Il grido del Papa perché si fermino le armi a Gaza: “basta, fratelli, basta!”

“Le armi si fermino, non porteranno mai la pace, e il conflitto non si allarghi! Basta! Basta, fratelli, basta!”. E’ quanto mai dolente e accorato il grido del Papa perché, dopo oltre un mese dall’attacco di Hamas a Israele, tacciano le armi a Gaza. “Il pensiero ogni giorno va alla gravissima situazione in Israele e in Palestina. Sono vicino a tutti coloro che soffrono, palestinesi e israeliani. Li abbraccio in questo momento buio. E prego tanto per loro”, dice all’Angelus il Pontefice, il cui sguardo va a entrambe le parti in conflitto.
“A Gaza, si soccorrano subito i feriti, si proteggano i civili, si facciano arrivare molti più aiuti umanitari a quella popolazione stremata – è l’appello di Francesco -. Si liberino gli ostaggi, tra i quali ci sono tanti anziani e bambini. Ogni essere umano, che sia cristiano, ebreo, musulmano, di qualsiasi popolo e religione, ogni essere umano è sacro, è prezioso agli occhi di Dio e ha diritto a vivere in pace”. “Non perdiamo la speranza – aggiunge -: preghiamo e lavoriamo senza stancarci perché il senso di umanità prevalga sulla durezza dei cuori”.
Il pensiero di Bergoglio si rivolge comunque ad altri terreni di guerra, come il Sudan dove il conflitto civile dura da sette mesi. “Da diversi mesi il Sudan è in preda a una guerra civile che non accenna a spegnersi e che sta provocando numerose vittime, milioni di sfollati interni e rifugiati nei Paesi limitrofi e una gravissima situazione umanitaria – afferma -. Sono vicino alle sofferenze di quelle care popolazioni del Sudan, e rivolgo un accorato appello ai Responsabili locali, affinché favoriscano l’accesso degli aiuti umanitari e, con il contributo della Comunità internazionale, lavorino alla ricerca di soluzioni pacifiche. Non dimentichiamoci di questi nostri fratelli che sono nella prova!”.
Non può mancare, in questo Angelus domenicale, come avviene fin dal febbraio dello scorso anno, un ricordo dell’Ucraina. “Accolgo con affetto il pellegrinaggio dei fedeli ucraini e dei monaci Basiliani – vedo le bandiere ucraine lì -, giunti da diversi Paesi per celebrare il quarto centenario del martirio di San Giosafat”, dice Francesco. “Prego con voi per la pace nel vostro martoriato Paese – sottolinea quindi -. Fratelli e sorelle, non dimentichiamo la martoriata Ucraina, non dimentichiamola!”.
In questo suo incontro festivo con i fedeli in Piazza San Pietro, il Papa ricorda anche che “due anni fa veniva avviata la Piattaforma d’Azione Laudato Si’. Ringrazio quanti hanno aderito a questa iniziativa e incoraggio a proseguire il cammino di conversione ecologica”. “A questo proposito – conclude -, preghiamo per la Conferenza di Dubai sui cambiamenti climatici, COP28, ormai vicina”. E alla quale lo stesso Bergoglio interverrà tra l’1 e il 3 dicembre prossimi.
Sempre con al centro la questione ambientale, e nel quadro del dialogo interreligioso, è in programma da domani a giovedì 16 dicembre il settimo colloquio buddhista-cristiano, dal tema “Karuṇā e Agape nel dialogo per guarire l’umanità ferita e la terra”, presso l’Università Mahachulalongkornrajavidyalaya di Bangkok, Thailandia. L’evento è il frutto della collaborazione tra il Dicastero per il Dialogo interreligioso, la Conferenza episcopale cattolica della Thailandia e l’Università buddhista Mahachulalongkornrajavidyalaya, si legge in un comunicato del Dicastero vaticano. Parteciperanno buddhisti e cristiani provenienti da vari paesi, tra cui Cambogia, Hong Kong, India, Giappone, Malesia, Mongolia, Myanmar, Singapore, Sri Lanka, Corea del Sud, Thailandia, Taiwan e Regno Unito.
“Il Colloquio – sottolinea la nota – riaffermerà l’amicizia e la comprensione reciproca costruite attraverso il dialogo con i partner buddhisti in tutto il mondo e, in particolare, in Thailandia. Identificherà inoltre azioni comuni per sanare le ferite dell’umanità e del pianeta”. La sessione inaugurale prevederà i saluti di auguri da parte delle autorità locali e dei rappresentanti di altre religioni in Thailandia e una cerimonia di piantagione di alberi, a simboleggiare l’impegno dei partecipanti alla cura e alla guarigione.
(Foto d’archivio)