria e roghi diffusi. Colpite anche le regioni di Dnipro, Sumy, Kharkiv e Cernihiv. “Ancora una volta, la Russia dimostra di non avere alcuna intenzione di porre fine alla guerra e al terrore“, ha commentato sui social il presidente ucraino Zelensky. “Si è trattato – ha aggiunto – di uno degli attacchi aerei più estesi, deliberatamente massiccio e cinico”. 

Putin non ha fretta?  

Il Cremlino sembra voler approfittare del fatto che in questo momento Washington sta optando per la linea morbida con Mosca. Lo dimostra il fatto che, secondo indiscrezioni di stampa, l’inviato speciale della Casa Bianca Steve Witkoff starebbe già lavorando per revocare le sanzioni nel settore energetico contro la Russia. Secondo Politico, si parlerebbe già di riavviare il Nord Stream con il sostegno di investitori americani. E un funzionario dell’UE lancia l’allarme: Trump e Putin “vogliono dividere il mercato energetico europeo e creare sfere di influenza separate”. Di fronte a questi segnali e aperture di credito da parte americana, Putin non sembra aver fretta di chiudere il conflitto in tempi brevi e a condizioni non sufficientemente favorevoli a Mosca. Come già dimostrato dall’ultimo vertice NATO all’Aia, è l’Europa a doversi prendere maggiori responsabilità a difesa dell’Ucraina, nella consapevolezza che oltreoceano non c’è l’affidabilità sperata. Non a caso, proprio oggi l’Eliseo ha annunciato che il presidente francese, Emmanuel Macron, e il premier britannico, Keir Starmer, presiederanno congiuntamente un nuovo vertice dei “volenterosi” a Londra il prossimo 10 luglio.  

Il commento di Eleonora Tafuro Ambrosetti, Osservatorio Russia, Caucaso e Asia Centrale ISPI 

“Dal punto di vista morale, l’effetto della sospensione degli aiuti militari di Trump è molto negativo e ne dimostra ancora una volta l’inaffidabilità. Ma in risposta a questa inaffidabilità degli Stati Uniti vediamo uno stimolo alla produzione interna di armi ucraina. Secondo dati diffusi dallo stesso Zelensky, Kiev produce almeno il 40% delle armi che usa in conflitto e si assiste anche un tentativo di coinvolgere gli alleati europei, con richieste sulla produzione congiunta di armamenti e forniture maggiori da parte dell’Europa. Sembra esserci quindi un tentativo di riposizionamento dell’Ucraina, che sta guardando all’Europa non più solamente nella prospettiva della membership UE, ma anche in ambito militare, dove prima faceva affidamento sugli USA”.

[Fonte e Foto: ISPI]