Il Papa benedice 'Mediterranea', prima missione in mare con la Cei

Condividi l'articolo sui canali social

"Grazie per la vostra testimonianza" nel salvataggio dei migranti. "Vi auguro il meglio" e "prego per voi". Intanto riprendono gli sbarchi a Lampedusa.

Gli auguri, il grazie e una speciale benedizione. Il Papa invia un messaggio a don Mattia Ferrari, parroco della Mediterranea Saving Humans, a bordo della Mare Jonio, con la sua "benedizione all'equipaggio di Mediterranea Saving Humans e a Migrantes". "Vi auguro il meglio" e "prego per voi", scrive Francesco, ringraziando la ong impegnata nel salvataggio dei migranti, "per la vostra testimonianza". "Che il Signore vi benedica e la Madonna vi custodisca. Fraternamente, Francesco".

Intanto sono ripresi in forma massiccia gli sbarchi a Lampedusa: a partire dalla mezzanotte, oggi sono saliti a otto, per un totale di 403 persone, compresi donne e bambini. Tutti sono stati portati all'hotspot di contrada Imbriacola da dove, su disposizione della prefettura di Agrigento, è previsto un trasferimento di 100 persone con il traghetto di linea Cossyra che mollerà l'ancora in serata verso Porto Empedocle. Tra le nazionalità, bengalesi, egiziani, eritrei, etiopi, pakistani e siriani. Alcuni dei migranti soccorsi dalle motovedette hanno riferito d'essere salpati da Sabratah, in Libia, dopo aver pagato da 5.500 a 7mila euro. Altri, sedicenti marocchini, tunisini e algerini, hanno detto d'essere partiti da Gabes e Kerkennah in Tunisia, pagando fino a 2.500 euro per la traversata.

Tra l'altro, una giovane etiope ha partorito, all'alba, sul natante in vetroresina di 10 metri sul quale viaggiava con 46 persone. La carretta, partita da Zuwara in Libia, è stata soccorsa dai militari della guardia di finanza.

È Trapani il punto di partenza della missione Sar lanciata oggi da Mediterranea Saving Humans. È questa la sua prima missione organizzata congiuntamente con la Fondazione Migrantes della Cei. Grazie al sostegno dei vescovi, la Mare Jonio - un rimorchiatore riutilizzato per le operazioni Sar di Mediterranea - sarà affiancata da una barca d'appoggio che trasporta altri volontari e personale medico, oltre a un mediatore culturale e a un piccolo gruppo di giornalisti. "Questo è l'ennesimo tassello di una collaborazione con la Chiesa che va avanti da anni e che è fatta soprattutto di tante relazioni e ai vari livelli dalle parrocchie alle diocesi, alla Chiesa universale", spiega don Mattia Ferrari.

Una collaborazione, spiega ancora il parroco di Mediterranea, che "vede uniti Chiesa e persone di buona volontà, provenienti da tanti mondi sociali e mondi culturali diversi, uniti nel comune amore viscerale, come indica il Vangelo, verso i nostri fratelli e sorelle migranti". È un percorso che si fa insieme, aggiunge Ferrari, "anche attraverso il soccorso in mare e soccorrendo le persone dai naufragi, dai respingimenti diamo carne alla fraternità, quella fraternità universale che non può rimanere un valore astratto, ma deve farsi carne attraverso i nostri corpi, le nostre vite, le nostre relazioni". Andare per mare, quindi, significa anche "spezzare questo muro di cinismo e di indifferenza", per poter "svegliare le coscienze, perché la società è troppo distratta e non possiamo continuare a tollerare questa strage continua fatta di naufragi e di respingimenti".

Papa Francesco ha spesso incontrato i membri dell'organizzazione, esprimendo pubblicamente il suo sostegno. Nel 2019 ha collocato nel Palazzo apostolico un crocifisso ornato da un giubbotto di salvataggio, donatogli proprio da Mediterranea. Il capo missione Luca Casarini è stato invitato speciale al primo Sinodo sulla sinodalità e lo sarà anche al secondo l'ottobre prossimo.

Il card.Czerny, "vocazione della Chiesa è accogliere e proteggere i migranti"

Nell'ambito dell'incontro, a Panama City, dei vescovi e degli operatori della Pastorale della Mobilità umana delle Conferenze episcopali del Nord America, America Centrale e Caraibi, il cardinale Michael Czerny, prefetto del Dicastero per lo Sviluppo umano integrale, ha presieduto una messa nella cattedrale Santa Maria la Antigua. L'evento - riferisce Vatican News - ha l'obiettivo di affrontare congiuntamente la complessa crisi migratoria che colpisce la regione, con l'impegno a mettere in atto azioni che promuovano la dignità umana della popolazione migrante.

L'omelia preparata ha lasciato il posto a una riflessione spontanea, dopo che il cardinale Czerny ha visitato il Centro di accoglienza per migranti "Lajas Blancas" di Darien. Il porporato ha sottolineato che i migranti che arrivano a Panama "vengono dall'inferno", esausti, affamati e malati, dopo aver affrontato innumerevoli pericoli. "Abbiamo incontrato migranti che venivano dall'inferno e ora stavano tornando nella terra degli uomini", ha detto, riferendosi alla molteplicità delle loro provenienze, anche da Paesi lontani come Nepal, Angola, Haiti e Venezuela.

Il prefetto vaticano ha avvertito che i migranti di oggi fuggono da contesti di oppressione, abuso, insicurezza e discriminazione, affrontando fame, sete, stanchezza e malattie durante il loro viaggio. Nonostante tali avversità, ha sottolineato che "tutte queste sofferenze non valgono tanto se trovano un'accoglienza cristiana, fraterna e umana". Ai partecipati alla celebrazione, l'invito a fornire sostegno e protezione per quanti sono stati costretti a lasciare le proprie case.

Il porporato si è anche soffermato sulla condizione di incertezza dei migranti. Ha ribadito ai fedeli che la Chiesa ha la vocazione di aiutare in ciò che sembra impossibile: accogliere e proteggere coloro che sono costretti a fuggire dalle loro case. Lo sforzo di sviluppare una Pastorale migratoria che copra l'intera regione delle Americhe, dalla Colombia al Canada, compresi i Caraibi, secondo il prefetto, è una manifestazione del desiderio della Chiesa di essere uno strumento di Dio nel creare un ambiente ospitale e solidale per i migranti che passano attraverso le sue parrocchie e diocesi.

Czerny ha sottolineato infine che ogni incontro con un migrante è un incontro con Cristo, che ci chiama ad aprire le nostre porte e i nostri cuori. È un'esperienza trasformante che sfida ogni credente a rispondere con generosità e amore. "Questi poveri ci permettono di incontrare il volto del Signore", ha detto, esortando la comunità cristiana a non chiudere le porte a chi cerca rifugio e speranza.

[Fonti: Vatican News, ANSA; Photo Credits: Progetto Melting Pot Europa]