Decreto flussi: mons. Perego, "non cambia nulla, se non che cresce l’insicurezza"

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Pubblichiamo la nota di mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara Comacchio, presidente Cemi e Fondazione Migrantes della Cei, sul recente “decreto flussi”.

«Il 2 ottobre scorso è stato approvato il nuovo decreto flussi, figlio del decreto triennale 2023-2025: prevede 165.000 lavoratori stagionali e a tempo indeterminato, con un aumento di 10.000 quote per le collaboratrici familiari.

Si tratta numeri di lavoratori insufficienti a fronte delle richieste dei diversi mondi produttivi – industriale, agricolo, commerciale – che ne chiedevano tre volte il numero assegnato. Inoltre, senza incontro tra domanda e offerta di lavoro sul territorio – e senza la possibilità di convertire un permesso di protezione speciale o una richiesta d’asilo in un permesso per il lavoro, prevedendo anche quote adeguate – crescerà nuovamente, di conseguenza, il lavoro irregolare. Parliamo, almeno secondo le stime, di 500.000 lavoratori, per i quali però ci dovrebbe essere più possibilità – teoricamente – di avere un permesso di soggiorno, se denunceranno i caporali e gli imprenditori che li sfruttano.

È dimostrato, infatti, come il mondo dei richiedenti asilo siano impegnati in diversi comparti lavorativi, dall’agricoltura all’artigianato e ai servizi.

Continuando a non far incontrare domanda e offerta di lavoro, con il sistema attuale dei flussi, perderemo ancora risorse importanti – nella misura di miliardi di euro – per la previdenza, l’assistenza e la salute di cui abbiamo un grande bisogno. Lo ha recentemente confermato anche il presidente dell’Inps, il dott. Gabriele Fava, in un’intervista al quotidiano Avvenire del 6 luglio 2024, parlando dell’obiettivo “di un aumento della base occupazionale e quindi dei contributi previdenziali per garantire maggiore sostenibilità all’intero sistema e pensioni di importo equo per i cittadini. In questa direzione vanno anche una immigrazione meglio governata e aiuti concentrati sulle famiglie”.

Assisteremo inoltre ancora a numerose e crescenti morti di immigrati sul lavoro, perché non tutelati nella sicurezza e nella salute: già nei primi sette mesi dell’anno 2024 le morti sul lavoro sono cresciute complessivamente del 3,2%.

Corollario del decreto flussi sono, infine, la possibilità da parte delle Forze dell’Ordine di controllare i cellulari dei migranti (“dispositivi e supporti elettronici”) – si dice – a scopo dell’identificazione; e una stretta sulle misure di sicurezza per i mezzi di soccorso delle ONG, solo per giustificare i fermi amministrativi, che significa meno possibilità di soccorso in mare dei migranti in fuga.

In altre parole: il decreto flussi genera più insicurezza in terra e in mare per i migranti, ma anche per tutti noi».

Mons. Gian Carlo Perego, Arcivescovo, Presidente Cemi e Fondazione Migrantes della CEI

Campagna Ero Straniero, interventi sporadici non cambiano un sistema “scassato” e iniquo"
“Le modifiche introdotte dal governo sul sistema di ingresso per lavoro sono degli interventi correttivi necessari ma che finiranno per incidere poco sulle falle, gravissime, di un sistema che è superato e inefficace, a detta di tutti gli attori coinvolti, governo e categorie produttive in primis. Un sistema che, aggiungiamo noi, finisce per rendere irregolari la maggior parte di lavoratrici e lavoratori che, pur avendo fatto ingresso regolarmente col nulla osta, non viene poi assunta e non ottiene il permesso di soggiorno, come dimostrano i numeri emersi dal monitoraggio della campagna Ero straniero pubblicato a maggio scorso, poi rilanciati dalla stessa presidente del consiglio Meloni”. Così la Campagna commenta il nuovo decreto-legge, presentato nella conferenza stampa al termine dal Consiglio dei Ministri.
"Nel merito, fissare un tetto massimo di domande che un datore di lavoro può presentare, dare più tempo per pre-compilare la domanda in modo da poter controllare i requisiti, aumentare i controlli incrociati e automatizzati per verificare la solidità di chi intende assumere ed evitare truffe, assicurare l’interoperabilità tra le banche dati di Viminale e degli altri ministeri ed enti coinvolti, sono sicuramente interventi positivi e necessari. Così come la previsione di sospendere dalla procedura i datori di lavoro che non hanno finalizzato l’assunzione. Sicuramente positiva, poi, è la possibilità di convertire i permessi stagionali al di fuori delle quote così come l’assunzione di personale negli uffici dei diversi ministeri interessati dalla procedura", rileva Ero Straniero.
"Ma se la porta d’accesso alla procedura rimangono i click day, seppur in numero maggiore, specializzati per tipologie di settori, come dovrebbe prevedere il decreto del governo, continueremo ad assistere alla lotteria degli ingressi per cui aziende e famiglie non sapranno fino all’ultimo se riusciranno ad avere il personale di cui hanno bisogno". Del resto, "lo stesso sottosegretario Mantovano ha finalmente riconosciuto la necessità di superare quel meccanismo 'scassato'. Continua a essere impossibile, inoltre, per datori di lavoro e famiglia assumere lavoratori e lavoratrici che conoscono e che sono già in Italia ma senza documenti in regola, e sono costretti a lavorare in nero, senza nessuna possibilità di uscire dall’invisibilità".
Secondo Ero Straniero, "manca, soprattutto, nella misura che è stata varata, l’intervento correttivo più urgente, alla luce delle tante segnalazioni ricevute, e cioè dare garanzie adeguate alle decine di migliaia di lavoratori e lavoratrici che hanno fatto ingresso con il decreto flussi, ma che sono destinate a cadere nell’irregolarità perché non sono state poi assunte dai datori di lavoro per cause che non dipendono dalla loro volontà. In questi casi, la legge deve prevedere la possibilità di ottenere un permesso di soggiorno per attesa occupazione che consenta di trovare un altro impiego e ottenere i documenti".
"Più che di una riforma si tratta di palliativi, che lasciano in piedi un sistema che continuerà a creare irregolarità se non si affrontano i nodi principali, a partire dalla difficoltà di far incontrare domanda e offerta”, concludono le organizzazioni promotrici di Ero straniero”.
“Serve più coraggio e un approccio nuovo, maggiormente flessibile, come prevedono le nostre proposte - continuano dalla campagna- superando quote e rigidità inutili attraverso canali diversificati, con l’introduzione della figura dello sponsor o di un permesso per ricerca lavoro, e di un meccanismo di emersione su base individuale - sempre accessibile, senza bisogno di sanatorie - che dia la possibilità a chi rimane senza documenti di mettersi in regola a fronte della disponibilità di un contratto di lavoro o di un effettivo radicamento nel territorio”.
La Campagna Ero Straniero è promossa da A Buon Diritto Onlus, ActionAid, ASGI, Federazione Chiese Evangeliche Italiane, Oxfam, Arci, CNCA, CILD, Fondazione Casa della carità “Angelo Abriani”.
[Foto: Avvenire]