Cina, Vietnam, Myanmar, in Asia i primi dossier per Leone

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Il Papa incontra il Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede

CITTÀ DEL VATICANO, 15 MAG – Ci sono le guerre in Europa e In Medio Oriente. Ci sono le nomine di Curia e dei vescovi, la prima delle quali dedicata oggi all’America Latina e all’amato Perù, con il nuovo ausiliare di Callao mons. Miguel Angel Contreras Llajaruna. Ma tra i dossier che premono sul tavolo di Leone XIV ci sono quelli riguardanti l’Asia: in particolare le possibilità di garantire meglio le prerogative della Chiesa cattolica in Cina, magari con una revisione dell’accordo del 2018 sulla nomina dei vescovi, poi veri colloqui di pace in Myanmar, e infine il ripristino di piene relazioni col Vietnam.

Sono tutti capitoli le cui basi sono state gettate da Papa Francesco, grazie all’azione diplomatica vaticana e del segretario di Stato Pietro Parolin che resta in carica anche con Prevost. Ma secondo diversi osservatori, Leone seguirà la propria strada, con un programma basato sulle sue esperienze in Perù e sulla sua formazione come agostiniano. E già un’anticipazione si vedrà domani nell’udienza che il nuovo Papa riserverà al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede

Ad esempio sul Vietnam, prima o poi potrebbe andare in porto il viaggio papale che non si è potuto compiere con Bergoglio (soprattutto per i cambi di leadership ad Hanoi), favorendo così anche l’insaturazione di pieni rapporti diplomatici. Lo scorso anno sono stati compiuti passi molto significativi, che hanno portato a ipotizzare una visita del Pontefice: tra questi la nomina del primo rappresentante pontificio residente e una visita dell’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati. E parecchi analisti sostengono che questo tipo di diplomazia con un Paese comunista possa rappresentare un modello anche per migliorare i rapporti con Pechino, da tempo ripetutamente accusata di violare l’accordo per la nomina congiunta dei vescovi.

Basti citare le plateali nomine di due vescovi effettuate il mese scorso dall’Associazione Patriottica Cattolica Cinese (Apcc), che non possono essere ratificate dal Vaticano poiché compiute durante la “sede vacante”, dopo la morte di Bergoglio il 21 aprile. Un bel ‘nodo’ da sciogliere per Leone XIV. E c’è anche chi, come Maya Wang, direttrice associata per la Cina di Human Rights Watch (Hrw), esorta papa Prevost a rivedere l’accordo del 2018 e a fare pressione su Pechino affinché ponga fine alla persecuzione delle chiese sotterranee, del clero e dei parrocchiani – che da tempo si ribellano all’Apcc – e all’incarcerazione dei cattolici.

“Il Vaticano non ha mai esercitato il suo potere di veto sulle nomine – ricorda -, nemmeno quando il governo cinese ha violato l’accordo nominando unilateralmente vescovi nel 2022 e nel 2023: sono state nomine che papa Francesco ha poi accettato”. Leone viene anche esortato da Hrw a fare pressione su Pechino per il rilascio del clero cattolico imprigionato e per avere informazioni su quanti sono “scomparsi forzatamente” o sono stati sottoposti agli arresti domiciliari.

Altri attivisti per i diritti umani, come Charles Santiago dei Parlamentari dell’Asean per i Diritti Umani, suggeriscono a Leone di concentrarsi sul Myanmar dilaniato dalla guerra, al terzo posto tra i conflitti più mortali al mondo dopo Israele-Palestina e Ucraina. E i colloqui con la Cina, uno dei principali alleati della giunta insieme alla Russia, sarebbero utili, data l’influenza di cui Pechino dispone da quando l’esercito ha rovesciato il governo eletto nel 2021, facendo precipitare il Myanmar nella guerra civile. “Le relazioni tra Cina e Vaticano non sono ottime”, dice Santiago a UCA News. “Ma il Papa potrebbe chiedere una posizione responsabile verso il Myanmar. È una decisione difficile, ma potrebbe fare lo sforzo”.

Che papa Leone voglia essere coinvolto nel favorire una pace autentica, reale e duratura in Myanmar è la convinzione di Joel Hodge, direttore della Facoltà di Teologia dell’Università Cattolica Australiana di Melbourne. Sentito anch’egli da Uca News, Hodge spiega che l’esperienza di Prevost in Perù, con il Sud del mondo e come capo dell’Ordine Agostiniano sarà tra le principali forze trainanti del suo papato. “Ha visitato luoghi in tutto il mondo, tra cui Asia, Australia e Sud-est asiatico.

Quindi ha chiaramente acquisito una conoscenza di questa parte del mondo, essendo stato effettivamente qui”, afferma, aggiungendo: “e conosce il nostro modo di fare le cose, le nostre preoccupazioni in questa regione e l’importanza dell’Asia per la direzione che le cose stanno prendendo a livello globale”.

[Questo articolo è stato pubblicato ieri dall’ANSA; Foto: Vatican News]