Il Papa, “coinvolgere nei conflitti i civili e i bambini è la vittoria del male”

Il discorso di inizio d’anno al Corpo Diplomatico: “la minaccia di una guerra mondiale è sempre più concreta. Superare la logica dello scontro”. “La guerra è sempre un fallimento! – avverte Francesco – Non possiamo minimamente accettare che si bombardi la popolazione civile o si attacchino infrastrutture necessarie alla sua sopravvivenza. Non possiamo accettare di vedere bambini morire di freddo perché sono stati distrutti ospedali o è stata colpita la rete energetica di un Paese”.
CITTA’ DEL VATICANO, 09 GEN – “Purtroppo, iniziamo questo anno mentre il mondo si trova lacerato da numerosi conflitti, piccoli e grandi, più o meno noti e anche dalla ripresa di esecrabili atti di terrore, come quelli recentemente avvenuti a Magdeburgo in Germania e a New Orleans negli Stati Uniti”. E’ uno dei passi iniziali del discorso che oggi papa Francesco ha rivolto ai membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede durante l’udienza per la presentazione degli auguri per il nuovo anno.
Dopo una breve introduzione, il Papa – “siccome io soffro ancora un po’ il raffreddore” – ha lasciato che il suo lungo ed articolato discorso, nell’Aula della Benedizione del Palazzo Apostolico, fosse letto da mons. Filippo Ciampanelli, sottosegretario del Dicastero per le Chiese Orientali.
“Vediamo pure che in tanti Paesi ci sono sempre più contesti sociali e politici esacerbati da crescenti contrasti – sottolinea Francesco -. Siamo di fronte a società sempre più polarizzate, nelle quali cova un generale senso di paura e di sfiducia verso il prossimo e verso il futuro. Ciò è aggravato dal continuo creare e diffondersi di fake news, che non solo distorcono la realtà dei fatti, ma finiscono per distorcere le coscienze, suscitando false percezioni della realtà e generando un clima di sospetto che fomenta l’odio, pregiudica la sicurezza delle persone e compromette la convivenza civile e la stabilità di intere nazioni”.
Secondo il Pontefice “ne sono tragiche esemplificazioni gli attentati subiti dal presidente del Governo della Repubblica Slovacca e dal presidente eletto degli Stati Uniti d’America”. E “tale clima di insicurezza spinge a erigere nuove barriere e a tracciare nuovi confini”.
Per il Papa, “i confini moderni pretendono di essere linee di demarcazione identitarie, dove le diversità sono motivo di diffidenza, sfiducia e paura”. Fino al punto che molti che provengono da fuori “non vengono più considerati esseri umani con una dignità inalienabile”.
Nell’anno del Giubileo superare la logica dello scontro
“Il mio augurio per questo nuovo anno è che il Giubileo possa rappresentare per tutti, cristiani e non, un’occasione per ripensare anche le relazioni che ci legano, come esseri umani e comunità politiche; per superare la logica dello scontro e abbracciare invece la logica dell’incontro; perché il tempo che ci attende non ci trovi vagabondi disperati, ma pellegrini di speranza, ossia persone e comunità in cammino impegnate a costruire un futuro di pace”, dice Francesco, che nel suo discorso ai rappresentanti dei 184 Paesi con cui la Santa Sede intrattiene piene relazioni diplomatiche illustra i tratti di quella che lui chiama “diplomazia della speranza”.
D’altronde, “di fronte alla sempre più concreta minaccia di una guerra mondiale, la vocazione della diplomazia è quella di favorire il dialogo con tutti, compresi gli interlocutori considerati più ‘scomodi’ o che non si riterrebbero legittimati a negoziare. È questa l’unica via per spezzare le catene di odio e vendetta che imprigionano e per disinnescare gli ordigni dell’egoismo, dell’orgoglio e della superbia umana, che sono la radice di ogni volontà belligerante che distrugge”.
Oggi serve anche una “diplomazia della verità”
“Nel nostro tempo la negazione di verità evidenti sembra avere il sopravvento – osserva Bergoglio -. Alcuni diffidano delle argomentazioni razionali, ritenute strumenti nelle mani di qualche potere occulto, mentre altri ritengono di possedere in modo univoco la verità che si sono auto-costruiti, esimendosi così dal confronto e dal dialogo con chi la pensa diversamente. Gli uni e gli altri hanno la tendenza a crearsi una propria ‘verità’, tralasciando l’oggettività del vero. Queste tendenze possono essere incrementate dai moderni mezzi di comunicazione e dall’intelligenza artificiale, abusati come mezzi di manipolazione della coscienza a fini economici, politici e ideologici”.
Il Papa evidenzia “i limiti e le insidie” del progresso tecnologico, che “spesso contribuiscono alla polarizzazione, al restringimento delle prospettive mentali, alla semplificazione della realtà, al rischio di abusi, all’ansia e, paradossalmente, all’isolamento, in particolare attraverso l’uso dei social media e dei giochi online“. E anche “l’incremento dell’intelligenza artificiale amplifica le preoccupazioni”.
