Il Papa, "come si può a Roma buttare cibo mentre c'è chi non ne ha?"
L'assemblea della diocesi. "Troppe disuguaglianze. E basta dare del 'comunista' a chi aiuta i poveri".
ROMA, 25 OTT - "Come possiamo accettare che nella nostra città si buttino quintali di cibo e allo stesso tempo ci siano famiglie che non hanno da mangiare? Questo lo vedo anche in un ristorante, vicino al Vaticano. O che ci siano migliaia di spazi vuoti e migliaia di persone che dormono su un marciapiede?". Diventa quasi un grido quello del Papa, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, all'assemblea della diocesi di Roma dedicata al tema delle disuguaglianze, a 50 anni dal celebre convegno sui "mali di Roma". "Una città che assiste inerme a queste contraddizioni è una città lacerata, così come lo è l'intero nostro pianeta", punta il dito Francesco.
"Per favore, il povero non può essere un numero, non può essere un problema o peggio ancora uno scarto. Egli è nostro fratello, é carne della nostra carne", richiama il Pontefice. "E per favore, non diciamo che i preti, le suore che lavorano con i poveri sono dei comunisti! Questo si dice ancora", lamenta con amarezza, sentendosi peraltro coinvolto personalmente.
L'assemblea diocesana in quella che è la Cattedrale di Roma arriva a conclusione del percorso "(Dis)uguaglianze", portato avanti a partire da febbraio anche con incontri nelle periferie. Nella Basilica sono presenti il sindaco Roberto Gualtieri, il prefetto Lamberto Giannini, il questore Roberto Massucci, il vicepresidente del Consiglio Regionale del Lazio Giuseppe Emanuele Cangemi, il comandante dei Carabinieri. A loro, dopo l'introduzione del vicario e prossimo cardinale Baldo Reina, le testimonianze di una studentessa e di un volontario, la relazione sullo stato di Roma da parte del giornalista Marco Damilano, viene consegnato un sussidio che raccoglie il lavoro della diocesi tramite "(Dis)uguglianze".
"Anche oggi e ancora oggi - dice il Papa - sono tante le disuguaglianze e le povertà che colpiscono molti abitanti della città. Se da una parte tutto questo ci addolora, dall'altra ci fa comprendere quanto sia ancora lunga la strada da percorrere". "Sapere che ci sono persone che vivono per strada, giovani che non riescono a trovare un lavoro o una casa, ammalati e anziani che non hanno accesso alle cure, ragazzi che sprofondano nelle dipendenze dalle droghe e in molte altre dipendenze 'moderne' - elenca -, persone segnate da sofferenze mentali che vivono in stato di abbandono o disperazione, non può essere solo un dato statistico".
A proposito di uno dei temi della riunione, "ricucire lo strappo", Francesco riconosce che "è vero, qualcosa si è strappato! Il grande tessuto sociale, a motivo delle disuguaglianze, conosce quotidianamente rotture che fanno male". "Ecco che allora è necessario ricucire questo strappo impegnandoci a costruire delle alleanze che mettano al centro la persona umana e la sua dignità - esorta -. Per fare questo occorre lavorare insieme, armonizzare le differenze, condividere ciascuno il dono e la missione che ha ricevuto".
E "sarebbe bello se dall'incontro di stasera si uscisse con qualche impegno concreto, verificabile sulla linea di uno sforzo comune mirato ad azioni capaci di aiutarci a superare le disuguaglianze". Il Pontefice si compiace con quanti nella diocesi "si spendono ogni giorno": i volontari, gli operatori Caritas e delle altre realtà e associazioni, "i tanti cittadini che nel silenzio operano il bene"; tuttavia, "dobbiamo sentire la questione della povertà come un'urgenza ecclesiale, che diventa impegno e responsabilità di tutti e sempre". E quello di "seminare la speranza" è "un impegno che siamo chiamati ad assumerci anche in vista del Giubileo ormai vicino", conclude il Papa: "osate nella carità", è il suo appello.
[Questo articolo è stato pubblicato ieri dall'ANSA; Foto: Vatican News]