Colloquio tra Parolin e la Commissaria per i diritti umani della Federazione Russa
Accento del cardinale segretario di Stato sull’assistenza ai militari ucraini detenuti in Russia e il reciproco scambio di prigionieri.
Lunedì 16 settembre, il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato di Sua Santità, "ha tenuto una video-conferenza con la sig.ra Tatiana Moskalkova, Commissaria per i diritti umani della Federazione Russa". Lo ha riferito un comunicato della Santa Sede.
Durante il colloquio, il cardinale Segretario di Stato, "oltre a ringraziare l’Ombudslady russa per il ruolo che ha svolto nella liberazione di due sacerdoti ucraini, ha ricordato la necessità di salvaguardare, nel contesto dell’attuale conflitto, i diritti umani fondamentali sanciti dalle Convenzioni Internazionali e ha trattato alcuni temi di carattere umanitario".
In particolare, "egli ha fatto riferimento all’assistenza ai militari ucraini prigionieri nella Federazione Russa e al reciproco scambio dei soldati detenuti in Russia e Ucraina".
Oltre all'inviato papale cardinale Matteo Maria Zuppi, anche il segretario di Stato Parolin entra in campo personalmente per tessere ulteriori file di dialogo in quella "diplomazia umanitaria" che il Papa ritiene il canale proprio del Vaticano per ricercare possibili vie di pace, e comunque di allentamento delle tensioni.
Sono stati liberato lo scorso 28 giugno padre Ivan Levytskyi e padre Bohdan Geleta, i due religiosi greco-cattolici ucraini arrestati dalle forze russe nel 2022 a Berdyansk. Il caso era stato sollevato ripetutamente dalla missione vaticana per l’Ucraina. L’inviato del Papa, il cardinale Zuppi, aveva più volte sollecitato il ritorno dei due redentoristi attivando i canali che già in precedenza avevano permesso di mettere in moto la rete che ha consentito il ritorno a casa di decine di bambini ucraini e lo scambio dei prigionieri. Modalità che hanno permesso di sbloccare l’impasse che teneva bloccati i due sacerdoti in una prigione sotto il controllo delle autorità russe.
Il fermo dei padri Levytskyi e Geleta era stato reso noto il 30 novembre 2022 dal vescovo ausiliare greco-cattolico di Donetsk, Maksim Ryabukha, il quale aveva denunciato la sparizione dei due sacerdoti redentoristi della parrocchia della Natività della Beata Vergine Maria. Il vescovo ausiliare Ryabukha aveva chiesto alla comunità internazionale di intervenire "per fermare questa situazione e per rilasciare i preti il più presto possibile".
"Questi due religiosi hanno deciso di restare con la loro gente nei territori temporaneamente occupati. Servivano sia la congregazione greco-cattolica che quella cattolica romana, portando una luce di speranza alle persone sotto occupazione”, aveva dichiarato a sua volta l'arcivescovo maggiore di Kiev, Sviatoslav Shevchuk, primate e capo della Chiesa greco cattolica ucraina.
Come emerso con il ritorno a casa di numerosi bambini ucraini precedentemente trasferiti dalle autorità di occupazione verso la Crimea e la Russia, la missione del card. Zuppi era improntata ad aprire canali tra i due fronti stabilendo meccanismi condivisi che poi vengono utilizzati dalle parti, secondo il modello della “diplomazia umanitaria” che ha ottenuto la gratitudine delle autorità ucraine con la consegna di onorificenze al presidente della Cei e allo stesso segretario di Stato vaticano Parolin.
Inizialmente i redentoristi erano stati accusati di avere custodito alcune armi che sarebbero poi state utilizzate dalla resistenza ucraina contro le forze di occupazione russe. Le accuse sono sempre state respinte e il lavoro della “diplomazia umanitaria”, con il contributo anche della segreteria di Stato vaticana, ha permesso di chiarire le circostanze e facilitare il rilascio.
Nell'annunciare la sera del 28 giugno con un post su X la liberazione di dieci civili che erano detenuti in Russia, tra cui i due sacerdoti greco-cattolici Bohdan Geleta e Ivan Levytskyi e un funzionario locale, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva ringraziato anche per l'azione del Vaticano. "Sono grato a tutti coloro che hanno aiutato. Ringrazio la nostra squadra che lavora per liberare i prigionieri. Vorrei anche riconoscere gli sforzi della Santa Sede per riportare a casa queste persone. Libereremo sicuramente tutto il nostro popolo", aveva affermato Zelensky.
[Photo Credits; Chiesa di Milano]