Secondo papa Francesco, “una diplomazia della speranza è perciò anzitutto una diplomazia della verità“. Il Pontefice punta il dito contro la “colonizzazione ideologica”, e contro quella “cancel culture” che “non tollera differenze e si concentra sui diritti degli individui, trascurando i doveri nei riguardi degli altri, in particolare dei più deboli e fragili”. E definisce “inaccettabile, ad esempio, parlare di un cosiddetto ‘diritto all’aborto’ che contraddice i diritti umani, in particolare il diritto alla vita”.
Le istituzioni multilaterali non garantiscono più pace e stabilità
“Le istituzioni multilaterali, la maggior parte delle quali è sorta al termine della seconda guerra mondiale, ottant’anni fa, non sembrano più in grado di garantire la pace e la stabilità”, afferma il Pontefice nel suo discorso, “la lotta contro la fame e lo sviluppo per i quali erano state create, né di rispondere in modo davvero efficace alle nuove sfide del XXI secolo, quali le questioni ambientali, di salute pubblica, culturali e sociali, nonché le sfide poste dall’intelligenza artificiale. Molte di esse necessitano di essere riformate, tenendo presente che qualsiasi riforma deve essere costruita sui principi di sussidiarietà e solidarietà e nel rispetto di una sovranità paritaria degli Stati”.
Nel 2025 la Comunità internazionale si adoperi per porre fine ai conflitti, tra cui in Ucraina e a Gaza
Una “diplomazia della speranza”, spiega il Papa, “è pure una diplomazia di perdono, capace, in un tempo pieno di conflitti aperti o latenti, di ritessere i rapporti lacerati dall’odio e dalla violenza, e così fasciare le piaghe dei cuori spezzati delle troppe vittime”. “Il mio auspicio per questo 2025 – prosegue – è che tutta la Comunità internazionale si adoperi anzitutto per porre fine alla guerra che da quasi tre anni insanguina la martoriata Ucraina e che ha causato un enorme numero di vittime, inclusi tanti civili. Qualche segno incoraggiante è apparso all’orizzonte, ma molto lavoro è ancora necessario per costruire le condizioni di una pace giusta e duratura e per sanare le ferite inflitte dall’aggressione”.
Allo stesso modo “rinnovo l’appello a un cessate-il-fuoco e alla liberazione degli ostaggi israeliani a Gaza, dove c’è una situazione umanitaria gravissima e ignobile, e chiedo che la popolazione palestinese riceva tutti gli aiuti necessari”. “Il mio auspicio – richiama Francesco – è che Israeliani e Palestinesi possano ricostruire i ponti del dialogo e della fiducia reciproca, a partire dai più piccoli, affinché le generazioni a venire possano vivere fianco a fianco nei due Stati, in pace e sicurezza, e Gerusalemme sia la ‘città dell’incontro’, dove convivono in armonia e rispetto i cristiani, gli ebrei e i musulmani”.
“Proprio nel giugno scorso, nei giardini vaticani, abbiamo ricordato tutti insieme il decimo anniversario dell’Invocazione per la Pace in Terra Santa che l’8 giugno 2014 vide la presenza dell’allora Presidente dello Stato d’Israele, Shimon Peres, e del Presidente dello Stato di Palestina, Mahmoud Abbas, insieme al Patriarca Bartolomeo I – rievoca il Pontefice -. Quell’incontro aveva testimoniato che il dialogo è sempre possibile e che non possiamo arrenderci all’idea che l’inimicizia e l’odio tra i popoli abbiano il sopravvento”.
Il Papa rileva anche che “la guerra è alimentata dal continuo proliferare di armi sempre più sofisticate e distruttive” e reitera l’appello affinché “con il denaro che si impiega nelle armi e in altre spese militari costituiamo un Fondo mondiale per eliminare finalmente la fame e per lo sviluppo dei Paesi più poveri”.
Il coinvolgimento dei civili e dei bambini è la vittoria del male
“La guerra è sempre un fallimento! – avverte il Pontefice – Il coinvolgimento dei civili, soprattutto bambini, e la distruzione delle infrastrutture non sono solo una disfatta, ma equivalgono a lasciare che tra i due contendenti l’unico a vincere sia il male. Non possiamo minimamente accettare che si bombardi la popolazione civile o si attacchino infrastrutture necessarie alla sua sopravvivenza. Non possiamo accettare di vedere bambini morire di freddo perché sono stati distrutti ospedali o è stata colpita la rete energetica di un Paese”.
Francesco ricorda anche “i diversi conflitti che persistono nel continente africano, in modo particolare nel Sudan, nel Sahel, nel Corno d’Africa, in Mozambico, dove c’è una grave crisi politica in atto, e nelle regioni orientali della Repubblica Democratica del Congo”. Quindi il Myanmar. Poi “i diversi contesti di acceso scontro politico e sociale” nel continente americano, citando Haiti, il Venezuela, la Bolivia, la Colombia, come pure il Nicaragua, “dove la Santa Sede, che è sempre disponibile a un dialogo rispettoso e costruttivo, segue con preoccupazione le misure adottate nei confronti di persone e istituzioni della Chiesa e auspica che la libertà religiosa e gli altri diritti fondamentali siano adeguatamente garantiti a tutti”.
