IL LIBRO / La giustizia vaticana è davvero affidabile? Ne parla ‘Il processo Becciu’

Condividi l'articolo sui canali social

Analisi critica sul caso-simbolo del sistema giudiziario del Papa.

Il “processo Becciu” non è soltanto una delle più complesse e discusse vicende giudiziarie che abbiano mai attraversato il Vaticano. È anche un caso-simbolo che solleva interrogativi profondi sulla tenuta dello Stato della Città del Vaticano come ordinamento giuridico, come attore internazionale e come foro di affidabilità nelle relazioni economiche. A queste domande cerca di dare risposta il volume “Il processo Becciu. Un’analisi critica” (Marietti1820, 260 pagine, 22 euro, in libreria dall’11 aprile), firmato da Geraldina Boni, Manuel Ganarin e Alberto Tomer, con particolare intensità nel suo ultimo capitolo: “In un futuro molto prossimo. Le ripercussioni sul piano della credibilità internazionale della Santa Sede”.

«Siamo dinanzi a una crisi annunciata», scrivono gli autori. «Una crisi che non coinvolge solo il giudizio penale in sé, ma il riflesso che esso ha sulla fiducia internazionale nel foro vaticano, sulla validità delle clausole contrattuali, sulla vigilanza in materia economico-finanziaria». Una riflessione a tutto campo, che intreccia diritto, diplomazia e reputazione istituzionale.

Nel quarto e ultimo capitolo, il volume si spinge infatti oltre l’analisi del processo, esaminando le conseguenze più vaste e, per certi versi, più allarmanti: «L’affidabilità del foro vaticano, sinora data quasi per scontata negli accordi con istituzioni pubbliche e private, rischia di essere incrinata dalle anomalie procedurali evidenziate». Anomalie che, secondo gli autori, toccano il cuore del giusto processo: dalla violazione del diritto di difesa all’assenza di adeguati contrappesi nella struttura giurisdizionale.

Un tema centrale è quello della cosiddetta “clausola del foro vaticano”, sovente inserita nei contratti tra enti della Santa Sede e soggetti esterni. «Se il foro vaticano non appare più come un foro imparziale e rispettoso delle regole fondamentali del diritto — avvertono gli autori — la conseguenza logica sarà un progressivo abbandono di tale clausola nei contratti internazionali».

Un altro nodo critico è rappresentato dalla vigilanza economico-finanziaria, soprattutto nell’ambito della cooperazione internazionale contro il riciclaggio. «L’inserimento del Vaticano nei meccanismi di Moneyval — ricordano gli autori — è stato uno dei passaggi più significativi nel processo di trasparenza. Ma oggi ci si chiede se tale affidabilità sia ancora assicurata, alla luce delle involuzioni che si sono registrate».

Una responsabilità che chiama in causa direttamente anche la figura del pontefice. «La potestà del papa — si legge nel volume — è certamente suprema, ma non affatto assoluta. Essa non può travalicare le frontiere tracciate dallo ius divinum». Ed è proprio su questo punto che il libro mostra tutta la sua forza critica: la saldatura tra diritto canonico e diritto vaticano, che dovrebbe garantire coerenza e giustizia, viene indicata come clamorosamente disattesa nel processo Becciu.

«Il diritto canonico — affermano Boni, Ganarin e Tomer — non è un corpo estraneo, ma la prima fonte normativa dell’ordinamento vaticano. La sua emarginazione nei procedimenti recenti costituisce una frattura sistemica». Una frattura che, secondo gli autori, non può non riverberarsi sul piano internazionale: «Come può la Santa Sede pretendere affidabilità, se al suo interno si registrano compressioni gravi dei diritti fondamentali della persona?».

In questo senso, il processo diventa un caso di studio paradigmatico: «È un banco di prova per l’intero assetto istituzionale. La giustizia vaticana può ancora dirsi conforme ai parametri internazionali condivisi, oppure sta scivolando verso una forma opaca di giurisdizione d’eccezione?».

Il tono del capitolo finale è netto, ma sempre argomentato: «Non è in discussione la sovranità della Santa Sede — precisano gli autori — ma l’uso che di essa viene fatto. La sovranità non può trasformarsi in arbitrio. Essa deve essere esercitata nel rispetto dei diritti umani, anche perché è proprio la Santa Sede a farsi portatrice, nel mondo, della tutela della dignità della persona».

Tra le pagine si legge un monito: «Se il diritto perde credibilità, il danno non è solo giuridico, ma ecclesiale. E rischia di compromettere la missione stessa della Chiesa nel mondo». Da qui l’appello finale: «Occorre che lo Stato vaticano riconquisti la fiducia degli attori internazionali, dando prova concreta di trasparenza, equità e rispetto delle garanzie processuali».

“Il processo Becciu” è dunque più di un libro di commento giuridico. È una riflessione civile, profonda, scritta con rigore, ma anche con passione. Un testo che chiama alla responsabilità, dentro e fuori le mura leonine.

GLI AUTORI

Geraldina Boni è professoressa ordinaria di Diritto canonico ed ecclesiastico presso l’Università di Bologna, consultore del Dicastero per i testi legislativi e presidente della Commissione interministeriale per le intese con le confessioni religiose e per la libertà religiosa. Dirige la rivista interdisciplinare Archivio giuridico Filippo Serafini.

Manuel Ganarin è professore associato di Diritto canonico ed ecclesiastico presso l’Università di Bologna. Autore di pubblicazioni di interesse prevalentemente canonistico, è coordinatore della redazione della rivista interdisciplinare Archivio giuridico Filippo Serafini.

Alberto Tomer è ricercatore in tenure track di Diritto canonico ed ecclesiastico presso l’Università di Bologna. Già autore di due opere monografiche e di numerosi contributi pubblicati nelle più autorevoli sedi scientifiche, è membro delle principali associazioni accademiche della materia.

[Foto: Marietti 1820]