I morti a Lampedusa e il patto europeo sulle migrazioni
Un nuovo naufragio sull’isola siciliana. Intanto, nei giorni scorsi, l’approvazione da parte del Parlamento europeo del nuovo patto su migrazioni e diritto di asilo. Un accordo criticato dalle chiese europee e dalla società civile. Ne parla Riforma.it, quotidiano online delle Chiese evangeliche battiste, valdesi e metodiste in Italia.
Nove morti e un numero imprecisato di dispersi, 23 sopravvissuti. Che non parlano, in stato di choc. È il bilancio dell’ultimo approdo, avvenuto alcune notti fa a Lampedusa. Emma Conti, operatrice di Mediterranean Hope, programma migranti e rifugiati della FCEI, presente sull’isola, ha raccontato: «Ci sentiamo impotenti, tristi e arrabbiati. Si parla di solidarietà tra gli Stati, ma noi questa solidarietà non la vediamo mai. Mentre l’Europa festeggia per il nuovo Patto sulla migrazione che prevede un ulteriore restringimento del diritto di asilo, qui noi continuiamo a contare i morti. Vittime di cui l’Italia e l’Europa sono responsabili».
La plenaria del Parlamento europeo ha infatti adottato nei giorni scorsidiverse proposte che costituiscono il nuovo patto UE sull’asilo e la migrazione.
Prima del voto, la CCME, la Commissione delle chiese per i migranti in Europa, insieme ad altre 160 organizzazioni della società civile, aveva lanciato un appello agli eurodeputati affinché non adottassero i testi.
Nelle prossime settimane i testi saranno adottati anche dal Consiglio dell’UE, quindi saranno pubblicati nella Gazzetta ufficiale dell’UE e diventeranno legge. Per la maggior parte di esse è prevista una fase di attuazione di 2 anni.
Subito dopo il voto, Torsten Moritz, segretario generale della CCME, ha ribadito la delusione e le preoccupazioni delle chiese protestanti per i documenti adottati: «Il voto del Parlamento europeo segna, nonostante alcune maggioranze ristrette, la triste fine di un dibattito sull’approccio dell’UE all’asilo e alla migrazione, che è diventato sempre più tossico negli ultimi anni. Questo è stato accompagnato da un discorso persistente sul fatto che la migrazione è una crisi, laddove la ricerca di soluzioni pragmatiche avrebbe fornito un’alternativa migliore, dignitosa e fattibile. Il risultato è una nuova legislazione che mina ulteriormente la dignità e i diritti di chi arriva in Europa. Allo stesso tempo, non c’è motivo di credere che la legislazione adottata risolverà le sfide associate alla migrazione e alla protezione dei rifugiati. Pertanto, parlare di crisi continuerà a essere una profezia che si autoavvera e a rafforzare le argomentazioni degli estremisti».
Per questo, «La CCME e i suoi membri si impegneranno a limitare i danni nei prossimi anni. Una vera soluzione, tuttavia, può basarsi solo su una legislazione in cui l’UE e i suoi membri si assumano la responsabilità di fare la loro parte nel proteggere i rifugiati del mondo e nell’accogliere i migranti. Le risorse ci sono, ma devono essere reindirizzate: lontano dal dissuadere ed emarginare i più vulnerabili e verso un’UE che protegga le persone più che i confini».
Cosa accadrà ora? La Commissione europea prevede di pubblicare a giugno il suo piano politico su come le diverse disposizioni del patto dovranno essere attuate nella realtà dagli Stati membri. Gli Stati membri saranno quindi invitati a presentare i loro piani nazionali di attuazione entro la fine dell’anno.
(Questo articolo è stato pubblicato sul sito Riforma.it, al quale rimandiamo; Photo Credits: Cesvi Fondazione)