IL LIBRO / “L’altra strada”, i corridoi umanitari, universitari, lavorativi

Di Caritas Italiana, a cura di Oliviero Forti e Paolo Valente. prefazione di mons. Giuseppe Baturi. In libreria da venerdì 27 giugno.
Il riferimento all’altro, allo straniero, all’ospite, percorre tutta la riflessione biblica e teologica e la dimensione dell’incontro con il diverso, con l’«altro-da-me», è una costante della storia della salvezza. In particolare, oggi sono intere popolazioni e culture a bussare alla porta e chiedere di prestar loro ascolto. Caritas Italiana, nel corso del tempo, è riuscita a organizzare tre vie legali per portare nel nostro paese le persone che ne hanno necessità: i corridoi umanitari per quanti sono costretti a migrare per motivi politici, i corridoi lavorativi per quanti non possono sviluppare le proprie competenze nei loro paesi e i corridoi universitari per dare un futuro ai giovani. Questo libro offre storie sulle quali riflettere e schede per comprendere.
L’altra strada. I corridoi umanitari, universitari, lavorativi di Caritas Italiana pubblicato da EMI (96 pagine, 12,50 euro) è uscito in libreria il 27 giugno: il primo frutto importante della nuova fase di EMI -Editrice Missionaria Italiana, entrata a far parte della società Il Portico, è un libro che è insieme documento, testimonianza e profezia.
Il libro è stato presentato mercoledì 25 giugno alle ore 11.00 a Salerno, nell’ambito del convegno MigraMed 2025 promosso da Caritas Italiana. La sede dell’incontro è stata la Sala Convegni del Museo Diocesano San Matteo. Sono intervenuti Sofia Russo, responsabile dell’area internazionale di Caritas Italiana, e Paolo Valente, co-curatore del volume. E’ stato trasmesso anche un video saluto di mons. Giuseppe Baturi, segretario generale della CEI e autore della profonda e toccante prefazione del libro.
Il volume, a cura di Oliviero Forti e Paolo Valente, è una bussola nel mare agitato della mobilità umana contemporanea. Raccoglie analisi, numeri, racconti e voci, tracciando con chiarezza la traiettoria di una “altra strada” percorribile: quella dei corridoi umanitari, universitari e lavorativi.
“È la comunità tutta che si mette in movimento – scrive mons. Baturi – che si lascia evangelizzare dall’incontro reciproco, che scopre il senso profondo dell’ospitalità come stile e vocazione per tutti”.
Il libro nasce dall’urgenza di raccontare non solo un progetto, ma un modo radicalmente nuovo di vivere l’accoglienza. “I corridoi sono un’opera-segno – si legge – Non pretendono di risolvere la questione delle migrazioni, ma vogliono illuminarla affinché la comunità internazionale trovi, insieme, soluzioni più adatte. Più umane”.
In un tempo segnato da muri, accordi bilaterali e strategie di esternalizzazione dei confini, i corridoi sono ponti concreti. “Un’alternativa possibile alle morti in mare, ai trafficanti di esseri umani, all’abisso della disperazione”.
Ampio spazio è riservato alle testimonianze dirette. Tra tutte, quella della giovane Barwako, rifugiata somala affetta da una grave malattia, accolta a Ragusa con la sua famiglia. “Ogni volta che vado a scuola i bambini mi insultano… Vorrei che la mia bocca fosse a posto per poter andare a scuola e diventare un’insegnante”, racconta Barwako in una testimonianza rilasciata all’UNHCR e contenuta nel volume. Dopo un’operazione complessa, un ricovero a Roma e l’abbraccio della comunità, il libro racconta anche il distacco finale, doloroso e simbolico: “Barwako e la sua famiglia se ne sono andati lasciando le chiavi nella buca delle lettere. Come un addio. Come un grazie”.
Altre storie raccontano la quotidianità fatta di “prime volte”: il primo supermercato, la prima doccia, la prima iscrizione scolastica, la prima volta sotto un piumone. “Ci accorgemmo subito delle distanze da attraversare – scrivono gli operatori – : alle volte i nostri ospiti accoglievano l’acqua corrente come un miracolo”.
Non mancano nel libro riferimenti al contesto normativo e politico europeo. “Nel 2024 – ricordano gli autori – è entrato in vigore il nuovo Regolamento europeo su asilo e migrazione. Ma i corridoi umanitari restano strumenti volontari, marginali, non ancora parte di una politica migratoria sistematica”.
Il libro denuncia con realismo le lentezze istituzionali, ma documenta anche i risultati straordinari raggiunti: “Oltre 4.000 persone accolte legalmente, senza oneri per lo Stato. Un lavoro immenso che parte dai campi profughi e termina nell’integrazione quotidiana in decine di diocesi italiane”.
“Ogni incontro autentico con il volto dell’altro lascia una traccia – scrive ancora mons. Baturi – decostruisce le nostre difese, apre varchi nuovi alla grazia”.
Il libro è anche il primo frutto della nuova fase di EMI, entrata a far parte della società Il Portico – insieme a EDB e Marietti1820 – in un progetto che mira a rilanciare l’editoria religiosa di qualità.
“EMI continuerà ad essere voce di chi non ha voce, parola che può cambiare il mondo”, ha affermato padre Fabio Baldan, presidente di CIMI. E Alberto Melloni, presidente de Il Portico, ha aggiunto: “Abbiamo assunto l’onere e l’onore di custodire questa eredità culturale. In un mondo che si chiude nella logica della paura, EMI rappresenta un segno della speranza”.
“I corridoi umanitari – conclude Paolo Valente – sono un laboratorio di cittadinanza. Sono liturgia della misericordia celebrata con la vita”.
[Foto: EMI]