Il Pontefice condanna “le crescenti espressioni di antisemitismo, che condanno fortemente e che interessano un sempre maggior numero di comunità ebraiche nel mondo”. E dice di non poter tacere “le numerose persecuzioni contro varie comunità cristiane spesso perpetrate da gruppi terroristici, specialmente in Africa e in Asia, e neppure le forme più “delicate” di limitazione della libertà religiosa che si riscontrano talvolta anche in Europa”.
Guardando poi alla Siria, alla Siria, “che dopo anni di guerra e devastazione, sembra stia percorrendo una via di stabilità”, auspica che “l’integrità territoriale, l’unità del popolo siriano e le necessarie riforme costituzionali non siano compromesse da nessuno, e che la Comunità internazionale aiuti la Siria ad essere terra di convivenza pacifica dove tutti i siriani, inclusa la componente cristiana, possano sentirsi pienamente cittadini e partecipare al bene comune di quella cara Nazione”.
Analogamente, per “l’amato Libano”, si augura che “il Paese, con l’aiuto determinante della componente cristiana, possa avere la necessaria stabilità istituzionale per affrontare la grave situazione economica e sociale, ricostruire il sud del Paese colpito dalla guerra e implementare pienamente la Costituzione e gli Accordi di Taif”.
Basta con le moderne schiavitù. Accogliere e integrare i migranti
“Esistono ancora molteplici forme di schiavitù, a cominciare da quella poco riconosciuta ma assai praticata che interessa il lavoro – avverte Francesco -. Troppe persone vivono schiave del proprio lavoro, trasformato da mezzo in fine della propria vita, e spesso sono schiave di condizioni lavorative disumane, in termini di sicurezza, orari di lavoro e salario”.
Tra le altre , il Papa cita anche “l’orribile schiavitù delle tossicodipendenze”. Mentre “una delle più tremende è quella praticata dai trafficanti di uomini: persone senza scrupoli, che sfruttano il bisogno di migliaia di persone in fuga da guerre, carestie, persecuzioni o dagli effetti dei cambiamenti climatici e in cerca di un luogo sicuro per vivere”. Per questo, “una diplomazia della speranza è una diplomazia di libertà, che richiede l’impegno condiviso della Comunità internazionale per eliminare questo miserabile commercio“.
Inoltre, “occorre prendersi cura delle vittime di questi traffici”, cioè i migranti, “persone che occorre accogliere, proteggere, promuovere e integrare”, e che invece finiscono “respinti” o si ritrovano “clandestini in una terra straniera”.
“Con grande sconforto rilevo, invece, che le migrazioni sono ancora coperte da una nube scura di diffidenza, invece di essere considerate una fonte di accrescimento – aggiunge il Pontefice -. Si considerano le persone in movimento solo come un problema da gestire. Esse non possono venire assimilate a oggetti da collocare, ma hanno una dignità e risorse da offrire agli altri; hanno i loro vissuti, bisogni, paure, aspirazioni, sogni, capacità, talenti. Solo in questa prospettiva si potranno fare passi avanti per affrontare un fenomeno che richiede un apporto congiunto da parte di tutti i Paesi, anche attraverso la creazione di percorsi regolari sicuri”.
Commutare le pene dei prigionieri. Rimettere il debito dei Paesi poveri
“La diplomazia della speranza è infine una diplomazia di giustizia, senza la quale non può esservi pace”, afferma il Papa a conclusione del suo discorso. L’anno giubilare “è un tempo favorevole per praticare la giustizia, per rimettere i debiti e commutare le pene dei prigionieri. Non vi è però debito che consenta ad alcuno, compreso lo Stato, di esigere la vita di un altro. Al riguardo, reitero il mio appello perché la pena di morte sia eliminata in tutte le Nazioni”.
Di fronte poi alle catastrofi naturali, nelle quali “sempre più la natura sembra ribellarsi all’azione dell’uomo, mediante manifestazioni estreme della sua potenza”, Francesco esclama: “Non possiamo rimanere indifferenti a tutto ciò! Non ne abbiamo il diritto! Piuttosto, abbiamo il dovere di esercitare il massimo sforzo per la cura della nostra casa comune e di coloro che la abitano e la abiteranno”.
In quest’ottica, conclude, “mi rivolgo alle nazioni più benestanti perché condonino i debiti di Paesi che mai potrebbero ripagarli. Non si tratta solo di un atto di solidarietà o magnanimità, ma soprattutto di giustizia, gravata anche da una nuova forma di iniquità di cui oggi siamo sempre più consapevoli: il ‘debito ecologico’, in particolare tra il Nord e il Sud”.
[Foto: Vatican News]